Subject: Re: Costanza oggettiva Date: Sat, 01 Nov 2008 09:08:19 GMT From: L Organization: [Infostrada] Newsgroups: it.discussioni.psicologia Mago de oz wrote: > > Ciao a tutti, > il mio analista ha individuato la mia mancanza di costanza oggettiva, mi ha > spiegato che se la mamma va a fare la spesa e il bimbo non la vede più è un > po' come se sparisse, ora la mamma è diventata la casa e mi vengono gli > attacchi di panico se sto lontano da casa. > Mi sapreste dare una definizione piu esauriente della costanza oggettiva e > cosa provoca? > Ho letto qualcosa su internet c'è scritto che un "sintomo" comune è la paura > di restare soli, abbandonati, nel mio caso però spesso mi isolo, preferisco > fare tutto da solo anche se sto male. Il mio male può nascere dalla > resistenza al bisogno di non essere abbandonati? > Vi consulto sempre per avere definizioni aggiuntive a quello che già dice il > mio dottore, spero non sia un problema. Se vai al link seguente: http://it.wikipedia.org/wiki/Il_meraviglioso_mago_di_Oz ...si può leggere qualcosa su chi si cela sotto il nome di "Mago di oz". Non perché tu debba avere gli stessi connotati, sia bene inteso. Ma -visto che chiedi non tanto lumi su una patogenesi, ma sulla sua eziodinamica- vorrei astrarre l'argomento a dei caratteri più generali, non conoscendoti. Ossia mi vorrei rifare ad un generico psico-tipo che non necessariamente devi essere tu, ed ammettere -anzi- che tu potresti anche essere esterno a quanto sto per affermare, in quanto ciò che dico è solo relativo a ipotesi psicotipiche di postulato autonomo (che io fisso arbitrariamente per ipotesi di studio). Ora l'immago di oz -secondo la fiaba- ha i seguenti connotati: cit: Oz: abbreviazione di Ounce of Gold, ovvero oncia d'oro cit: Per trovare il Mago, sarà sufficiente che Dorothy segua la strada di mattoni gialli fino alla Città di Smeraldo. Commento: Ora -quindi- per non avere paura nel bosco della vita, cappuccetto rosso non dovrebbe entrare nel bosco andando a trovare la nonna, ma anche Dorothy dovrebbe andare verso l'oro su mattoni gialli (lingotti, d'oro). La stessa constatazione che se "manca un oggetto" = casa, ciò si associa al pianto del bambino "la mancanza dell'oggetto *madre visibile".. ha un difetto: Perché una qualunque persona a cui manca un immago (immagine) di ciò che lo rassicura (oggettualmente) dovrebbe sentirsi rassicurato, visto che non la vede? Potrebbe farlo, di rassicurarsi, solo se non si basasse sulla sola immago, e sulla sola oggettualità, ma sulla intellettualità, anche essa -capacità dell'intelletto- molto reale, poiché sono i pensieri che dirigono le nostre azioni. Quindi non serve -a mio modesto avviso- una "costanza oggettiva", ma una "flessibilità soggettiva". E' una questione di onestà. Se l'immagine manca, significa che manca, non serve -per esempio- l'autoipnosi del ripetersi che l'oggetto che dovrebbe rassicurarsi -invece- c'è. Io sono dell'idea di parlare ai bambini. Finché non acquistano una fase intellettuale attraverso cui capire che "la madre li ama" -> "anche se non sentono l'odore della loro saliva sulla pelle della madre", vi è una simbiosi, solo quella (la simbiosi) li rassicura. Quando arrivano -gradualmente- alla fase intellettuale, sanno che l'amore della madre o delle persone che li amano non si esaurisce quando scompare una immago. Non sparisce neanche con la morte, poiché l'oggetto non è tutto ciò che abbiamo da perdere, visto che comunque tutti moriremo. Abbiamo da perdere la dignità con cui si potrebbe vivere, considerando che non siamo solo un orologio a cucù a cui spetta un apparire e scomparire a comando. Abbiamo la capacità di volere e -attraverso i nostri atti- connotare non solo un'immagine -> ma noi stessi, sia che vi sia l'immago, oppure no, sia che vi sia ciò che riluce come un'oncia di oz, oppure no, poiché vi è la flessibilità di guardare oltre ciò che l'occhio vede, se si sceglie la flessibilità mentale, l'intelligere, la capacità di intendere e di volere. Grazie del tema, L