Subject: Re: Notti movimentate Date: Thu, 15 Jan 2009 09:40:01 GMT From: L Organization: [Infostrada] Newsgroups: it.discussioni.psicologia "Monica M." wrote: > > Ciao a tutti, > > vorrei raccontarvi di una cosa "particolare" che mi sta succedendo da > qualche notte. > > Premetto che sto attraversando un periodo di quasi assoluto crollo della > libido, dopo la nascita di mio figlio: sono sempre troppo stanca, troppo > impegnata per aver volgia di pensare a certe cose. > Ma è da qualche notte che, in uno stato che non sò definire, "importuno" mio > marito, con gesti e parole. > Lui dice che a volte sembro sveglia, in altre ho gli occhi chiusi. > Inutile dirvi che la mattina non ricordo assolutamente nulla. > Per completare il quadro, aggiungerei che lui sta attraversando un periodo > stressante ed io mi sento in colpa, perchè penso che essendo più > "disponibile" potrei aiutarlo a distrarsi. > > Ha un nome questa cosa che mi sta succedendo di notte? > > Ciao e grazie Formulo una ipotesi applicabile -teoricamente- a comportamenti analoghi. Si deve sapere che la fase di coscienticizzazione della associazione sesso_&_procreazione non è evidente nelle epoche più remote. Tuttora, ed anche in occidente, (che dovrebbe rappresentare il lato più cosciente del genere umano), si tende a rimuovere il fatto che dalla sessualità possa nascere una vita. La ragione di ciò è abbastanza semplice, nelle linee di massima: si teme di sentirsi usati da un progetto che non sia singolarmente della persona che agisce, ossia è il rischio di sentirsi "osservati", etero-diretti, stare suonando una partitura di una musica che non sarebbe la nostra. Per converso, dopo la costatazione della nascita di un figlio, si introietta -in modo più forte- il concetto che facendo sesso c'è la eventualità che possa risuccedere -> e non sentirsi pronti a che ciò sia. Anzi il "fare l'amore" senza protezioni (come il profilattico o anloghi) è una delle trasgressione che trae origine nell'introdurre un rischio, e quindi adrenalina, sia perché si rischia l'AIDS, sia perché si rischia un figlio non voluto. Il sapersi gestire in corsa (non terminare l'orgasmo in vagina) rientra per l'uomo in uno pseudo delirio di onnipotenza di sapere gestire il proprio lato materiale, grazie al potere mentale, e per la donna -> a dimostrare una fiducia del partner tanto da stimarlo abile fino a quella capacità, alla ricerca di una fuga a due nelle vette dell'eros e di una simbiosi intellettuale e erotica. In oriente tale situazione è quasi uno standard. Nel senso che si stima un uomo che riesce addirittura a fermarsi poco prima dell'orgasmo e poi riprende in un "ad libitum" che pone un punto "?" se siamo noi che stiamo gestendo la materia o la materia che l'avrà vinta sulla nostra capacità di controllo. Tutto questo ampio prologo per dire che -a mio avviso- ci può essere il caso di delegare a un rifiuto -reso inconscio- la sfiducia di non sapere gestire la propria sessualità e quindi trovarsi ad avere -anche senza averlo desiderato- un nuovo figlio. I meccanismi di compensazione, se la mia ipotesi teoretica fosse esatta, sarebbero quelli di abilitare una sorta di stato di sonnambulismo erotico, del resto analogo alla "scusa di avere bevuto un po' troppo" durante un party (o simili) e trovarsi la mattina dopo nel letto di qualcuno senza ricordarsi (o meglio non volersi ricordare) di aver fatto selvaggiamente sesso per tutta la notte con qualcuno. Del resto proviamo a chiedere ad un attore o ad una attrice se si sente umiliata a baciare o mostrasi nuda durante una scena di un film. Ci risponderà che x lei, come persona, non importava un fico secco dell'attore con cui ha girato la scena e "il ruolo" lo giustificava. Ossia l'attrice o l'attore usufruiscono di ciò che in termini psichiatrici si chiama "metarappresentazione" (vedi ad esempio Frith), quindi della flessibilità mentale che si acquisisce nella sperimentazione -anche fisica (e non solo intellettuale)- di "mettersi nei panni di un altro". La bugia è che l'attore non sia interessato. L'attore -invece- è _molto_ interessato -> ma per ragioni eminentemente intellettuali: sperimenta la sua capacità di vedere le sue emozioni come se potesse entrare ed uscire in meriti/colpe che non saranno ascritte alla persona attore, ma al personaggio. Da ciò -tra l'altro- nacque (nell'antica Grecia) la nomea che gli attori non avessero un'anima (o un'anima che potesse considerarsi non posseduta) (si noti che l'anima -in Grecia- si chima psyche) tanto da non avere il diritto di essere seppelliti nei cimiteri riservati ai comuni mortali, che invece dovrebbe rispondere sempre dei propri pensieri e dei propri atti. Mi sono accorto che il mex sta diventando kilometrico, e quindi mi fermo. : - ) Comunque hai toccato -cara Monica- un tema che riguarda la linea di confine tra conscio ed inconscio che -come si è visto- non è scritto da qualcun altro -> ma dal nostro decidere cosa sia la nostra idea di ciò che vogliamo cercare e significare. Eventualmente riprendiamo la questione perché è molto ampia, ma vorrei sottolineare che anche stare abbracciati (vestiti o nudi a secondo delle circostanze e delle scelte) consente di sdrammatizzare la molla (spesso) compressa dell'erotismo e consente di sperimentare (come per gli attori) che non dobbiamo temere il nostro corpo, ma imparare a viverci (magari) con gioia, sapendolo ascoltare e rispondergli (al nostro corpo) cosa ne pensiamo noi di ciò che ci dice, insomma un dialogo .. che ciascuno può imparare a fare vivendo! (nel mondo aglosassone è la tecnica detta del "prova e ritenta", ammettendo di potersi sbagliare, ma non insistendo in ciò che ci sembra un errore, sviluppando -quindi- la capacità -tra l'altro- di estrapolazione, flessibilità mentale, etc). Forse per le donne -mi accorgo rileggendo- che *l'amore è una sensazione di transumanazione (lasciarsi travolgere dai sentimenti, in un processo di spersonificazione), più che di gestione delle sensazioni*, ma -insomma- il dialogo è aperto e ognuno può dire la sua, se si vuole avventurare fin dove -e oltre- siamo arrivati con il discorso. Saluti, L