Subject: Re: si può guarire? Date: Wed, 20 Feb 2008 08:51:14 GMT From: L Organization: [Infostrada] Newsgroups: it.discussioni.psicologia "L'Ape M@rc" wrote: > > 18.02.2008 > > L ha scritto: > > > > Federico: > > > > Vincenzo Del Piano wrote: > > [****] > > Religione si o no, "ateismo" culto delle religioni" SI/NO!!!!!! > > "Il credere" > "Il Non credere" > > Scusatemi Egregi signiri, potreste forse anche dare delle delucidazioni > piu' umane su questo argomento perche non capisco questa cosa, cosa > centra la scienza con il credere con la religione, lo studio dell'uomo, > della mente tanto da farne una discussione tanto complessa e > contrastante... tenete conto che qui, oltre a chi interessa chiaramente > la scienza della mente con tutto quello che ci gira intorno, studi e > teorie, le tecniche e altro si parla apertamente davanti a potenziali > pazienti o ex o che ancora navigano nel labirinto dello sconforto, persi > e scoraggiati anche con mille dubbi da elaborare. Siamo -a ben vedere- tutte persone umane. Né dobbiamo indossare la veste di chi cura per proteggerci dalle nostre paure di poter sbagliare. Né dobbiamo dimenticare che tutti possono sbagliare e in specie a ciò che a noi stessi risulta. Quindi non ci vedo nulla di rischioso nel dirci ciò che ci risulta. Forse c'è un solo caso in cui una analisi sia rischiosa: il caso di persona che -come interlocutore- tende a deformare -fin anche in modo psicotico- ciò che a lui stesso potrebbe risultare. Io -peraltro- lo giustifico (questo caso estremo, intendo l'atteggiamento psicotico) come una tecnica (quella di autoindursi psicosi) di autoprotezione dalla paura di non sapere gestire quello che ci potrebbe risultare. Ma -intendiamoci (per coloro che ne sono disponibili)- chi tende a deformare la realtà *lo farebbe comunque*, qualunque sia l'atteggiamento del suo interlocutore. Perché cercare di deformare il reale -per scopi di parte- è l'opposto di ciò che si propone qualunque apparato epistemologico, che -invece- indaga sulla verità e come rilevarla e rivelarla, chiunque ne faccia le spese. Detto ciò, che richiederebbe forse approfondimenti, ma penso che si intuisca cosa voglio dire, veniamo alla questione di cosa c'entri la scienza con il concetto delle culture e dei sistemi di culto: Si deve partire da una costatazione: Nessun protocollo di praxis è in grado di garantire una verità assoluta. I metodi -allora- per investigare la verità sono plurimi e non equivalenti. Nel caso della scienza quando anche si utilizzano delle ipostazioni dogmatiche (i postulati di fondazione di una teoria), si introducono con impostazione ipotetica. Si dice: - in ipotesi che la velocità della luce non sia superabile. - in ipotesi che il tempo sia legato alla velocità del sistema inerziale. etc Si aggiunge: _Allora ne segue che_ E si scrivono per esempio le formule di trasformazione di Lorentz che legano velocità della luce, velocità del sistema inerziale, misura del tempo, etc. In che consiste il "carattere autocorrettivo" messo in luce e formalizzato da Popper? Nel fatto che si possono organizzare (in modo ripetibile, quindi scientificamente) delle esperienze in cui si verifica se il modello e le esperienze di misura dicono la stessa cosa e vedere che dicono _circa_ la stessa cosa e proporre dei miglioramenti ai modelli disponibili. Ad esempio vi sono delle anomalie alla teoria di Einstein -che non prevede il superamento della velocità della luce- poiché è stato possibile il teletrasporto (a tempo zero, sembra, per le risultanze finora disponibili) di piccole quantità di materia e di fotoni. Ma anziché buttare alle ortiche la teoria di Einstein che si è dimostrata sempre valida -per velocità inferiori a quelle della luce- si stanno studiando modelli di ordine superiore che valgano anche quando si osservino delle velocità che superino quella della luce (e che "includano" il modello della relatività di Einstein, almeno finché non se ne dispone di uno migliore). Quindi la scienza o i modelli disponibili *non* sono infallibili. Sono degli strumenti in grado di avere un metodo di carattere autocorrettivo (vedi Popper). Questo non lo dico io, lo dice lo studio epistemologico dei risultati scientifici. Quindi non bisogna correre il rischio di fare delle scienza un sistema di culto, ossia di indiscutibilità, perché _invece_ i risultati scientifici vanno discussi! Uno scienziato non teme di discuterli. Poiché la scienza procede verso risultati più attendibili proprio perché nella esperimentazione si separa ciò che è estrapolazione teoretica (ossia prevista dal modello) e risultanze sperimentali (risultati della misura). > > Chiedo scusa per il mio intervento forse fuori luogo ma a questo punto > la cosa davvero mi disorienta e preoccupa un tantino, io che credo di > aver superato un punto g del problema stesso... ma rimene sempre un > punto precario se non continuo a rafforzare delle convinzioni che mi son > costruito nel tempo, qui e' come se crollasse una parte importante... > una nebbia che invade.... > > > > In un campo delicato come lo studio della psiche, ciò è dirimente per > > trovare un punto di incontro tra diverse culture. > > Ma non lo e' anche una religione se risulta cosi ivadente come qui appare? > Scusatemi, ma davvero non capisco quanto questo sia rilevante per un > professionista che lavora sulla psiche, sulla mente umana il non "essere > credente" o il contrario. > > Ai fini di terapie cosa implica, cosa comporta ocontrasta, o cosa ci > siguadagna.... > > Ciao > > M@rc Dici bene quando separi e distingui che un sistema che si offre come dogmatico non è equivalente -in genere- ad un altro. La differenza la fa la capacità e i metodi con cui sceglie (o evita) di rimettersi in discussione. La scienza dell'antichità diceva che la terra era piatta. Per millenni questa fu la posizione ufficiale. Quando si dimostrò -prove alla mano- che era (circa) una sfera gradualmente gli scienziati cominciarono ad accogliere e verificare tali risultanze. La religione orientale dice che siamo sulla schiena di una tartaruga, come pianeta terra. Per millenni questa fu la posizione ufficiale. Ora si tende a dire che è un simbolo e tale simbolo va interpretato. La religione e il mito sono una parte della storia dell'uomo e anch'essa importante come è importante il sogno per l'equilibrio mentale. Se una persona si sveglia e ha fatto un incubo "non che si prende a schiaffi" perché si considera stupido! : - ) Riflette -caso mai- come mai sia stato portato a fare quel sogno, cosa volesse dire, perché per quanto -apparentemente- infondato lo ha misurato come accaduto. Lo stesso è per i miti e le religioni e per la stessa attività di immaginare dei modelli che poi saranno scientifici se supereranno la validazione delle risultanze sperimentali (tanto quanto non ve ne siano altri di ordine superiore e quindi provvisoriamente adeguati). L'esercizio alla capacità di immaginare non è una cosa banale o un malessere. L'esercizio alla capacità di immaginare è una capacità importantissima e fa la differenza con la capacità mentale (o di organizzazione, laddove non vi sia un "cervello") delle altre specie viventi. Solo che non si può andare alla deriva del concetto di "pensiero onnipotente", ossia del pensare che "poiché abbiamo immaginato qualcosa" -> allora -> questo possa essere necessariamente vero. Va invece verificato, con pazienza, con umiltà, senza né deprimersi, né esaltarsi. Ciao grazie dell'argomento che per me -come avrai notato- è di grande interesse, L