Subject: Re: parlare ai defunti esattamente come ai vivi: non è alienazione? Date: Mon, 06 Oct 2008 11:38:02 GMT From: "Heinz" Organization: [Infostrada] Newsgroups: it.discussioni.psicologia "L" ha scritto nel messaggio: > In breve la patologia eventuale non dipende tanto dall'atto di parlare > con se stessi, o con i defunti, o di avere una smodata capacità di > immaginarsi le cose, > [...] > > L'aspetto patologico accade -quindi- quando utilizziamo la nostra > fantasia per privarci dal concetto (gravoso) di responsabilità > personale. > > E non a caso -infatti- si dice che una persona è in grado di intendere e > di volere .. solo se si ritiene personalmente responsabile del proprio > agire e non scarica su altri le responsabilità che gli competono. A me questa sembra invece una definizione di nocività, e squisitamente di nocività con valenza esterna... anziché di patologia, che può essere intesa tout court e quindi quantomeno che fa del male al soggetto stesso (per quanto, in quest'accezione, finiremmo per aprire un lungo capitolo sul concetto di male autoprodotto). Cioè, io posso anche essere un alienato innocuo, ma non direi che questo necessariamente fa di me una persona sana. > La fantasia -inoltre- non è un fattore di destabilizzazione mentale, > poiché, se una persona desidera sognare di essere ai tropici non c'è > nulla di male -> purché non vada in inverno in ufficio in costume da > bagno. > > Il consiglio è non comprimere la fantasia, ma connotarla per quello che > è: fantasia. > > Altrimenti -comprimendo un desiderio come una molla- c'è il rischio di > deformare la personalità sconnettendola da quello che desidera e > innescando dei processi di alienazione mentale. Insomma se si hanno tendenze di alienazione... vanno assecondate altrimenti si diventa alienati davvero?!? HEINZ