Subject: Re: Plagio Date: Tue, 17 Jun 2008 18:25:58 GMT From: L Organization: [Infostrada] Newsgroups: it.discussioni.psicologia Vincenzo Del Piano wrote: > > Nonostante la "persona plagiata" non si lagni di questa sua (presunta) > condizione di subordinazione, può accadere (può solo accadere ...) che il > comportamento psichico e/o concreto al quale sarebbe stata indotta produca > in lei qualcosa che appare un ordinario conflitto psichico (ossia la > compresenza di due decisioni incompatibili, assunte l'una in/da uno spazio > inconscio, e l'altra coscientemente). > Però ... a ben guardare, appare evidente che il conflitto (che sussiste > effettivamente ...) non si origina in *due* componenti psichiche ma in *una > sola*, nella quale è come se sussistessero "due verità"; sono le due-verità > ad essere incompatibili, e quindi le due decisioni che potrebbero essere > assunte in base *o* all'una *o* all'altra, vanno a costituire un conflitto. > Il caso più frequente è quello di "due verità Super-egoiche", vale a dire > due imperativi morali che però non corrispondono a un solo modo di fare; è > il caso più frequente ed è facile attribuirlo a "effetto > dell'educazione" -come faceva notare L ...- e viene "anche" facilmente > confuso con un conflitto tra il modo di vedere dell'educatore > (immancabilmente "retrogrado" :-))) e il modo di vedere moderno > (immancabilmente "maggiormente spregiudicato :-)). > Casi meno frequenti sono quelli nei quali (iMho) le due-verità corrispondono > a desideri-incompatibili e/o a divergenze/devianze relativamente al < si fanno le cose>>. > > In quei casi nei quali "il plagiato" manifesta quelche difficoltà, credo che > si possa dire (anche coerentemente con l'idea che si ha di <>) che > le due-verità corrispondano l'una alla "propria", e l'altra a quella della > persona che avrebbe operato il plagio: questa ultima avrebbe operato (più o > meno consapevolmente ... colpevolmente) in modo da "entrare" nella persona > plagiata, tanto da costituire qualcosa come un sdoppiamento della > personalità della persona plagiata ... che non sempre è consapevole che è > andata così, ma -in ogni caso!- ha una sensazione come di mancanza di > libertà delle scelte relative a quelle due-verità. > Messa così (opinabilmente) la cosa, il plagio corrisponderebbe a una > <>, stante che il plagiatore avrebbe fatto in > modo da "porsi dentro" la persona plagiata, costituendo un "IO clandestino" > ... del quale lo IO del plagiato potrebbe vedere SI' gli effetti, ma gli > sfuggirebbe la vista della presenza. > > Ciao ... > -- > Vincenzo Molto interessante, caro Vincenzo, questo modello che proponi. Quindi una sorta di sbilanciamento di componenti a favore o contro una tesi, quando una persona affronta i pro e i contro di una tesi, se ho capito il modello che ipotizzi. Del resto, però, anche nel celebre caso della "Sindrome di Stoccolma", ossia del rapito che si innamora di colui che gli fa la violenza del tenerlo sotto costrizione, se vi è un'azione di plagio della libertà, di formarsi una opinione ->sul rapito<-, c'è anche da esaminare che anche il rapito "lasciandosi plagiare" -> oppone una strategia di gestione ->del suo rapitore<-. Alla fine, verrebbe fuori una tesi che anche Vittorino Andreoli sostiene: non è possibile capire i fatti della psicologia isolando un soggetto dal suo contesto sociale e culturale, in riferimento al vvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvv rapporto cervello-ambiente ^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^ Trovo a pagina 196 di "Un secolo di follia" (Ed BUR): cit: La specificazione «non-deterministica» legata alla biologia aveva verso la fine degli anni 70, un sapore di eresia. Dominava la concezione che ogni struttura dell'organismo venisse secondo un codice precisamente fissato, e che le variazioni negli organismi fossero dovute a variazioni genetiche in base alle quali si formano fenotipi differenti. [...] L'ambiente sia pure variabile, nulla poteva sulla struttura biologica se non, al limite, rendere impossibile la sua esistenza; quando la rendeva possibile, allora poteva attuarsi solo secondo pagina 197: i meccanismi determinati. Insomma l'ambiente variava l'espressività della vita degli organismi (poteva funzionare da freno o da acceleratore) ma il motore era indipendente da queste azioni. [...] Se questa costruzione del sapere biologico era inattaccabile, ogni mio desiderio (ndr: di cura) poteva risolversi in una nuova utopia. Era indispensabile demolirla, si trattava piuttosto di vedere se non fosse possibile inserire, in qualche sua parte o in qualche funzione, il non-determinato. Il mio riferimento era ovviamente l'encefalo e, dunque, si trattava di vedere se tra le molte strutture rigidamente fissate dal codice genetico non vi fosse la possibilità di un'area non-deterministica. Da questa domanda arrivai all'*encefalo plastico* e al suo ruolo nella follia. L'aggettivo *plastico* era già stato applicato all'encefalo dai neurofisiologi i quali avevano notato, asportando una parte dell'emisfero dominante sinistro, che quello destro poteva, se la lesione era precoce, "vicariare" (ndr: sostituire) le funzioni che avrebbe svolto il sinistro se non fosse stato leso. [...] Questo concetto rientrava nel principio generale della «esuberanza biologica», espresso dalla duplicità degli organi: se uno viene asportato, l'altro sviluppa una ipertrofia compensatoria. pagina 198: Questa plasticità non rispondeva alle mie esigenze, poiché entrava perfettamente nel determinismo, cioé nel già fissato, e nelle possibilità di una struttura già fatta. Avevo bisogno di una plasticità che ammettesse la formazione nel cervello di strutture nuove. Un encefalo non strutturato ma capace di ordinarsi sulla base dell'esperienza vvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvv nel rapporto cervello-ambiente ^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^ pagina 200: Lorenz poté osservare che ad un preciso momento dello sviluppo le oche neonate fissavano questo comportamento (ndr: seguire qualcuno) in base all'oggetto che vedevano muoversi in quel momento particolare. Con questo semplice ma straordinario esperimento, Lorenz postulò i comportamenti da "imprinting" e scoprì che essi si realizzavano solo a seguito di *una esperienza* e, perciò, hanno bisogno di uno stimolo ambientale. La plasticità aveva trovato il modello animale. Commento: Quanto appena riportato -naturalmente- per mostrare le pezze di appoggio che dicevo sul rapporto con l'ambiente. Sulla questione delle personalità multiple, caso generale dello sdoppiamento della personalità, inoltre, ci si potrebbe dilungare molto. Vorrei aggiungere solo un argomento che secondo me è importante: Oltre che la gestione più o meno sbilanciata di tali plurimi punti di vista, vi è la questione del perché del loro strutturarsi sul piano della necessità. Io penso che sia una strategia di difesa. Chi non ambirebbe -infatti- a sentire almeno due preventivi se deve fare un lavoro? : - ) Quindi è indursi -secondo me- un "piccolo tribunale di Kafka" -> non per perseguitarsi, ma per valutare -come dicevo- almeno un paio di pareri. Se -naturalmente- il parere più "prudente" è sotto l'azione di un super-io, magari reso enorme da coloro che hanno deformato la pulsione allo slancio e alla avventura, allora -> potrebbe essere che -> un Cristoforo Colombo -così- non sarebbe mai partito per le Indie .. Ma giustamente "più che plagio" è una riflessione sulle modalità di come agisca il condizionamento, compreso il condizionamento ambientale, e la più generale questione di come consentire la libertà di pensiero. Grazie dell'occasione, L