Subject: Re: critica di popper alla psicoanalisi Date: Sat, 16 Aug 2008 07:33:52 GMT From: L Organization: [Infostrada] Newsgroups: it.discussioni.psicologia Solvejg wrote: > Caro/a L, > ma dove sta la risposta alla mia domanda in tutto questo?? > Hai dato per scontato che io fossi "dalla parte" di Popper > nella sua critica alla psicoanalisi e che a causa delle sue critiche > non la ritenessi scientifica e per questo non valida? > Io ho solo chiesto se qualche scuola psicanalitica avesse provato > a rispondere... nient'altro. Era pura curiosità interdisciplinare. > Personalmente oltretutto credo che la psicanalisi rappresenti > una grande risorsa, pur apprezzando molto altri approcci come > la TBS... > Grazie per la lezzionicina però... sono d'accordo con le cose che scrivi! > Saluti :-) > > Solvejg Caro Solvejg, come forse saprai -Popper- in "Logica della scoperta scientifica (sottotitolo: il carattere autocorrettivo della scienza)" che andrebbe letto, mica è un obbligo, ma aiuta .. a capire di cosa stiamo parlando ... Insomma -Popper- si pone il problema di cosa possa essere considerato scientifico. Egli, Popper, peraltro arriva a una conclusione che gli viene contestata da Einstein .. ecco perché dicevo che cosa ne pensi Popper .. è una verità relativa e non assoluta .. Ma proviamo a discutere -siamo su it.discussioni.psicologia- quale fosse la diatriba: Popper voleva realizzare un "metodo di misura" di quanto e se una teoria o una praxis fosse scientifica .. intento meritorio! : - ) Il problema era _come_ voleva realizzarlo! Ora l'amico Popper -essendo un filosofo- e NON uno scienziato, propose -alla verifica di Einstein- se fosse corretto prendere un evento senzaltro riconosciuto come vero dalla scienza -> e quindi utilizzato questo evento o oggetto "campione" -> proporre una tecnica di misura della distanza di ogni altro metodo di misura e persino teoria. La sua era una "teoria dei teorie". Ossia -in definitiva- si proponeva una tecnica di "validazione scientifica" di altre teorie o anche solo se ciò fosse possibile. Ora ribadito lo scenario di cosa stiamo discutendo ecco cosa gli rispose Einstein: Gli rispose: ++ cit on ++ Lyme, 11 settembre 1935. Caro Signor Popper, Ho letto il suo articolo, e sono largamente daccordo con lei. _Solo_, NON credo nella possibilità di predire la posizione e l'inpulso di un fotone con precisione «inammissibile». [...] ++ cit off ++ Come si vede il metodo di verifica di Popper non portava da nessuna parte. Ci si può però chiedere: "Esiste nell'ambito della *teoria della misura* (e NON della teoria di Popper) un metodo con cui si proceda per impostare le questioni in modo di fare scienza?" Si deve sapere che la *teoria della misura* (che è un settore di ricerca dinamico e non una totemizzazione Popperiana statica) c'è un metodo perché si possa dire di essere in ambito interno alla scienza ed è anche semplice: La misura deve essere eseguita in modo "ripetibile" e ciò sia nel ripetere la misura (come fatto oggettivo) sia nel cambiare di "osservatore", colui che legge i risultati della misura. Dove nasce -allora- il problema se nasce un problema? Il problema nasce dal fatto che la realtà non si ripete -in modo esatto- MAI. Se due misure segnano lo stesso valore -> ciò non indica che la misura è stata eseguita bene(!), ma solo che la misura è abbastanza imprecisa da non essere stata capace di rilevare le diversità! : - ) Quindi -in ambito scientifico- non ci si aspetta MAI *un errore zero*, ma la descrizione dei dati del modello e sperimentali in cui è stata eseguita una misura -> affinché si possa verificare (se e quanto) sia ripetibile alla luce delle conoscenze attuali e -con ciò- implementare il famoso *carattere autocorrettivo della scienza*. La scienza -insomma- ammette di capirci poco, ossia che _in futuro_ sottoporrà a critica ciò che afferma oggi, ma afferma non in modo totemico, *ma relativo*, relativo ai dati di cui dispone! La psicologia in ciò prende a piene mani dalle scienze cosiddette esatte (ma a loro volta sono esatte sul piano del modello, poiché ad esempio la fisica non riesce _*tuttoggi*_ a spiegare alcuni fenomeni di meccanica quantistica ed ha "*teorie* di comportamento della materia") e le implementa nella sua attività di *ricerca* come del resto ogni altra disciplina se procede in modo scientifico, ossia sottoposto a verifica e critica. Il perché la psicologia si trovi più in difficoltà di altre "discipline" a rendere le misure sulla sua theroresis/praxis è come dicevo -già nel mio primo intervento- dovuto a fattori di complessità: infatti la mente umana è senzaltro *l'oggetto più complesso di cui si interessa l'attività umana compresa la cosmologia del cosmos*. Quando un soggetto di indagine è molto complesso: -si avanzano quindi "teorie di funzionamento" -si sottopongono tali teorie alla verifica della misura e della eventuale capacità di ripetibilità di ciò che si afferma -ci sia aspetta che si osservino dei "delta" tra i valori predittivi e quelli osservati -ci si aspetta che tanto più si riesce a ridurre tali delta -> tanto più si sia sulla buona strada per una comprensione almeno approssimativa dei fenomeni di cui si discute. Quindi la scienza è un percorso e *non una nuova religione* dei cui dettami ci si può riconoscere dentro o fuori. Poiché la *scienza non ha dogmi*, anche se può avere -per scelta di modalità espressiva- modelli dogmatici e si basa sulla possibilità di critica e di validazione di quanto si afferma su fatti che vanno esplicitati (e non accolti per fede esente da conferme). Quindi la risposta alla tua domanda: cit: Salve a tutti, vorrei se qualche nuova scuola psicanalitica ha provato a rispondere alle critiche di Popper che sosteneva che la psicoanalisi non fosse falsificabile e quandi non accettabile. Grazie Non solo non è rispondibile da *qualsiasi scuola psicoanalitica*, ma NON è rispondibile da NESSUNA scienza. Perché è la domanda (in rif a Popper e al metodo Popperiano) che è sbajata .. infatti presuppone la scienza come un metodo esatto che dia agli altri il "bollino blu", mentre nessuno dispone di tali "bollini blu". : - ) Ciao, L