Subject: Re: Eta' e saggezza Date: Sat, 22 Mar 2008 14:22:36 GMT From: L Organization: [Infostrada] Newsgroups: it.discussioni.psicologia L: > > Ciò -per esempio- giustifica il concetto di vitalismo (animistico) > > anti-eutanasia, ossia contro la "dolce morte". Vincenzo Del Piano wrote: > ... mica tanto vero! > Siamo OT (e quindi "facciamola breve" :-)) ma non so come c'entri l'idea che > "persino" se esiste veramente qualche divinità "corrispondente" > all'idea-animistica ... quella divinità debba pretendere che non si pratichi > "la dolce morte". L: Io sarei dell'idea che non siamo OT (fuori tema). Quali siano le ragioni che giustifichino "attaccarsi alla vita" è un tema della psicologia, secondo me, anche se al termine psiche si faccia corrispondere il significato di "mente" anziché di "anima" (che è la traduzione dal greco). E' vero che è avvilente ammettere che la questione sia "uniformarsi ai dettami (o comandamenti) di una divinità". Ma nella nostra analisi dell'animismo, ossia di quella tendenza della psiche ad associare "un qualcosa" che da vita a ciò che si muove, e poi lascia la materia inerte, quando questo "qualcosa" se ne va .. possiamo benissimo attenerci alla sola antropologia e psicologia. Si diceva che tale "interpretazione=animismo" delle cose viventi e poi morte (inanimate) non trova riscontri razionali, misurabili scientificamente, ma è innegabile che investe "strategie comportamentali", tanto da avere carattere archetipico, ossia presente in tutte le società dai primordi. E' chiaro che assecondare una interpretazione di carattere "magico"(ossia animistico) (anche nel bambino) è un fatto rischioso. Rischioso perché se si reprime al 100% (negando le fiabe, i cartoni *animati*, etc) -> si fa un danno. Se si avvalla al 100% si fa un danno! (come per la pubblicità -in questi giorni- che mostra quello che parlotta mentre è avvolto dalle fiamme, o che si lancia da una finestra come se potesse volare). Quindi sono temi "delicati" e che -proprio per ciò- investono lo studio della mente che desideri trovare un equilibrio con se stessi e con gli altri. Normalmente propongo -se mi capita di parlarne- una *demitizzazione*, e con ciò ne abbatto il carattere magico, di cosa di cui non si dovrebbe parlare. Perché magico è ciò che ha una sua potenza esoterica, possibile solo sulla superficie, mentre svanisce -come nebbia al sole- se si va alla verifica. Ritorno al tema della "dolce morte": C'entra -a mio avviso- con l'idea almeno di un etica -> che non sia necessariamente rinviata ad altri umani o divinità. Perché la morte è una parte della vita, ossia come noi interpretiamo il vivere -qui- nella realtà e -poi- come pensiamo di dare un senso al fatto che si conclude. Possiamo benissimo respingere tutte le ipotesi (di spiegazione) sia antropocentriche, che di altre cosmologie, ma rimane il fatto che ci serve un "sistema di riferimento esistenziale", anche magari dinamico, almeno finché puntiamo a volere esistere. Quindi il mio spiegare i vari sistemi di culto -come nel seguito- è puramente per attenermi (qui su it.discussioni.psi) a quali siano e vederli come "studioso" di tali cosmologie. Ecco perché usavo il condizionale: L: > > La vita terrena diverrebbe una sorta di "catarsi" (purificazione, anche > > attraverso la sopportazione del dolore) di un calice amaro [cut] Vincenzo: > <> SE il qualche-dio volesse questo. > Se si fosse certi che egli esiste ... e che vuole questo. Ottimo, per altro potrebbe stare bene (un certo comando) a tale divinità -> ma non è detto che gli umani riescano a trovare le ragioni per portare un bambino -per esempio- ad essere immolato su un altare -> perché lo dice "qualcuno" pur autorevole (anche se si presenti come Mr Dio): io -per esempio- non lo farei di uccidere perché "qualche voce" mi dice di farlo! (E il "sentire le voci" è un tema su cui -in genere- (quindi siamo IT) si pronuncia la psichiatria e la psicologia). : - ) > > Il tema anche da un punto di vista psicologico e sociologico è dirimente > > anche nell'attuale agone politico per capire cosa sia in gioco. > > IMHO (?!) in gioco è la pretesa di far valere per tutti ciò che si crede > vero da parte di una minoranza. Non ne farei una questione di maggioranze o minoranze .. L'etica investe *la responsabilità personale* e quindi mi sono anche trovato solo a sostenere delle tesi, pur non sottovalutando che se tutti la pensano diversamente da me -> può essere che sono io ad avere imboccato il raccordo (GRA qui vicino Roma) nel senso opposto! : - ) Ciao Vincenzo, L