Subject: Re: crearsi i problemi da soli per tedio Date: Mon, 16 Feb 2009 13:22:03 GMT From: L Organization: [Infostrada] Newsgroups: it.discussioni.psicologia Shylock wrote: [...] > Un'altra cosa che, per esempio, ultimamente faccio, è procrastinare > quello che ho da fare, fino a farlo diventare da piccolo compito di > poca importanza, un problema urgente. E' stressante, ma almeno > coinvolge emotivamente! > > Si tratta di meccanismi noti e studiati, o soltanto di idee un po' > bislacche? > > Saluti, > A. Tra i massimi studiosi, in merito alla mass-mediologia, vi è Umberto Eco. Egli afferma che tali meccanismi sono tipici di un eccesso di quantità di informazione senza avere provveduto con un criterio di selezione. Per il noto semiologo, infatti, le persone si crucciano di ricordare anziché di strategie per dimenticare o trascurare. Nella gestione delle basi di dati e anche (da poco) nei personal computer si stanno studiano delle elaborazioni concomitanti (grazie a più "processori", o anche detti CPU). Per aversi elaborazioni concomitanti (per aumentare la velocità di processazione) necessitano però delle strategie di priorità. E' il più ampio settore delle strategie di multiprocessazione e delle gerarchie di arbitraggio, molto studiate nella parte della teoria della affidabilità nelle strategie di sintesi nel design di intelligenza artificiale. Se ne interessano gli istituti di ricerca per esempio come la NASA poiché se un satellite viene messo in orbita necessita di concetti di ottimizzazione sia per problemi di peso, di difficoltà di manutenzione, di aumento del tempo di vita media al guasto, di correzione automatica dei malfunzionamenti, etc. Da un punto di vista della psiche umana c'è una ampia letteratura sul concetto di Noia, come ad esempio in Moravia, in Italia, ma vi sono anche all'estero, e non si può tacere la letteratura russa sull'argomento, come i romanzi di Anton Cechov (ad esempio ne il monaco nero), o Tolstoj (nel raccontare i problemi della nobiltà russa, ad esempio in guerra e pace). Una citazione a parte merita Kafka e il suo processo: Nella visione dell'autore la routine può addirittura divenire una spada di Damocle sulla testa di chi vive una vita abitudinaria, senza apparentemente motivarsi ad una ricerca di senso. Volente o nolente il trascurare una ricerca di senso alla propria vita -più che generare paranoie singole- può generare una psicopatologie ingestibile di sentirsi come gestito da chi lo potrebbe giudicare e rimproverargli il perché è vissuto come è vissuto. Non posso poi concludere senza notare che la crisi economica e finanziaria del capitalismo -in cui siamo immersi- oltre che una analisi sul piano economico/finanziario necessiterebbe un esame psicologico/antropologico. Gli storici, infatti, considerano la situazione attuale un cambio di epoca paragonabile alla caduta dell'Impero Romano. Ravvisano che tra le cause maggiori della caduta dell'Impero Romano vi fu la decadenza dei "Costumi", ossia il fatto che un impero fatto da soldati, maestri nell'arte della guerra e dell'ingegneria (si pensi agli acquedotti, alle strade, ai ponti) fosse divenuto una gestione di burocrati corrotti. Per alcuni tale dinamica è ciclica e ineluttabile, una sorta di corsi e ricorsi della storia. Scusate se ho allargato l'orizzonte dell'analisi, ma la psicologia -a mio avviso- ha da dire anche su ciò. Io vado sostenendo che una qualunque crisi non è ineluttabile -> purché si voglia fare una analisi seria delle cause, si valuti -poi- cosa proporre. L'alternativa è gestirsi il disagio personale che non è irrazionale -> ma una metabolizzazione di pressioni nichiliste (se non si reagisce in modo costruttivista) alle più ampie dinamiche di massa, che vanno considerate di massa se si rinuncia a pensare individualmente abbandonandosi ai soli istinti innescati dall'appartenere a un gruppo. Il "sbatti il mostro in prima pagina" che si osserva in questi giorni dal punto di vista mass-mediale, è magari funzionale a che non ci si deprima per la situazione di recessione dei mercati, ma evita anche un dibattito su quale siano le reali prospettive per la nostra società. I fenomeni più disparati che allora si osservano (a conseguenza di una linea di gestione del dibattito pubblico e privato) sarebbero meno incomprensibili se si andasse a vedere che si esamina la buccia esterna di fenomeni che sono di ben altro spessore. Grazie dell'occasione, Saluti, L