Subject: Re: Nietzsche,Così Parlò Zarathustra Date: Thu, 19 Mar 2009 11:06:59 +0100 From: L Newsgroups: it.cultura.filosofia.moderato hyena89 wrote: > > Ciao a tutti. Sono una studentessa di filosofia al primo anno. > Attualmente frequento all università un corso di filosofia > contemporanea tenuto dal professor Franco Volpi che ha come tema > principale Nietzsche e in particolare il suo Zarathustra. Mi trovo > quindi davanti a una grandissima opera che si presenta però veramente > complessa. > Avrei bisogno di delucidazioni riguardo a questa parte : > > "Del morso della vipera" cit Nice: > - Un giorno Zarathustra si era addormentato sotto un albero di fico, > faceva caldo, e aveva le braccia piegate sul volto. Una vipera passò e > lo morse nel collo, così che Zarathustra urlò dal dolore. Come ebbe > tolto le braccia dal volto, guardò il rettile: allora questi riconobbe > gli occhi di Zarathustra, si contorse impacciato e voleva fuggir via. > "No" disse Zarathustra; "ancora non hai avuto il mio ringraziamento! > Tu mi hai svegliato a tempo, la mia strada è ancora lunga." "La tua > strada è ormai breve, disse cattiva la vipera; "il mio veleno uccide." > Zarathustra sorrise. "Quando mai un drago è morto per il veleno di un > rettile?" disse. "Ma riprenditi il tuo veleno! Tu non sei abbastanza > ricca, per donarmelo." Allora la vipera si gettò di nuovo sul suo > collo e gli leccò la ferita. > Come Zarathustra, una volta, narrò ciò ai suqi discepoli, questi gli > chiesero: "E quale, o Zarathustra, è la morale di codesto racconto?" > Zarathustra così rispose: > "I buoni e i giusti mi chiamano l'annullatore della morale: il mio > racconto è immorale. > Ma se voi avete un nemico, non rendetegli bene per male: ciò lo > farebbe vergognare. Bensì dimostrategli che egli vi ha fatto qualcosa > di bene. > E piuttosto andate in collera con qualcuno, che farlo vergognare! E e > qualcuno vi inveisce contro, a me non piace affatto che voi vogliate > benedire. Meglio che inveiate un po' anche voi! > E se vi hanno fatto un grosso torto, subito ricambiatelo con cinque > piccoli! È terribile lo spettacolo di colui che, tutto solo, è > oppresso dall'ingiustizia. > Sapevate già questo? Un'ingiustizia condivisa è come una mezza > giustizia. Prenda su di sé l'ingiustizia colui che può sopportarla! > Una piccola vendetta è più sopportabile che nessuna vendetta. E se il > castigo non è anche un diritto e un onore per il trasgressore, io non > so che farmene dei vostri castighi. > È più nobile darsi torto che darsi ragione, particolarmente quando si > ha ragione. Però, per far questo, bisogna essere molto ricchi. > Io non voglio la vostra frigida giustizia; dietro l'occhio dei vostri > giudici, io intravedo sempre il boia e la sua fredda mannaia. > Dite, dove si trova la giustizia che sia amore con occhi aperti? .. nella verità. > Inventatemi dunque l'amore che sopporti non solo ogni punizione, ma > anche ogni colpa! .. non è necessario, poiché esiste già. > Inventatemi dunque la giustizia che assolva tutti, tranne il giudice! .. la giustizia non è ai tuoi comandi, poiché essa ascolta tutte le parti e tutti i fatti. > Volete ascoltare anche questa? In colui che vuole essere giusto fin > nel profondo, anche la bugia diviene gentilezza verso gli uomini. > Ma come potrei io essere giusto fin nel profondo? .. cercando l'amore anziché l'odio. > Come posso io dare a ciascuno il suo? Mi basti questo: io do a > ciascuno il mio. .. quindi ti consideri già perfetto e non in necessità di relazione e di mutazione, ecco perché ti rifugerai nella follia. > Infine, fratelli miei, guardatevi dal far torto agli eremiti. Come può > un eremita dimenticare? Come può contraccambiare? > Un eremita è come un profondo pozzo. È facile gettarvi dentro una > pietra; ma, quando questa è arrivata al fondo, dite, chi mai potrebbe > riportarla fuori? .. un'eruzione. > Guardatevi, dall'offendere l'eremita! Ma se l'avete fatto, allora > abbiate anche il coraggio