Subject: Re: Gestire l'implosione Date: Sat, 24 Jan 2009 09:52:09 GMT From: L Organization: [Infostrada] Newsgroups: it.discussioni.psicologia mago de oz wrote: > A parer mio la cosa funziona in un essere " sano" perchè io posso utilizzare > l'autoconvinzione tutti i giorni ma se poi vado a dare un esame e oltre > all'ansia classica mi sento "implodere" o generalmente mi sento star male a > volte fino all'attacco di panico è inevitabile che provo paura e, con il > tempo,mi irrigidisco per tentare un minimo controllo su se stessi, cosa > completamente inutile e deleteria ma a aimè inevitabile. Quindi se una volta > il mio percorso preferenziale era " provo l'esame se va bene ok e se va male > chi se ne frega" ora il mio percorso dopo mesi e mesi di pippe mentali è " > me ne sto a casa perchè ho tanta voglia di stare male quanta di buttarmi giù > da un burrone" il problema star male ha preso il sopravvento sull'esame > stesso e sulla paura dell'esame stesso che c'è sempre ma è finita > nell'inconscio peggiorando lo stesso star male. > In breve la tua teoria secondo me è utile in chi "sta bene" ma per chi ha la > mente spanata come me non può funzionare. Grazie caro 'mago de oz', per le tue obiezioni. Stiamo esaminando, quindi, una critica ad un modello. Ti posso dire che -nella teoria dei modelli- si fa proprio ciò che fai tu: "si sottopone il modello (nel suo carattere di capacità astratta di descrizione) a verifica con i dati sperimentali". Vediamo prima cosa dici tu: Tu dici, se ho bene compreso, che non è vero che auto-motivarsi in senso positivo sia efficace, poiché, a te risulta: cit: > Quindi se una volta > il mio percorso preferenziale era " provo l'esame se va bene ok e se va male > chi se ne frega" ora il mio percorso dopo mesi e mesi di pippe mentali è " > me ne sto a casa perchè ho tanta voglia di stare male quanta di buttarmi giù > da un burrone" il problema star male ha preso il sopravvento sull'esame > stesso e sulla paura dell'esame stesso che c'è sempre ma è finita > nell'inconscio peggiorando lo stesso star male. Però io accennavo -già dal precedente intervento- che la TEP non dice di condizionarsi positivamente e basta. Ma dice _anche_ di introdurre il concetto di "flessibilità mentale", concetto che -nella teoria della misura- Popper chiama il "carattere auto correttivo della scienza". Come cambia, se lo cambia, lo scenario tale strumento? Lo cambia, se dedichi un attimo di attenzione ai nuovi dati che stiamo esaminando, così: Il fatto che un esame abbia un esito negativo non va risolto con "chi se ne frega". Va risolto andando ad investigare che cosa sia "andato storto, (ossia) non secondo le preferenze da noi desiderate". Se rinunciamo ad una modalità analitica dei casi non attesi (si direbbe in statistica, poiché i casi positivi sono detti "valore atteso") non disponiamo di una distribuzione di tutti i casi occorsi. Cosa facevo io (e alcuni colleghi con cui studiavo) per farla breve, se un esame non andava bene? 1) Andavo a vedere (magari preventivamente alla mia prova) come si svolgeva un esame. 2) Classificavo che domande erano poste 3) Classificavo che risposte erano date 4) Classificavo i voti che erano assegnati, e verificavo se vi erano voti alti in corrispondenza a risposte corrette, oppure no (a volte poteva succedere che i docenti non avessero capito bene un argomento .. ed il problema non era il fatto che la risposta era errata, ma che il docente non conoscesse l'argomento specifico) 5) Verificavo se il docente avesse patologie mentali che deviavano la sua obbiettività di giudizio e -nel caso- quali fossero le patologie mentali di cui fosse affetto. Era talmente analitico -tale modo di studio- .. che spesso si diffondeva -tra i collegi- la notizia su "quanto fosse frequente una domanda" -> allo stesso modo con cui -tra gli allibratori- "un cavallo è dato sulla quarta corsa ..." : - ) C'è di più (gli ingegneri sono -in vero- gente strana..) Dopo avere classificato la probabilità che alcune domande potessero essere più frequenti di altre .. suddividevamo il ripasso dedicando più tempo alle domande che potevano capitare di più -> proporzionalmente alla frequenza di valore atteso .. Ed infine -ciliegina sulla torta- *deformavamo le risposte* per offrire la risposta "preferenziale" a quel docente! (Secondo le deformazioni a lui preferite, e da noi accolte per potere avere un volto più alto, come se si trattasse *di una recita* in cui _sapevamo bene quale fosse la risposta corretta_ (grazie ad uno studio approfondito non in funzione dell'esame, ma per desiderio di sapere il vero), ma non ritenevamo fosse utile darla a chi fosse disturbato mentalmente). Ossia la risposta, anche se non idealmente corretta, teneva conto delle psicopatologie del docente e -per cui- il docente -apparentemente in modo immotivato- aveva alzato il voto a dei candidati che avevano avuto un voto alto. Capisci bene, ora, spero, che la teoria dei modelli è uno strumento molto potente, e non solo per l'ingegneria, ma anche per la psicologia. Per mio diletto personale, inoltre, io mi andavo a formulare quale fossero le patologie che avessero introdotto gli stati di deformazione -del singolo docente- e per cui -per lo più in modo involontario- venivano introdotte delle deformazioni, pur preferenziali all'equilibrio mentale di quel singolo docente. C'è molto da fare prima di dire "chi se ne frega" .. te lo assicuro. Se vi dedicherai del tempo -> anche tu scoprirai *tutto un mondo che non congiura contro di te*, ma che -spesso- soffre molto e abilita percorsi anomali perché -magari involontariamente e per trascuratezza- sono stati abilitati come "equilibri preferenziali". Saluti, L P.S. Si dovrebbe inoltre avere l'umiltà di ammettere di potersi sbagliare in prima persona, ed essere capaci di provare dinamiche diverse. Altrimenti c'è il rischio che la personale incapacità di superare una prova sia una scusa del fatto vero: non volevamo superare quella prova. Le ragioni di tale percorso -pur preferenziale- sono molto ostiche -spesso- da potersi esplicitare, e -in breve- si dovrebbe essere capaci di *divenire un'altra persona* se _veramente_ vogliamo risultati nuovi. Non dovrebbe spaventarci ciò (divenire persone nuove). Perché sia che lo vogliamo e sia che non lo vogliamo (divenire persone nuove) l'unica cosa certa è -> *che cambieremo*. La direzione verso cui lo faremo sarà quella che abbiamo eletta (magari trascurando di esaminarla a livello cosciente, ma *non per questo non dipendente da noi*) come preferenziale.