Subject: Re: parlare ai defunti esattamente come ai vivi: non è alienazione? Date: Mon, 06 Oct 2008 10:12:14 GMT From: L Organization: [Infostrada] Newsgroups: it.discussioni.psicologia Heinz wrote: > > Ho notato questa tendenza diffusa da diverso tempo, perlomeno nel nostro > paese: > molti parlano dei defunti come se fossero vivi e al loro fianco, intendo in > maniera molto più marcata di quanto credo sia retaggio della nostra cultura > cattolica... Questa cosa non è una sorta di alienazione? grave, intendo. Ti ringrazio del tema, Heinz, molto interessante sul piano psicologico. Io lo considererei analogo a quelli che parlano a se stessi considerandosi però in terza persona nelle risposte. In breve la patologia eventuale non dipende tanto dall'atto di parlare con se stessi, o con i defunti, o di avere una smodata capacità di immaginarsi le cose, bensì dal ritenere reale la fantasia. Dal punto di vista della fenomenologia due persone che parlano al cimitero con i propri cari -però- defunti, potrebbero entrambe sembrare fuori di testa. Ma vi potrebbe essere la diversità che -uno dei due consideri quello che gli viene in mente come la risposta del defunto e quindi attenersi a tale alienazione, magari per rispetto delle persona defunta, anche se gli dice di andare a uccidere qualcuno, -mentre l'altro pensa che il defunto magari è in grado di ascoltarlo, ma non gli può rispondere, e -in ogni caso- nessuno può decidere un atto al posto nostro. L'aspetto patologico accade -quindi- quando utilizziamo la nostra fantasia per privarci dal concetto (gravoso) di responsabilità personale. E non a caso -infatti- si dice che una persona è in grado di intendere e di volere .. solo se si ritiene personalmente responsabile del proprio agire e non scarica su altri le responsabilità che gli competono. La fantasia -inoltre- non è un fattore di destabilizzazione mentale, poiché, se una persona desidera sognare di essere ai tropici non c'è nulla di male -> purché non vada in inverno in ufficio in costume da bagno. Il consiglio è non comprimere la fantasia, ma connotarla per quello che è: fantasia. Altrimenti -comprimendo un desiderio come una molla- c'è il rischio di deformare la personalità sconnettendola da quello che desidera e innescando dei processi di alienazione mentale. Saluti, L