Subject: Re: Disurbi somatoformi Date: Wed, 08 Apr 2009 07:46:12 GMT From: L Organization: [Infostrada] Newsgroups: it.discussioni.psicologia Ghiro wrote: > > Ad una signora che ha passato la sessantina sono comparsi dei disturbi > somatoformi conseguenti ad una depressione mascherata che si manifestano > quasi quotidianamente da circa 3 mesi. > La diagnosi è stata fatta da uno psichiatra, dopo che altri specialisti > pare abbiano escluso le altre origini organiche ad oggi conosciute :-) > Un paio di altri psichiatri interpellati han detto che la terapia > farmacologica (Cymbalta) è l'unica che in questo scenario ha senso > proseguire, salvo gli sporadici incontri di 15 minuti ciacuno che lo > psichiatra del csm di zona si sentirà di dover fare. > Ora, visto che si sente parlare anche di altri approcci che sarebbero > complementari (o magari sostitutivi ai farmaci), tipo colloqui psicologici > o qualche sorta di psicoterapia, c'è qualche professionista qui dentro che > si sente di esprimere una opinione? > La signora non ne vuole sapere, il punto è che a livello familiare ci sono > dei problemi conseguenti a questo stato delle cose, vista la non volontà > di voler collaborare in questo senso, può essere di qualche aiuto che i > familiari discutano del problema con qualcuno per capire come comportarsi > e relazionarsi in modo, magari, di alleviare il disagio e in una qualche > forma aiutare anche la paziente a "riprendersi"? Il problema della depressione fu uno dei primi ambiti in cui si mosse la moderna psicologia/psicoterapia. La ragione di ciò è abbastanza semplice: Nel paziente depresso vi è ancora uno stato relazionale, seppure sotto la pressione di una deformazione. Se si pensa -però- che basti togliere la cosiddetta "causa scatenante" si è di molto lontani dalla soluzione. E' senzaltro necessaria l'indagine dei meccanismi di causa ed effetto e ciò può essere indagato con le tecniche della psicoanalisi (per esempio). Ma il semplice stato di coscienticizzare -spesso- non è risolutivo. Lo stesso caso -molto stereotipato e poco dettagliato- che sottoponi, mostra di come il volere prendere atto che si "ha un problema psicologico" può essere rifiutato -> a priori. Cosa si può fare? 1) Un opera culturale: l'equilibrio mentale non è un qualcosa che rimane in equilibrio -> perché e quando non lo si esamina, ma l'inverso! In una società piena di spinte destabilizzanti bisogna educarsi ad esaminare le cause di stress o di disturbo psicologico per cercare di gestirle. 2) Un opera professionale: se la situazione di una persona già denuncia problemi psicologici sarebbe il caso che si potesse pronunciare: 2a) Il medico di famiglia -> orientando ad uno specialista 2b) Lo specialista indicato dal medico di famiglia, ma anche altri specialisti (per consulto/alternativa) se la diagnosi non sembra raccogliere un consenso del paziente, che invece deve creare un rapporto di fiducia tra terapeuta e assistito (finché ne è convinto). Sul tema del contributo a livello famigliare e conoscenti -naturalmente- è/sarebbe opportuna una sensibilità non pietistica e che non faccia sentire un minus habens la persona in difficoltà. In genere le persone anziane innescano le loro depressioni sull'osservare che sono trascurate dagli affetti e che è ritenuto meno importante la loro opera. Conobbi persino una persona anziana, andando a visitare i centri in cui sono i pazienti in TSO, che diceva che da lì a poco sarebbe morta perché non poteva evitarsi di avere raptus a suicidarsi. Interrogandola capii che era sola e ciò era peggio -per lei- che essere morta. Le provai a spiegare che l'amore non sempre è ricambiato con una presenza fisica -> perché i figli crescono -> e hanno diritto alla loro libertà .. e ciò non significa che non amano i genitori .. Ma era un dolore troppo grande .. costruito su una modalità relazionale: la persona utile deve poter dimostrare (secondo questo modo di vedere) il suo diritto di esistere .. oppure farsi si che il suo dolore emerga fino a trovare una spinta antagonista che può essere il distruggere la sensibilità che ci da uno stato coscienziale tramite il nostro corpo, oppure antagonizzando -con il ricatto del suicidio impostato in modo lieve .. per essere salvati- il fatto di non essere lasciati soli. Ecco, la solitudine, la compressione degli spazi espressivi, la incapacità di una flessibilità a mutare l'ambiente e noi stessi al mutare della vita sono le ragioni principali che ci si trova a esaminare. Non ci sono soluzioni facili, a livello di sintesi (dopo avere eseguito una analisi specifica) e conviene farsi aiutare da persone competenti. Grazie dell'occasione, L