Subject: Re: Eta' e saggezza Date: Sat, 22 Mar 2008 09:01:55 GMT From: L Organization: [Infostrada] Newsgroups: it.discussioni.psicologia Vincenzo Del Piano wrote: [...] > > Non sono certo che qualcuno abbia parlato di <> prima di Platone. > E ... "c'è anche da osservare" che -nonostante i Filosofi Greci avessero a > disposizione due sostantivi per dire <> ...- non li usavano mai: per > riferirsi all'Uomo usavano *l'attributo* <>. > L'uomo "dei Greci" ... si qualificava-attributivamente per la sua natura di > *mortale*. E' vero che la formalizzazione occidentale sul concetto di "anima" avviene con la scuola greca, ma il concetto che le cose siano "animate" da un'entità che -dopo la morte- le abbandona è un concetto archetipico, ossia che nasce con la storia dell'uomo in tutte le civiltà. Come si accenna nel link seguente: http://it.wikipedia.org/wiki/Animismo Lo stesso Freud in "Totem e Tabù" ne era ben conscio. Inoltre vi è una civiltà che era molto più antica -storiograficamente- di quella occidentale ed è quella mediorientale. In medioriente ed in asia l'animismo e il concetto di reincarnazione, con caratteri -peraltro- molto dissimili dal concetto di resurrezione dell'Ebraismo/Cristianesimo trovano in specie nell'induismo e nel buddismo ugualmente terreno fertile. Secondo tali credo vi erano migrazione di rinascita in varie specie viventi finché non si avesse la dignità di diventare "uomo" (da da questo in vari stadi di illuminazione). Si noti che il concetto di "respiro cosmico" o dinamica degli opposti è tipico di un "soffio" detto anche soffio vitale, che sembra dar vita e movimento alle cose -di loro- inanimate. Del resto anche nella linguistica -tuttoggi- animale è "ciò che è animato", e tale grazie ad un'anima che lo anima. Ne rimane in occidente -fino ai giorni nostri- almeno una metafora di "vitalismo", quando non di ottimismo e costruttivismo. Il paradosso che spesso -psicologicamente- viene opposto è il seguente: Ma se -morendo- si va in un mondo migliore .. perché non augurare agli "animisti" di andare a morir ammazzati? : - ) In tal senso -per i credenti- lo "status dell'anima"(anima bianca, nera, di vari colori, o il concetto dei bollini della patente, per intenderci) è una sorta di "permesso di soggiorno"(acquisibile nella vita terrena) per il paese straniero (aldilà) di cui si va nella "dipartita". Non è quindi vero che la vita "terrena" sia un avvilimento, ma una esperienza -viceversa- irripetibilmente importante. Ciò -per esempio- giustifica il concetto di vitalismo (animistico) anti-eutanasia, ossia contro la "dolce morte". La vita terrena diverrebbe una sorta di "catarsi" (purificazione, anche attraverso la sopportazione del dolore) di un calice amaro che legittimamente ha tutta la dignità di essere respinto, (visto che il dolore va respinto essendo fieri di non desiderare il dolore né per se stessi, né per gli altri), ma che dovrebbe essere vissuto con dignità, anche grazie a cure per l'attenuazione del dolore fermandosi -però- sulla linea di confine del dare e/o darsi la morte (riconosciuto anche -laicamente- nel giuramento di Ippocrate). Il tema anche da un punto di vista psicologico e sociologico è dirimente anche nell'attuale agone politico per capire cosa sia in gioco. Grazie dell'occasione, L