Subject: Re: Religione, ideologia e pensiero magico Date: Wed, 01 Oct 2008 11:28:26 +0200 From: L Newsgroups: it.discussioni.psicologia L wrote: > > Il "pensiero magico" -allora- non in base a presagi (come dice Jung), ma > a puro ragionamento(!) logico e sperimentale, potrebbe anche essere > accorgersi che la scienza deve evolvere nel concetto di soggettività e > non autorassicurarsi con l'utopia del riuscire a replicare perfettamente > enti e/o eventi. > > Saluti, grazie dell'argomento, e della tua brillante trattazione > Vincenzo, > > L Sebbene "il pensiero magico" sia uno dei cavalli di battaglia della psicologia che lo affronta almeno nella questione dell'esame dello sviluppo del bambino, solo io e Vincenzo ci siamo esposti a dire qualcosa e ciò mi ha fatto molto riflettere .. E' il "pensiero magico" solo una esigenza delle menti più immature e quindi da assecondare senza agevolare eccessi? Mi sento di fare un parallelo per spiegare meglio la mia teoria: Prendiamo due ambiti della cognizione: a) Scienza b) Pensiero magico Io li paragonerei a due stati coscienziali dell'uomo: 1) Stato di veglia = atteggiamento scientifico = atteggiamento razionale o tendente a rendere "oggetto" o collezione di oggetti il reale. 2) Stato di sogno = atteggiamento a-scientifico = atteggiamento soggettivo o tendente a rendere "non ripetibile/non comunicabile esattamente" ciò che si sperimenta o si immagina (lo stesso sogno è presto dimenticato persino a colui che l'ha vissuto appena ci si sveglia! e quindi la esplicitazione dei dati alla coscienza non è lo scopo principale del sogno! nonostante che se ne possa fare una porta di ingresso nella psiche profonda). Grazie a questo parallelo si può intuire una cosa che non è gestibile semplicemente demonizzando ciò che non sia interno alla scienza. Così come si osservano dei deficit nell'evoluzione del bambino se non gli si permette il gioco e di fantasticare, così se si riduce la possibilità di sognare di un individuo tale individuo perde la sua capacità di essere razionale! L'azione del sonno e del sogno si mostra maggiormente appena svegli: E' più semplice -al mattino- lo studio e l'attività di apprendere, ma ciò non è la conseguenza di un training di autoconvincersi che non bisogna fantasticare(!), ma l'*esatto contrario*(!), ossia la conseguenza di essere riusciti a dormire e a sognare. Chi -come me- ha studiato le modalità di innesco delle psicosi e la possibilità che esistano dei meccanismi di input/output da questo stato alterato della cognizione/relazione (ossia dalla situazione "psicosi") si accorge che le allucinazioni e/o i deliri (nota: nell'allucinazione la visione è completamente immaginata, nel delirio vi è una parte reale che però è trasformata) non sono facilmente innescabili o disinnescabili perché si rifiutano le fantasticherie -> ma per ben altro meccanismo! Il meccanismo di innesco (e poi simmetricamente quello di disinnesco) è invece quello di _volere_ confondere il sogno e la realtà. Non è quindi la soppressione della capacità di sognare o fantasticare che fa la stabilità mentale! Ma non desiderare che i sogni siano diversi da ciò che sono: sogni. Come nei computers vi è uno stato ( hardware/software ) detto stato supervisivo, poiché è gerarchicamente in grado di arbitrare le situazioni che possono capitare dando lui (lo stato supervisivo) le direttive ad altri programmi che attendono risposte così nella mente umana l'uomo -come specie- ha la possibilità di tale stato supervisivo in cui vi è la possibilità di autoindursi/esaminare immagini più o meno scorrelate dal reale, oppure immagini attinenti al reale. E' proprio la capacità immaginifica della specie umana nel processo di evoluzione della specie che ha fatto la differenza con le altre specie viventi (e non l'inverso!). E' -tale capacità (immaginifica)- responsabile della evoluzione strutturata ad esempio del linguaggio e la capacità di immaginarsi degli utensili (ad esempio la ruota) e poi costruirli. Se la mia teoria risultasse fondata -allora- non è estrapolabile che man mano che la specie umana vada avanti nei millenni rinunci alla sua capacità di immaginarsi le cose(!), ma che cominci -caso mai- ad espanderla e a saperla gestire. In tale ambito -a mio avviso- ossia nel desiderio di "saperla gestire" la capacità immmaginifica si colloca la preoccupazione di Vincenzo e della scuola Freudiana e Junghiana (et altre) che respingono "apparentemente" il fantasticare. In realtà tali scuole respingono il fantasticare spinto fino a livello patologico, ossia per il rischio di infilarsi nelle patologie mentali con al vertice la schizofrenia. Ma come al medico necessita la cognizione dello studio delle patologie (oltre che dello stato di salute) per organizzare una diagnosi e poi proporre una cura per il corpo, così a "chi studia la mente" necessita la cognizione di come venga gestito -in stato supervisivo- la capacità di immaginarsi le idee, né se ne può astrarre -il terapeuta- per paura di contaminazioni patologiche (in questo caso mentali). Ne discende che il tema è molto arduo e forse solo (in merito allo studio delle possibilità terapeutiche) per persone con solidi equilibri mentali, quindi non mi spingo oltre a un esame di maggiore dettaglio in questa sede, ma mi interessa sentire sia interventi pubblici sul ng, sia in posta privata sulla casella di posta da cui sto scrivendo. Grazie ancora di questa occasione, e dello splendido tema, L