Subject: Re: Nascita del linguaggio Date: Fri, 14 Nov 2008 15:36:49 -0800 (PST) From: shellenberg Organization: http://groups.google.com Newsgroups: it.scienza,free.it.scienza.antropologia,it.media.tv On Nov 13, 7:46 pm, L wrote: > shellenberg wrote: > > Vedi ma questo è proprio il punto che metto in discussione, la giusta > > attribuzione che tu > > dai al senso di eureka pecca di antropocentrismo. > > Penso al senso evolutivo della nascita di una simile abilità, nella > > fattispecie la sua comparsa > > deve essere stata casuale ma per rivelarsi veramente vantaggiosa occorreva > > codificarla ed allora > > quale mezzo più adatto del canto? > > Pensa alla grammatica, cosa è se non la codifica di regole presenti nel > > linguaggio? sembrerebbero > > quindi il frutto di una costruzione a posteriori, eppure esse sono presenti > > in nuce in ognuno di noi, > > e cosa sono se non un particolare ritmo? > > Il ritmo, la ritualizzazione, le regole, sono forme di modelli, di > rappresentazione di idee che possono essere -> la prima volta intuite > come scenario e poi provate e riprovate. > > Se tu scrivi una ricetta di cucina è perché non vuoi dedicare energie (e > memoria) a ricordare una cosa che -magari- usi di rado. > > Quindi la ritualità ha un suo funzionale di ottimo, il fatto che > ottimizzi delle risorse e/o delle energie che puoi dedicare ad altro. > > In tal senso se cantare sia introdurre una regola, magari melodica, ciò > è già una quantità di informazione che può essere utile ad esempio a > indicare come participare o seguire il canto, o solo saperlo riconoscere > poiché non è caotico, ma rispetta un canone. > > Si sta discutendo -ora- però non tanto se il canto non sia -come invece > è- funzionale, ma se il canto è un archetipo più primitivo della > verbalizzazione fonetica qualunque. > > Ora chi urlava per impressionare l'avversario, non è che doveva -in > principio- seguire una liturgia, visto che la regola liturgicizzata non > esisteva. Gli bastava di urlare e battersi il petto, magari per > testimoniare la propria forza e usare la cassa toracica come un tamburo. Concordo ma l'urlo tu come lo intendi? poichè per capirci è fondamentale essere daccordo su cosa si intenda per canto e sul perchè si memorizza meglio cantando. Prendendo a modello il tuo esempio, come avrebbe narrato il nostro eroe, una volta tornato dal confronto con l'ipotetico avversario, la sua avventura se non ripetendo ossessivamente il gesto di percuotersi il petto seguito dall'grido esemplificativo? E questo in cosa si traduce, l'ossessiva ripetizione avrebbe dato luogo a quello che tu definisci eureka, il grido rituale si sarebbe trasformato nella prima forma di espressione verbale. > > Percuotendosi, testimonia che era solido, che non aveva paura > dell'avversario, e -contemporaneamente- produceva endomorfine e > adrenalina utili per la affermazione di sé. > > Non si esponeva come un tenore che doveva sapere prendere un do di petto > e con la coerenza -con un canone- testimonia il suo bel canto. I modelli > -infatti- sono successivi alla intuizione primitiva, che, essendo > primitiva, è un atto unico, quando si forma la prima volta. Il grido rituale o canto è comune a tutti i primati e non solo, ma l'uomo va oltre questa liturgia, egli deve anche comunicare le sue gesta quindi ecco che ciò che nei primati conserva solo una funzione rituale nell'uomo si trasforma in "eureka" Ma non è che stiamo dicendo la stessa cosa? E comunque sia, la mia è solo un'intuizione, non posseggo gli strumenti per approfondire la questione, mi premeva solo capire se questa fosse plausibile agli occhi di un'esperto.