Subject: Re: La recita in famiglia Date: Mon, 19 Nov 2007 07:51:39 GMT From: L Organization: [Infostrada] Newsgroups: it.discussioni.psicologia Mirtilla wrote: > > Buongiorno a tutti :) > > Raramente scrivo, (pigrizia, mancanza di tempo, timidezza) ma -vi- leggo > molto e spero di riuscire ad esporre con sufficiente chiarezza la mia > richiesta di parere/consiglio sul comportamento da tenere nell'ambito di una > situazione che giorno dopo giorno degenera sempre di più. > > Nell'ambito della mia famiglia i rapporti si basano e si sono sempre basati > sullo scambio di comunicazioni di servizio e sulla recita (tutto va sempre > bene). > In particolare 2 persone hanno impostato la loro vita di coppia e i loro > rapporti con il resto della famiglia su questa recita (rendendosi > contemporaneamente vittima e carnefice l'uno dell'altra). > > So che una delle due da anni sta molto male ma l'altra impedisce a me ed al > resto della famiglia di parlare o intervenire, sostenendo che questo > potrebbe causare *gesti estremi*. > Per anni (purtroppo) ho partecipato alla recita (per comodità, paura..) ma > ora non posso più farlo, mi rifiuto e, non potendo essere *parte attiva* > (nel senso: non potendo agire in altro modo) mi sottraggo a tutte le > occasioni di incontri famigliari. > > Questo mio rifiuto viene letto come mancanza di collaborazione, ma io non me > la sento più di mettermi una maschera e partecipare alla farsa. > Questa, molto in sintesi, la descrizione della situazione, descrizione che, > mi rendo conto forse non basta a rendere comprensibile un contesto veramente > distruttivo. > > Ne ho parlato con medici/psicologi e tutti dicono che è urgente intervenire. > Non so ancora come, anche se mi sento dentro l'urgenza ed il desiderio di > *far scoppiare la bomba* e costringere tutti a scoprire le carte. E' giusto? > Pare che con questo, io sia diventata *il problema*. > > Chiedo scusa se invado questo spazio con questioni personali e così > malamente descritte, ma mi sarebbe di grande aiuto una vostra opinione. > > Grazie, un saluto :) > > -- > Mirtilla Vorrei affrontare il tema da un punto di vista generale. Lo inquadrerei -se e come- serva lo stato di relazione non superficiale, superficiale nel senso di "non disturbare il cane che dorme". Le parole, i gesti, le consuetudini, (si pensi al fatto che uno dei più grandi filosofi della storia -Kant- passeggiava sempre alla stessa ora) possono essere usati in molti modi. Cercare di impostare una sorta di equilibrio min di vivibilità è un riflesso condizionato di molti che la vita ha caricato di molti eventi che loro reputano sconfitte .. ogni qualvolta abbiano provato a usare la brutalità della sincerità. Come ti ha già risposto qualcuno, anche io non trovo giusto andare a reimpostare un metodo di maggiore profondità di esame -> in persone che non se ne mostrano disponibili, anzi temono che ciò possa esser fatto. A questo punto rimane il problema della sensibilità del singolo, che si trova a non riuscire a trovare uno stato di relazione che egli (il singolo) ritenga sufficiente con l'ambiente che lo respinge -> secondo i segnali che vorrebbe esplorare, ma non può. La soluzione, a mio avviso, è cercare un altro spazio espressivo che al singolo sia di soddisfazione, o almeno tollerabile, salvo la libertà di continuare a cercare. Ad esempio, tu hai potuto scrivere questo tuo post in uno spazio potenzialmente recettivo e purtuttavia hai risentito di una sorta di blocco di non scendere troppo nei dettagli, che in parte ti deriva dalla inabitudine/disabitudine a livello famigliare, in parte dal fatto che sai -per avere a lungo letto il ng- che è inappropriata a una trattazione che -qui- si svolge a livello di temi generali. Però hai potuto esprimerti! Ciò ti ha restituito equilibrio espressivo! Ora sei già potenzialmente *più forte* dell'esserti tenuta tutto dentro e dovere vivere quella "recita" di cui stai recitando una parte in commedia che contesti, visto che ti fai trovare assente nei momenti di relazione comune. Il problema vero, quindi, non è chi potrebbe comportarsi differentemente e non accetta altri modi relazionali, magari su scambi più profondi. Il problema vero, secondo me, è trovare un tuo equilibrio, grazie ad uno spazio espressivo che ti permetta di avere gioia di ciò che fai e come vivi. La gioia che è dentro di te -allora- traboccherà dai tuoi occhi e anche in un ambiente incidentalmente, occasionalmente/stabilmente ostile tu sarai come l'oasi in un deserto -> molti verranno a rifocillarsi sotto la tua ombra -> perché tu dai sollievo, gioia, serenità. Ciao Mirtilla, Lino