di ucciderlo!" > Così parlò Zarathustra. - .. perché la morte -secondo Nice/Zarathustra- era il premio per chi avesse già combattuto, e non vi fosse nulla dopo la morte, anziché la contina metamorfé. .. Nice/Zarathustra: giudice, boia, e dio al posto di Dio .. a cui delegittima il "date a Dio ciò che è di Dio" .. ambendo al superuomo .. all'uomo che si riappropri del divino -> portando tutte le dimensioni possibili nella sola materia -> avendo ucciso un dio che fosse oltre la materia/mondo sensibile del solo universo che sia quello creato dalla nostra mente, con il viverci dentro, mentre conosciamo la sfera coscienziale, come unica dimensione, escludendo altri multiversi. hyena89 wrote: > La parte meno chiara è proprio quest'ultima nella quale si parla > dell'eremita...perchè l'eremita va ucciso? ma sopratutto perchè > bisogna ucciderlo? Il termine "uccidere" è inteso in senso metaforico > o si "legalizza" in un certo senso l'omicidio? Non capisco... > Vi ringrazio in anticipo. > Saluti Anna Il solo metodo per capire Nice, a mio avviso, è capire che *si propone di uccidere Dio*, almeno per come è stato spiegato da Cristo. Ne vengono fuori, nella ricerca di Nice, una serie di paradossi nel negare una etica naturale (Cristocentrica). Attraverso il personaggio in cui si aliena Nice (Zarathustra) viene esplorata (da Nice) una serie di paradossi risolti con una nuova morale che disumanizza la naturale tendenza dell'uomo a vedersi anche oltre la morte. Riscopre -in fondo- solo il concetto di una diversa modalità di causa/effetto che esaurisca le dinamiche di relazione con un delta t (un intervallo di tempo) assodato e finito che si conclude con la morte: quindi nulla è lasciato alla speranza che ci sia qualcun altro che vede e che provvede, persino ciò che non possiamo fare personalmente. E -l'aspettitiva che non vi sia una "giustizia divina"- cambia l'agire nello stato relazionale. Poiché se devo dare dolore all'eremita -> se Dio non c'è -> è meglio togliergli il dolore (all'eremita)-> grazie alla morte. La vita (secondo Nice) come gioia finché si è vivi. Se esiste sofferenza -> subito va pesato se non sia conveniente la morte, magari assistita dallo stato (o dal servizio "sanitari" nazionale)-> come diritto fondamentale di cui avvalersi e tra i diritti fondamentali dell'uomo -> il diritto a non prevedere la sofferenza tra le cose ammissibili. Eppure la sofferenza -che Nice/Zara lo sappia oppure no- non è il peggio che ci possa accadere. Il peggio che possa accadere -a chi cerca Sofia- è una analisi disonesta, che pretenda la vittoria senza merito. Molto meglio è soffrire e vedere la verità nuda che fuggire a ciò che potrebbe risultarci per paura della morte e del dolore. La cosmologia relazionale -in Nice- deve -essendo cambiati i riferimenti- necessariamente mutare, rispetto al mex di Cristo. Ma la onestà intellettuale di Nice (come ricercatore che però -purtroppo- non ammette di poter delegare ad altri la vittoria, questo sarà il suo tallone di Achille) e la sua genuina ricerca nel provare a esplorare a cosa si giunga con un impianto di fondazione che preveda solo la finitezza della esperienza umana per *potere uccidere un divino metafisico*(poter dire: "Dio è morto") .. lo porta -ineluttabilmente- alla follia .. come metodo di soluzione di tutte le aporie incastellate. E' un percorso rischioso seguire la logica di Nice. Poiché è un percorso -se veramente fatto- che può portare chi lo legge (e lo condivide) -> alla follia. La cibernetica per navigare in Nice, io consiglio, è avere il coraggio, contemporaneamente (sia che si condivida il Cristianesimo e sia che non lo si condivida), di leggere almeno il vangelo di Giovanni. Poi mettere a confronto i due "filosofi": Giovanni e Nice. Ne risulterà -alla logica- un metro di paragone tra -> -un desiderio di eternità costipato alla sola esperienza materiale & -un desiderio di eternità espanso in tutti i multiversi Buona navigazione .. Salute e felicità, L