Subject: Re: Epimenide e i suoi nipotini Date: Fri, 20 Jun 2008 08:15:47 GMT From: L Organization: [Infostrada] Newsgroups: it.cultura.filosofia.moderato marvas732002@yahoo.it wrote: > > On 19 Giu, 21:59, "qf" wrote: > > > Resta il fatto che, Goedel o non Goedel, le proposizioni autoreferenziali > > sono e restano prive di senso (spesso *patologicamente* prive di senso). > > Questo ho sostenuto e sostengo. > > Ma se l'esserci della *proposizione* è l'esserci del senso, dicendo > che una proposizione è priva di senso ci staremmo contraddicendo. > Dovremmo allora usare un altro termine, e dire, ad esempio, che gli > *enunciati* autoreferenziali non riescono ad esprimere alcuna > proposizione, dunque alcun senso - essendo la proposizione, il senso > espresso dall'enunciato, ed essendo l'enunciato, ciò che certamente > esiste a livello grafico-fonetico. > > Parlavo dei "cassatores". Avrei dovuto dire, più precisamente, > "cassantes". I medievali erano andati molto avanti nello studio degli > enunciati antinomici, e l'esempio sfruttato da Davide per costruire > una situazione antinomica senza far figurare un enunciato > autoreferenziale è rintracciabile già in Alberto di Sassonia (Socrate > dice 'Platone dice il falso' e Platone dice 'Socrate dice il vero'; in > questo esempio c'è, a fondamento della situazione antinomica, il > rapporto tra gli enunciati ed il loro assertore, piuttosto che, come > nell'esempio usato da Davide, il rapporto tra gli enunciati ed il loro > nome proprio). > > Davide aveva cercato di mostrare che dati i due enunciati > > (A) L'enunciato B è falso > (B) L'enunciato A è vero > > si produce una situazione antinomica senza che figuri un enunciato > autoreferenziale. Qui però si potrebbe obiettare che proprio perché > tale enunciato *latita*, allora il riconoscimento della sensatezza di > A e B non ci costringe al riconoscimento della sensatezza > dell'enunciato autoreferenziale. Uno, allora, potrebbe pensare di > modificare l'esempio in questo modo: > > (A) l'enunciato B è falso > (B) l'enunciato B è falso > > Ora, l'obiezione sarebbe che affermare che l'enunciato (B) è insensato > significherebbe affermare, di uno stesso enunciato, che è sensato ed > insensato, visto che tanto in (A) che in (B) occorre lo stesso > enunciato 'l'enunciato B è falso'. > Tuttavia nemmeno questo esempio costringe al riconoscimento della > sensatezza di un enunciato autoreferenziale, perché è sufficiente far > funzionare la differenza tra enunciato e quello che i logici > anglosassoni chiamano "token": (A) e (B) hanno *lo stesso* "token" > 'l'enunciato B è falso', ma sono due enunciati *differenti*. Fatta > funzionare questa differenza tra "token" ed enunciato, si ha che ciò > al riconoscimento della cui sensatezza l'esempio in questione > costringe è il token. Rimane perciò lo spazio logico per affermare > l'insensatezza di (B). > > Ma è ovvio che l'autoreferenzialità di (B) è fondata sul rapporto tra > il token ed il nome proprio dell'enunciato. Tale rapporto *non* può > appartenere al token - così come il rapporto tra ciò che usualmente > chiamiamo "enunciato" e l'atto della sua affermazione non può > appartenere all'enunciato. Ciò su cui si fonda l'autoreferenzialità, > eccede cioè il "testo". Ma allora nel riconoscimento > dell'autoreferenzialità è già all'opera il rapporto tra il "testo" e > ciò che possiamo chiamare "con-testo". Cos'altro può essere, questo > rapporto, se non "senso"? > > Un saluto, > > Marco Ma tanto è vero che vi sono molti modi di investigare la verità, che -come è noto- una grammatica può dirsi contestuale o non contestuale. Fermarsi però al concetto di "contestualità" come il max che si possa dire su una grammatica -e quindi sui modi di investigare il vero- è parziale, ma di molto, anche rispetto a quello che già oggi è disponibile. Nelle situazioni critiche, per esempio quando si spendono dei soldi per far fare -per esempio- a 3 computer lo stesso lavoro su uno shuttle, perché si usano 3 computer anziché uno? Non basterebbe un solo computer e fidarsi che dica il vero? Già dai primi studi intrapresi con la progettazione del Voyager, siamo nel 1977 quando viene lanciato, si esplorò -invece- cosa si possa fare a "pesare" la quantità di