Subject: Re: Nascita del linguaggio Date: Tue, 11 Nov 2008 08:30:16 GMT From: L Organization: [Infostrada] Newsgroups: it.scienza,free.it.scienza.antropologia,it.media.tv shellenberg wrote: > > Premetto di non possedere nessuna specifica competenza nel campo del > della linguistica il mio interesse > per la materia è puramente occasionale. > Detto ciò, mi piacerebbe sapere da parte di chi eventualmente conosce > l'argomento, se è mai stato ipotizzato prima che la possa essere nato > prima il canto e solo in un secondo momento il linguaggio parlato. > Mi rendo conto che l'iptesi può aparire assurda ma a ben rifletterci, > almeno per me, lo è meno di quanto sembri. Avemmo già a che discutere di tale tema, caro Shellenberg. Per sapere di cosa parliamo necessita provare ad intendersi: 1) cosa intendiamo con linguaggio? 2) cosa intendiamo con canto? Se alla "1" rispondiamo che è linguaggio anche quello degli animali -con le stesse modalità di quello dell'uomo- c'è un problema: Sono in grado gli animali di inviare(?), oltre che messaggi standard, anche contenuti innovativi(?), ovvero frutto di una elaborazione che possa spostare su una semantica nuova? il 13 agosto 2008: si discuteva se il canto sia ancora prima del linguaggio. Si adduceva a motivazione di ciò che vi siano alcuni animali (in specie gli uccelli) che cantano, e persino nella balbuzie chi balbetta riesce perché recupera, nel canto, l'*espressione* corretta -> grazie a una modalità più profonda che riesce a tener fuori le difficoltà sovrastrutturali. La risposta al perché la balbuzie si dissolva con il canto .. è perché il canto ..in quanto armonia ..è già ripetizione .. e non ideazione .. se non nella prima eureka di una melodia -> mentre IL LINGUAGGIO PARLATO (umano) è sempre *eureka* e figlio dell'IRRIPETIBILE .. pena il risultare da trascurare per contenuti innovativi, di reale informazione su concetti non ripetitivi. ===================== sulla ritualizzazione ===================== Inoltre il canto -esaminando la "2"- è anziché una modalità archetipica (nel senso di assolvere a essere primitiva, primitiva persino all'eureka!) -> bensì *una modalità sonora*, che utilizza frequenze cicliche, per questioni di ottimizzazione del supporto dell'informazione, quando l'informazione è ritualizzabile. La ritualizzazione -nella ciclicità frequenziale, per esempio melodica, o con altre scale- ottimizza infatti la facilità dell'esposizione che più facilmente è riconoscibile. E' questa facilità che crea il pregiudizio che -osservando un fenomeno più elementare- saremmo indotti a considerarlo "primitivo". Ma nella esplorazione della primitività ci si scontra con la investigazione delle dinamiche dell'eureka, ossia delle elaborazioni realmente innovative. Nella dinamica dell'eureka, quindi, si deve notare che -anche per il mondo animale- il primo grido è dell'essere che nasce sia esso animale o umano, ed è un volere attirare la attenzione su di sé. E' un fenomeno che riguarda gli istinti primari, come il respirare o il mangiare, e solo successivamente si stereotipizza senza mutare nella struttura, se non per dinamiche associative, anziché deduttive. =========================== sulle dinamiche dell'eureka =========================== Nell'eureka, invece, che non è solo la scoperta delle ruota o cose consimili, ma lo spostarsi da cose già esistenti a estensioni innovative dell'esistente (grazie sia alla associazione, ma anche grazie alla deduzione), ci si sperimenta nel linguaggio (umano) costantemente. Se infatti i pensieri vengono verbalizzati in modo non rituale -senza quindi ad appoggiarsi su frasi fatte (che è uno dei modi con cui si cerca di assolvere al test di Turing per rendere irriconoscibile il linguaggio di un elaboratore artificiale al dialogo con un umano)- allora ci si accorge che vi è un eureka ordinario nell'utilizzo della linguistica. E' proprio la presenza della necessità di esporsi su tale eureka che può creare la balbuzie. Il balbuziente teme di 'esporsi in proprio' per traumi psichici, spesso acquisiti nel rapporto con i genitori. La musica gli consente di farsi capace -a colui che balbetta- che può gestire la realtà con 'frasi fatte', esperimentate nel ripetersi con le cadenze di un ritmo melodico o ciclico. Da ciò riesce a gestire la sua fragilità e gradualmente recupera fiducia che il reale può essere gestito risultando prevedibile. Il tema che stiamo trattando -per la verità- è solo un aspetto dello studio del linguaggio come attività di comunicazione oppure di mascheramento (o desiderio di incomunicazione). A chi interessi uno studio più esteso può consultare uno dei seguenti link: http://www.psicoingegneria.it/ http://www.psycho-engineering.it/ Per scrivermi in email: info@NOSPAMpsicoingegneria.it Togliere NOSPAM Saluti, L