Subject: Re: dubbi Date: Wed, 15 Apr 2009 07:46:33 GMT From: L Organization: [Infostrada] Newsgroups: it.discussioni.psicologia laila_960@yahoo.it wrote: > > Sto avendo seri dubbi su come dobbiamo fare i genitori. > Sto notando la difficoltà sempre più marcata tra genitori e figli e > quanto fragili sono i ragazzi. > Ci sono molti libri che pretendono spiegare come fare i genitori, e > poi si scopre figli che cercano emozioni, nella droga, nel sesso . Si > suicidono appena incontrano una difficoltà. > Genitori o che assenti o troppo opressivi. Io mi sono posta > l'obiettivo di far fare esperienza hai miei figli , con mia suocera > che pretendeva di avere tutto sotto il suo controllo e criticarmi > pesantemente anche davanti hai miei figli. Mio figlio si separa e mi > trovo che ce l'ha con me perchè non l'ho tolto dalle grinfie della > nonna. Allora quando ho tentato di toglielo me l'hanno fatta pagare e > salata e ora mio figlio me la fa pagare con la figlia perchè non ci > sono riuscita prima. In terapia mi sento dare della paranoica e dar > ragione a mio figlio, letto un sacco di libri seri di psicologia e ora > all'università per capire il dialogo e le sue dificoltà. Risultato il > dubbio ma come si fa i genitori? Per avere figli sani soprattutto a > livello psichico? Ciao Laila. Non posso darti consigli sulle domande specifiche che poni. Anche se la moderazione lo consentisse, troppe ce ne vorrebbero di informazioni per formarsi una opinione specifica, e non mi sembra il caso. Quindi affrontiamo il tema in generale. I giorni scorsi ho affrontato il tema e ne ho parlato -dei rapporti genitori/figli- quando sono sceso nel dettaglio del caso (su dati pubblici) Von Franz. In risposta a cit Subject: possessione per i figli Date: Sat, 11 Apr 2009 18:51:26 +0200 From: "Deus ex machina" Organization: TIN.IT (http://www.tin.it) Newsgroups: it.discussioni.psicologia Il tema -in generale- io lo porrei così: "Perché non considerare i figli delle persone?" Ossia -il primo errore- secondo me è considerare i figli -> "i _nostri_ figli". E' la questione di invadere uno specifico esistenziale che -a mio avviso- crea il processo di deformazione relazionale. Ti dico la mia esperienza: Io ho avuto sempre un rapporto molto conflittuale con mia madre, però l'ho sempre rispettata. Ultimamente le dico: "io non ti considero per il fatto che sei mia madre, ma come persona, come amicizia, quindi -> di più". Sto provando a spiegare che NON si dovrebbe creare un rapporto odio/amore e impostare rapporti tramite una gerarchia. Necessita rispettare le persone. Discutere, dare disponibilità ad ascoltare, a non dare per scontato che si abbia solo da dire, ma anche da imparare. In fondo è la vecchia dinamica tra genitore/figlio del magister/discepolo. Se il magister fa l'errore che ha solo da insegnare -> ha fallito. Il grande Socrate diceva: "so di non sapere". Se si estrae il lato positivo significa: desidero che _tu_ partorisca ciò che _a te_ risulta vero e vorrei -se me lo permetti- aiutarti a partorirlo, ma io non posso decidere -al tuo posto- ciò che _tu_ hai da dire per identificare _dinamicamente_ te. Concludo con una poesia -a me cara- di Gibran, spero ti dia serenità: E una donna che reggeva un bimbo al seno disse, Parlaci dei Figli. E lui disse: I vostri figli non sono figli vostri. Sono i figli e le figlie della brama che la Vita ha di se stessa. Essi vengono attraverso voi ma non da voi, e sebbene siano con voi non vi appartengono. Potete donare loro il vostro amore ma non i vostri pensieri. Poiché hanno pensieri loro propri. Potete dare rifugio ai loro corpi ma non alle loro anime, giacchè le loro anime albergano nella casa di domani, che voi non potete visitare neppure in sogno. Potete tentare d'esser come loro, ma non di renderli come voi siete. Giacchè la vita non indietreggia nè s'attarda sul passato. Voi siete gli archi dai quali i vostri figli, viventi frecce, sono scoccati innanzi. L'Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell'infinito, e vi tende con la sua potenza affinchè le sue frecce possano andare veloci e lontano. Sia gioioso il vostro tendervi nella mano dell'Arciere; poiché se ama il dardo sfrecciante, così ama l'arco che saldo rimane. GIBRAN