informazione -come veritiera- di un "soggetto" (o architettura umana o artificiale che sia) che affermi qualcosa. Il progettista del Voyager per la parte affidabilità: Daniel Paul Siewiorek. http://www.cs.cmu.edu/~dps/ Io studiai su un suo testo tutta la storia della ricerca scientifica quando si può dire affidabile (strategie di sintesi), dall'antica grecia ai nostri giorni. Non vi voglio annoiare ripercorrendo tale storia, ma vi assicuro che non basta una frase o una grammatica, sebbene costruita bene, ossia in grado di generare frasi "ben formate" a risolvere la questione. La questione diventa critica: i) sia nei casi che mettono in contraddizione ciò che dice una sorgente ritenuta affidabile, ma in competizione (in quanto contraddittoria) con un'altra sorgente ritenuta affidabile. ii) sia nei casi che rispetto alla stessa sorgente (per esempio un computer) ciò che è affermato conferma certe regole di correttezza e non altre regole di correttezza. iii) sia quando non vi sia alcuna contraddizione tra ciò che è affermato e ciò che dicono le regole, poiché la sorgente potrebbe dire il vero per questioni incidentali, avendo fatto una catena di errori che abbiano causato una configurazione finale non contraddittoria alla sola verifica finale. Naturalmente sembrerà lapalissiano dire: "Bene, basta fare delle verifiche su più sorgenti deputate allo stesso compito. E -essendo improbabile che sbaglino tutte contemporaneamente- la archietettura salverà la validità dei dati". Invece i veri problemi cominciano proprio quando si studiò che non basta relazionarsi con un contesto, ma il contesto va "progettato" affinché sia *intrinsecamente* affidabile. (Considerare le parole "dalla bocca di _chi_ escono"). Accenno solo alla questione maggiore: Chi controlla il controllore? Anche nella gestione umana di strutture -per esempio burocratiche- non ci si domanda? Ma perché non si usano degli ispettori? Ebbene, proprio in questi giorni, le cronache dicono che dei soggetti deputati a ciò (nella guardia di finanza) venivano corrotti (secondo l'accusa) per consentire degli illeciti. Quindi la questione può divenire iterativa: Chi controlla coloro che dovrebbero controllare? E facilmente il processo si espande fino a creare una catena che non trova conclusione. Nello studio dei circuiti di controllo la strategia elaborata, quindi, propone un approccio di novità: Il "controllore" deve essere: 1) una struttura fatta da poche parti componenti (in tal modo vi sono meno pezzi che si possono rompere). 2) ciascuna parte componente deve essere molto ben costruita affinché sia molto difficile che si possa rompere. 3) vanno analizzate le cause di possibile guasto e si devono cercare di eliminare: 3a) guasto da materiale difettoso? altissima qualità dei materiali. 3b) guasto da processo di lavorazione difettoso? altissima qualità dei processi di lavorazione. 3c) guasto da tecnica di collegamento critica? miglioramento delle tecniche di collegamento dei componenti ad un sopporto. 3d) guasto da supporto di trasferimento dell'informazione? miglioramento del supporto. [...] 4) l'architettura deve comportarsi come un arbiter e i cicli devono essere abbastanza brevi da rilevare errori già da quando si presenta il primo errore senza che facilmente se ne possano accumulare degli altri. (Nel Cristianesimo: "andate a predicare in coppie di due persone". Ciò impedisce la tentazione di essere corrotti perché nessuno lo saprebbe e non si sa se il "compagno" è disposto a farsi corrompere. Nei computer il match di due frasi che risultano dissimili da subito situazione di errore e impone la chiamata a supervisore di un terzo computer che faccia da voto di maggioranza). 5) protezione da influenze esterne di errore: 5a) protezione da innalzamento dei parametri ottimi [ monitoraggio se i parametri (temperatura, umidità, .. ) sono nel range di quelli ammissibili) 5b) protezione da radiazioni 5c) protezioni da oggetti perforanti [...] 6) codici di rilevazione e correzione di errore. 7) sistemi di riserva nel caso di avaria dei sistemi principali. E il tutto cercando di non elevare la complessità (composizione in molte parti) della struttura di controllo. Spero di aver detto cose interessanti, grazie dell'occasione, L