Subject: Re: Epimenide e i suoi nipotini Date: Sat, 21 Jun 2008 08:21:16 GMT From: L Organization: [Infostrada] Newsgroups: it.cultura.filosofia.moderato Davide Pioggia wrote: > > "qf" ha scritto nel messaggio > news:AuT6k.499$VP5.47@tornado.fastwebnet.it... > > >> Bene, allora se io dico: > >> «Questa frase è falsa» > >> non sto parlando di me, ma di un ***oggetto***. > > > No, vedi meglio ciò che ho detto sul giudizio condiviso sulla forma (ho > > imparato a scuola a contare le lettere e i numeri), ossia sulla mediazione > > _di fatto_ che elimina l'autoreferenzialità nel primo caso.(*) > > Non so niente di mediazione e interazione. Sono cose che riguardano > gli ontologi, i metafisici, gli eternauti, quelli dell'essente in relazione > attuale con il tutto eccetera. A me invece serve una "regola", cioè, > per intenderci, una "ricetta". Qualcosa che funzioni così: > > 1) Si prende la frase da analizzare. > > 2) Si fa così e così per vedere se soddisfa certi requisiti (e qui ci vuole > una spiegazione che possa capire anche un bambino di sei anni, meglio > ancora se di quattro). > > 3) Si decide che se la frase soddisfa quei requisiti allora la si cassa, > altrimenti ti tocca tenerla. > > So che questo giochino a te magari può sembrare stupido, ma il giochino è > fatto così. Se Russell, Hilbert e compagnia bella riescono a produrre una > "regola" che lascia Epimenide fuori dalla porta bene, se invece con tutte le > loro "regole" quello gli rientra dalla finestra i poveretti si ritrovano con > una brutta gatta da pelare. > > Ti faccio notare, per inciso, che io sono proprio dalla stessa parte di quei > signori che si ritrovano con una brutta gatta da pelare, e se dico che si > tratta di un problema insormontabile lo dico, per così dire, "contro i miei > interessi". Sono io che ho il problema delle "regolette", e tu potresti > limitarti a dire che questo gioco delle "regolette" è un gioco stupido per > gente stupida. Invece no, tu vuoi partecipare al gioco a modo tuo. > > Vedi, se uno mi dice che del calcio non gliene frega nulla e che lo > considera un gioco cretino, a me può anche stare bene. A quel punto quello > può anche dirmi che per lui il Real Madrid non vale nulla, e io lo capisco. > Ma se invece costui pretende di partecipare alla Champions League e quando > il Real Madrid gli caccia una decina di palloni in porta quello comincia a > dire che lui non ha visto passare alcuna palla e che l'arbitro non capisce > niente di calcio, allora la cosa non mi sta più bene. > > Ciao. > D. Ok. Proviamo a costruire un "automa che si pronunci come riconoscitore lessicale su frasi del tipo Epimenide" Anzitutto dobbiamo capire una cosa: "Frasi del tipo Epimenide creano problemi? e se sì, quali?" Perché un oggetto "funzionalista", ossia un automa, visto che chiedi una struttura fatta di regole, non fa filosofia. La "filosofia di progetto" va studiata prima, prima dell'impianto di fondazione. Allora supponiamo che io abbia un amico che si chiama Epimenide, uno che gli dico: Lino: "Puoi andarmi a comprare un litro di latte?" Epimenide: "Ok, sì, ma -attenzione- che -però- *io sono bugiardo*!" Lino: "Che significa che tu sei bugiardo, che 1) che fai il contrario di quello che dici? 2) o che potresti farlo e -con la stessa probabilità- potresti non farlo? 3) o altro ancora? Epimenide: "Significa che faccio il contrario di quello che dico!" Lino: "NON mi compri un litro di latte?" Epimenide: "Ok, sì, *NON ti compro un litro di latte*, ma -attenzione- che -però- *io sono bugiardo*!" Lino: "Ci vediamo quando mi porti il latte". : - ) La questione non è sulla autoreferenzialità. La questione è che la situazione in cui si fissano le regole è diversa da quella in cui si usano le regole per "interpretare" le stringhe (le frasi). Il fatto che la regola possa essere una frase -> crea l'equivoco, ma l'equivoco può essere _facilemente_ sciolto: Supponiamo che una sorgente, come nel caso di Epimenide sia non ancora mai stata misurata come "affidabilità di ciò che dice". Questo -ad esempio- è il caso di un misuratore di temperatura. Non si va a chiedere alla sorgente di informazione la sua attendibilità, poiché la attendibilità di quella sorgente non è dichiarabile come soggetto e oggetto di misura dalla sorgente stessa (questo è il discorso di Maurizio sulla questione della autoreferenzialità). Dovrà essere un *altro soggetto* con un misuratore di temperatura già testato su un evento campione -> che si deve interessare sulla diagnostica della "classe" (così viene detto il grado di precisione di uno strumento di misura nella sua attendibilità, ossia di quanto esce dal valore atteso) da assegnare al misuratore di temperatura detto "Epimenide". E questo è quello che io ho fatto sopra comportandomi con le "regole" di un protocollo di misura su "Epimenide=uomo" Ho distinto la fase di fondazione delle regole & la fase di diagnostica delle frasi prodotte. Del resto, se "Epimenide" non mi porta il latte, sarà il fatto stesso che non assolve al contrario di quello che ha affermato a dire "chi sia Epimenide, nel suo comportarsi". E questo è ciò che si fa in un protocollo di regole di misura. Non è che il misuratore di temperatura ci possa dire le sue buone intenzioni! Lo si mette alla prova, ciò che dice va valutato NON come un protocollo sulle sue buone intenzioni, ma come una espressione sui fatti, ossia sulle frasi quando hanno forma di oggetto, e non di soggetto, poiché è soggetto solo nell'emettere frasi, ma non come arbitro di dire il vero o il falso. Al più siamo noi che gli possiamo dire se lavorare in forma diretta o negata in modo codificato o rappresentando in caratteri cinesi o imporre un altro metodo di rappresentazione (questo su una macchina). Ma anche se avesse una logica che cambia in modo aleatorio: Una sorgente aleatoria va studiata: non si può chiedere alla sorgente aleatoria se sia affidabile o no. Nel caso umano -naturalmente- la regola di emissione può cambiare in modo imprevedibile. Ma è la credibilità sulla storia pregressa di un soggetto che ne fa la credibilità -ipotetica- su casi futuri (peraltro non in modo certo). E questo è una riprova che gli automi non possono essere assimilati al caso umano, né è corretto equiparare l'uso della logica formale (valida sugli automi) alla logica che può mutare il suo impianto di fondazione (e quindi è dinamica) valida per gli umani. Saluti, L