Subject: Re: quale atteggiamento verso le paure notturne dei bambini? Date: Thu, 09 Oct 2008 10:32:54 GMT From: L Organization: [Infostrada] Newsgroups: it.discussioni.psicologia cilvia wrote: > > Ciao a tutti, > > mi piacerebbe avere un confronto con voi in merito alla "linea di condotta" > che, ahimè, ho dovuto adottare negli ultimi giorni nei confronti della mia > bambina, 3 anni e due mesi, che improvvisamente nelle ultime tre notti si > sta svegliando alle 5.30 - 6 lamentando "paura dei rumori", "paura di stare > da sola", e chiedendo con pianti, suppliche e strepiti di essere presa in > braccio o accolta nel lettone. In generale vi sono terapisti che sanno interpretare o i sogni o i disegni dei bambini. Io inizierei da lì. > Premetto che, dai sei mesi in poi (fino ad allora era stato un vero inferno) > la bambina ha sempre dormito l'intera notte, nella sua cameretta, prendendo > sonno nel lettino in maniera autonoma. E' una bambina serena, molto > riflessiva e curiosa, coccolona, ed obbediente quanto lo si può essere a > quell'età. Frequenta volentieri la scuola materna, ed ha alle spalle due > anni di asilo nido. Non ha mai manifestato paure fuori luogo, ad eccezione > di quella per i rumori forti o provenienti dall'esterno e dei quali non sa > spiegarsi l'origine. > > Purtroppo non capisco quale sia la causa delle tragedie di queste notti, ma > probabilmente non è questa la sede per fare chiarezza. Quello che mi preme > sapere è se giudicate condivisibile la mia "linea dura" che consiste nel non > prendere in braccio la bambina, nè tantomeno portarla nel lettone, ma > semplicemente rassicurarla a voce, proporle un pupazzetto o l'accensione di > una piccola lue, rimanere qualche minuto in camera con lei... ma poi > ritornare al mio letto e non cedere alle sue insistenze e stratagemmi > (stanotte ha inventato di tutto, dal mal di testa alla fame al "devo andare > in bagno a vomitare" al "vieni a vedere come sto dormendo"). Per studiare una strategia sarebbe meglio sapere quale è la causa di ciò che si manifesta. Quindi l'invito a rivolgersi a un professionista spiegando cosa ci si aspetta e chiedendo se è disponibile a ciò, o consiglia altro. Opportuno è anche farsi fare un preventivo e detrarre la parcella dalle spese sanitarie (dichiarazione dei redditi). > Sto agendo per il suo bene oppure sto facendo una fatica inutile? (Preciso > che marito lavora in un'altra città ed è assente dal lunedì al venerdì, la > perdita di sonno è tutta a mio carico!) In questo modo si cresce o > semplicemente si diventa più insicuri, paurosi, e poco fiduciosi nei > confronti dei genitori? > Altro dubbio, se il moderatore me lo consente: è preferibile non ritornare > sull'argomento "sonno" durante il giorno o invece parlarne, con serenità e > senza forzare eventuali rifiuti, cercando di tranquillizzare la bambina? > > Molte grazie per i vostri pareri > > Silvia Potrebbe essere che il bambino si sia fatta una idea di cosa l'abbia turbato, oppure no. Se si insiste troppo sul fatto che dovrebbe avere dei problemi, potrebbe anche verificarsi che si faccia dei problemi per rispondere all'ansia di chi gli chiede che problemi abbia. Quindi è importante il dialogo con i figli su tutto, ma senza problematicizzarli, bensì mostrargli -ai bambini- che i problemi, quando ve ne fossero -> si possono risolvere. Per riuscire ad indentificarli -i problemi- (se non ci si riesce da soli) è bene farsi aiutare, anziché stressare i figli (o i bambini). Infine non bisogna prendere "per oro colato" ciò che dice un professionista in psicologia. Se non si è convinti di ciò che propone si può chiedere un secondo consulto ad un'altro professionista e così via, finché non si verifica come stanno effettivamente le cose. Ti mostro un caso personale: Un mio parente era in una clinica per problemi mentali. Ci proposero l'elettroshock. Io mi opposi e chiesi un consulto esterno al professor Pacheri dell'università di Roma (persona eccezionale, mio parere naturalmente). Il professore dichiarò che non era necessario e che la diagnosi non era schizofrenia, in senso proprio, ossia vi poteva essere recupero della capacità relazionale. La persona che doveva subire elettroshock non lo subì, con l'aito dei soli neurolettici ebbe un recupero completo. Quindi le cose vanno approfondite. Secondo la scuola americana l'elettroshock, per molti anni, è stato utilizzato perché a causa della perdita di memoria che se ne osservava, spesso venivano rimossi anche i ricordi che avevano causato il trauma psichico. Ma è come dare un cazzotto di fianco alla tv sperando che la basetta di rame rifaccia contatto e si riveda il quadro del tubo catodico. C'è possibilità di fare della psicologia e psicoterapia una scienza seria. Saluti, L