Subject: Re: dubbi Date: Wed, 15 Apr 2009 13:03:01 -0700 (PDT) From: laila_960@yahoo.it Organization: http://groups.google.com Newsgroups: it.discussioni.psicologia Vi ringrazio delle vostre risposte. Non sto a rispondere a ognuno ma lo faccio con un un'unica risposta. A L vorrei dire che per principio ho considerato i figli come persone che "crei" ma che hai solo il compito di insegnare a formarsi e camminare con le proprie gambe. Un po' come gli annimali che a un certo punto spediscono i loro cuccioli fuori ad arrangiarsi da soli. Una cosa che una volta mi è stato insegnato è che il dialogo genitori e figli non deve mai interrompersi, perchè è da quello che ha la sua grande importanza vitale. A May la ringrazio perchè non sempre si senter raccontare di genitori e figli che piangono insieme e si consolano sugli sbagli , credo sia un gesto molto importante che unisce molto e non divide. Ad Amelia la capisco la sua paura di lasciare il figlio piccolo perchè ci sono 40 anni di differenza. Però credo che tu debba guardare la cosa in un altro verso. Pensa alla ragazza 28 enne inglese che è morta di cancro lasciando i due piccoli. Lei era giovane e che ha fatto? Si è data alle telecamere per dare un futuro hai figli, però lei non c'è. Quindi io credo che sia meglio vivere intensamente la vita con i figli anche 10 anni che cercare di dare loro una stabilità economica. E quei 10 anni danno molto più sostegno. Da qualche parte ho letto una volta che bisogna lasciare le persone come se fosse l'ultima volta, con pace e tranquilità. Quindi credo che tu non debba preoccuparti di vivere tanti anni per stare vicino a tuo figlio ma viverli intensamente, credo che questo allunghi di più la vita. A Massimo S. hai fatto un'osservazione importante, alla fine . Dici di guardare anche i pregi dei genitori. E qui proprio voglio soffermarmi, perchè mio figlio ha 29 anni e una figlia e non vuole guardare che certe cose se le è potute permettere perchè mi sono battuta perchè lui le abbia. Per fare un piccolo esempio del dialogo che abbiamo. Il giorno di Pasqua è passato da me, e a casa c'era la sorella , io e mio marito eravamo andati a messa (tradizione solo Natale e Pasqua) . Non ci ha raggiunto per il pranzo con la famiglia dai miei, nessuno ha detto nulla. Al pomeriggio gli ho telefonato e gli ho fatto notare che noi andiamo a messa la sua risposta è stata: problema tuo, potevi stare a casa e ti facevo gli auguri. Non parliamo poi quando ha la figlia e c'è lui che continua dire che sono una vecchia megera. Io sto zitta, perchè se protesto, mi sento dire che sbaglio, però vi confesso che fa molto male. Per me che il dialogo e la fiducia sono punti importanti. Comunque il motivo del mio post è la mia perplessità nel vedere questa fragilità nei giovani. La fatica che fanno nelle relazioni, come reagiscono nei problemi . Senza contare il comportamento dei genitori, che seguono anche le varie correnti di educazione, ma i problemi ci sono e sempre più marcati. Ho la sensazione che la spontaneità delle persone sia spenta. Un esempio per percorrere un pezzo di strada in bici (strada poco trafficata) indossare casco e protezioni varie, bere al rubinetto (come si faceva un tempo) è un'eresia. Un bambino che si fa un graffio pronto soccorso immediato e dipende come, una denuncia. Personalmente credo alla psicologia , ma sto diventando diffidente verso gli psicologi (chiedo scusa per quelli del gruppo) ma le esperienze fatte mi stanno portando a questo. Se un tempo (prima degli anni 50) i bambini giocavano con pochissimo, si facevano male, erano capaci al massimo di leggere e scrivere ora invece hanno troppo e non riescono ad aprezzare , a capire il senso a trovare le soluzioni di un problema. Ma che futuro stiamo veramente dando hai nostri ragazzi? La psicologia che dovrebbe (credo) aiutare le persone a trovare la creatività in sè stessi cosa fa?