Subject: Re: Quando il sole scalda la pietra Date: Mon, 19 May 2008 09:42:11 GMT From: L Organization: [Infostrada] Newsgroups: it.cultura.filosofia.moderato Chérie wrote: Domanda n1: > l'oggettivazione della conoscenza scientifica, separata > dall'esperienza ma accomunata a questa > dalle stesse funzioni di ordinamento che la ragione applica in campo > preposizionale e poi pragmatico, > e, dall'altro lato, l'oggettivazione degli strumenti categoriali > necessari all'uomo (spazio-tempo) > non porta il sistema a incorrere in una duplicazione ontologica cui la > teoria dell'immagine (es. scetticismo radicale di Cartesio) conduce, > seppur per modalità diverse, > legittimando un incolmabile e definitivo iato metafisico? Se per "oggetto" si intenda una verità definitivamente acquisita, l'oggetto e la oggettività, anche con il metodo scientifico, non sono raggiungibili. Questa affermazione qui sopra è il primo dato di fatto (è la storia che ce lo dice). Su ciò c'è un bello scambio tra Popper ed Einstein in "logica della scoperta scientifica", laddove Einstein spiega a Popper (in una lettera) come non sia mostrabile un "caso super puro", ossia un evento che nella misura non sia affetto da errore. Quindi un metodo oggettivo è l'obbiettivo della scienza, tramite i modelli e i riscontri sperimentali, ma la realtà non è mai uguale al modello, né ulteriori misure non portano un di più di informazione, quindi la verità non è disponibile in forma chiusa, oggettificata. Domanda n2: > > Qual'è l'origine della ragione? > > Chérie meditabonda La razio trova il suo etimo dall'egizio rah, ciò che illumina, ciò che è causa. La ragione cerca le spiegazioni, le cause, i perché. Quando tu dici "Qual'è l'origine della ragione?" Stai interrogandoti/interrogandoci su "Esiste una causa prima, da cui discende tutto il resto?" A mio avviso anche se il tempo avesse una origine, ed il che non è detto, perché "*il tutto* potrebbe sempre esserci stato, naturalmente in forme diverse" -> la temporalizzazione della questione -> non è la radice della questione di dare un senso ad ogni evento. Non è la radice: perché ci si potrebbe domandare "cosa facesse X prima di t0 (ipotesi del Big Bang)", e perché, ossia cosa sia "accaduto", senza intervalli di tempo (quando il tempo ancora non esisteva), affinché sia comparso t0. Poiché non possono essere presentate motivate ragioni -> perché dal nulla sia comparso "qualcosa", la tesi precedente -a mio avviso- è assurda. Io sono quindi -in forza della ragione- per l'ipotesi scientifica: "nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma". Se accogliamo tale modalità di indagine, allora, ne viene che t0 è un assurdo, e che prima di t0 -> vi era un altro evento, senza che ve ne sia uno che sia precedente a tutti gli altri, essendo la collezione non limitata. Più che un origine puntiforme, allora, va ricercata una modalità elettiva: E' sotto gli occhi di tutti che la ragione può essere violentata. Ossia che -in molti- non vi sia inter-esse a capire, ad osservare, a vedere alla luce di ciò che -anche se parzialmente- ci potrebbe risultare. "L'abbandono dell'interrogarsi/(oppure no) sulle cause che siano osservabili" e -magari- con l'etica di fermare la ricerca quando -sotto la propria responsabilità- si voglia porre un taglio sulla fase di analisi -> per poter passare ad una sintesi -infatti- "è un problema etico/strategico". Nella teoria del controllo ottimo (facoltà di automatica di ingegneria) ci si è posti il problema se una attività ottima, non ulteriormente migliorabile, sia realizzabile e alla luce di ché. E' -in un certo senso- anche questo un problema di "oggettificazione" ossia di disporre di una verità assoluta, non ulteriormente migliorabile. Naturalmente già dalla fine della 2 guerra mondiale si può utilizzare il concetto di feedback, o anche detto di "controreazione". I sistemi controreazionati, infatti, continuano il "monitoraggio" dello status, anche quando sono in fase attuativa (la sintesi sia già operativa). Quindi nessuno ci obbliga, anche per gli umani, a divenire un'aula cieca e sorda di possessori di verità (Solania e Rat. permettendo). Possiamo rimanere in ascolto e contemporaneamente non rinunciare a provare a fare qualcosa, magari non di perfetto, ma meglio di niente. Su questo stesso concetto si basa -se ci si riflette- il concetto di apprendimento: Il sistema, l'umano, l'ente, il robot, etc, "non deve attendere per poter dire qualcosa", ma -onestamente- continua ad acquisire informazioni, rimanendo relazionato con lo status circostante (e anche con se stesso: questione dell'auto-diagnosi), al fine di "inseguire" un target che è sul piano della sintesi strategica, ossia posto per elezione. L'ultimo punto da chiarire -infatti- è proprio questo: "ottimo in riferimento a che?" Poiché le basi di dati sono limitate -> limitate in quanto acquisite -gradualmente- alla osservazione, ne consegue che non disponiamo di tutta l'informazione esistente, ma solo quella acquisita. Quindi un qualunque funzionale di ottimo risentirà di una perfezione (completezza) rispetto a una base di dati limitata e non rispetto a tutta l'informazione teorica, ma non ancora acquisita. Questo è "lo status quo" sugli studi del concetto di AI e NI (Artificial e Natural Intelligence), più qualcosa extra messo gentilmente a disposizione da me (ANIxD, Artificial Natural Intelligence x Design). Saluti e grazie dell'occasione, L