Subject: Re: La mia storia [lunghetto] Date: Fri, 18 Jul 2008 16:19:14 GMT From: "max" Organization: [Infostrada] Newsgroups: it.discussioni.psicologia > > Crescendo sono cambiati gli interessi ma non la sostanza: quando mi > chiamava un amico per "uscire in piazza" io pensavo: "cavolo staserà > voglio guardarmi quel film, chiaramente non sono normale, dovrei > preferire di uscire e trovarmi una ragazza alla mia età". > Ho letto la tua storia. E' molto simile alla mia: l'unica differenza e' che il mio isolamento e' cominciato ancora prima , alle medie. Anche io a quel punto mi sentivo diverso dagli altri e lentamente è cominciato un progressivo isolamento da parte dei coetanei: ad un certo punto non potevo uscire senza che mi si avvicinasse qualcuno con l'odiosa presa in giro. Quanto crudeli si può essere in gioventu'! . (tralascio anche io i particolari) . Ho frequentato le superiori in un'altra città e vivevo nel terrore che si ripetesse l'isolamento e l'accerchiamento avuto nel paese dove abitavo. Ho frequentato l'università, anzi NON ho frequentato l'università ma mi sono laureato lo stesso studiando da solo , ricorrendo ad appunti ecc. ecc. e non andavo da nessuna parte. Per me uscire , affrontare una situzione nuova mi creava tali e grandi attacchi di panico che ne uscivo stremato e anche io ricorrevo ad ogni sotterfugio possibile, costringendo mia madre a fingere,. ad inventare assurde scuse quando arrivavano conoscenti o parenti. Sono partito per il servizio militare, (prova ad immaginarti improvvisamente sbattuto ad affrontare il mondo, in una situazione in cui di nuovo poteva ripetersi la presa in giro) e la', per non essere riformato causa invalidita' psicologica (troppo grande sarebbe stata l'onta per me) , ho cercato da solo uno psichiatra. Da allora sono passati quasi dieci anni, ne ho passate di alti e bassi (anche una "caricatura" di tentativo di suicidio, probabilmente volevo solo attirare l'attenzione dei miei che negavano il problema) . Ho un lavoro , ho fatto enormi passi avanti rispetto al passato ma ho ancora tanti lati irrisolti. Diciamo che tiro avanti. Una cosa comunque mi pare d'avere capito: la tua (come lo e' ancora in forme differenti la mia) è una malattia. Tu non sei quello che ora evita il mondo, e neppure i tuoi ossessivi pensieri sono quelli che normalmente avresti. Lo so che per adesso la soluzione piu' facile e senza sofferenze ti sembra quella di stare chiuso in casa, ma verra' un giorno in cui volente o nolente quella stanza sarai costretto ad abbandonarla. Una possibile soluzione è uscire da quella stanza "dalla finestra", un altra alzarti prendere laporta e chiedere l'aiuto ad uno specialista, non il medico di famiglia. Ragionando in modo pragmatico la seconda soluzione richiede molto meno coraggio della prima, e perlomeno sai cosa lasci e cosa trovi... Hai solo 27 anni, una famiglia che a parte rimproverarti per il tuo isolamento, ti ha seguito in qualche modo. Smettila di pensare che stai deludendo il medico, pensa invece a fare qualcosa per te stesso. (Lo so , anche io giudicavo il mio comportamento nei termini della delusione degli altri). Ci sono un sacco di persone nella tua situazione: la tua fortuna, sfortuna per ora è che ti hanno concesso di rintanarti in una stanza a piangerti addosso e che motivazioni avresti ad uscirne visto che la' dentro eviti qualunque dolore? Ma ripeto, non potrai starci per sempre: possibili cure ci sono , provale. Ciao e vivi.