Subject: Re: vuoti di memoria Date: Tue, 21 Oct 2008 08:00:46 GMT From: L Organization: [Infostrada] Newsgroups: it.discussioni.psicologia Ministry wrote: > > Non so se sia il newsgroups più pertinente per il mio quesito, ma non > saprei dove altrimenti rivolgermi. > Mi capita, soprattutto in periodi di forte stress, di avere dei vuoti di > memoria improvvisi riguardanti informazioni "pratiche" che in realtà > conosco bene. > Ad esempio, non riesco a ricordare il pin del bancomat, il cognome di > una persona o un numero di telefono, cose con cui ho a che fare > abitualmente e in maniera quasi "meccanica". In questi momenti per > quanto mi concentri non c'è verso di venirne fuori; dopo un po' > l'informazione ricercata torna a galla in maniera naturale. > > Sono sempre stato affascinato da questi meccanismi della psiche: sembra > - da profano quale sono - quasi che la mente, messa "sotto tensione", > accantoni le informazioni "acquisite" (ovvero quelle che sono ben > radicate) per concentrarsi sui problemi più urgenti. > Forse la mia lettura è un po' banale; mi piacerebbe conoscere la vostra > impressione in merito. ;-) > > ciao > m. > Il tema che sollevi è interno alla più ampia trattazione di come espandere o sintetizzare un ambito. Come nei controlli di programmi fotografici o di films, la mente può decidere di entrare in una serie di dettagli o avere una vista più panoramica, più d'insieme. In un momento di stress la mente è a gestire delle funzioni primarie, quindi gestisce meno specificatamente queste capacità che vengono relegate ad un livello di minore importanza e sono -di fatto- meno accessibili, nonostante si vogliano invocare. Cosa si può fare su una strategia di sintesi generale, valevole non specificatamente per te, ma per tutti? Educarsi alla flessibilità mentale. Lo spiego con un aneddoto: Un mio amico ed io ci incontriamo alla stazione dei treni. Ci salutiamo e poi mi dice che è venuto a consultare l'orario delle partenze. Gli dico: "Se non hai carta e penna te le posso dare io .." Mi risponde: "No, grazie, mi è utile esercitarmi a ricordare per tenere in esercizio la memoria". Ora io rimasi molto sbalordito, poiché è mia abitudine ricordare solo cose indispensabili, quelle che non posso evitare che vadano ad occupare uno spazio nel magazzino già congestionato dei miei ricordi. Evito infatti di ricordare alcun ché -> a meno che i dati non siano gestibili in altro modo (che la memoria umana), nel qual caso uso una o più "tecniche" per aiutarmi a ridisporre dei dati conservati. Poi -se possibile- li trascrivo, li archivio, li gestisco, perché la mente -anche fisica- e non solo il pensiero -che sarà memorizzato solo successivamente all'essere pensato- mi servono senza essere impegnati in altro. Risultato: Questo mio amico ebbe un ictus cerebrale, negli anni seguenti. Non posso garantire che la sua malattia -da cui si riprese brillantemente- sia dipesa dal suo volere forzare la mente a ricordare, ma -sta di fatto- che io mi sono convinto -ancora di più (di quanto lo fossi prima)- che non siamo una macchina a cui chiedere delle prestazioni, ma dovremmo essere in armonia nel nostro rapporto mente/corpo. Ribadisco -comunque- che per esercitare la memoria vi è un'ampia letteratura e non è rischioso farlo, purché la memoria sia "funzionalizzata" ad altro e non come metodo di prestazione per dimostrare una superiorità. Si può ricordare a memoria -quindi- l'orario dei treni, per esempio. Ma sarebbe saggio trascrivere queste informazioni non appena sia possibile farlo, onde lasciare libera la mente di fare cose realmente importanti e non frustrare noi stessi a comportarci come una memoria collegata ad una cpu con un programma solo da eseguire, anziché inventarci il futuro. Saluti, L