Subject: Re: "This Cantor is Killing Me" Date: Wed, 20 Aug 2008 14:54:00 GMT From: "Davide Pioggia" Organization: [Infostrada] Newsgroups: it.cultura.filosofia.moderato Marco V. ha scritto: > ...sia avvalorata dalla non preservazione, per sostituzione della base > numerica, della "stessità" del numero rappresentato). Avrei una domanda da farti, e ti pregherei fin d'ora di rispondermi sinceramente e "senza fare il tonto" :-) Come sai, io considero il linguaggio "quella cosa che serve per mentire". Questa è certamente una affermazione iperbolica e paradossale, che può essere detta solo affidandosi alla capacità da parte dell'interlocutore di intuire ciò che essa significa, al di là della forma in cui è espressa. Come dicevo tempo fa, se tu leggi un testo di fisica fatto bene, in esso non si nomina mai il "vero" e la "verità". Ad esempio non troverai mai scritto: «è vero che l'uranio ha un isotopo fissile», oppure: «corrisponde a verità che l'uranio ha un isotopo fissile». No, troverai scritto semplicemente che l'uranio ha un isotopo fissile, che è l'isotopo 235. E trovi scritto così proprio perché è dannatamente vero che quello è un isotopo fissile. Siccome è vero, non c'è alcun bisogno di dire che è vero. Per questa ragione quando qualcuno comincia un discorso facendo un gran penegirico sulla Verità, io comincio subito ad agitarmi, perché mi aspetto che da un momento all'altro salti fuori qualche... sorpresa. Venendo al nostro caso, tu sai bene che l'approccio moderno della matematica e della logica è considerato generalmente un approccio "formalistico". Così ci sono dei pensosi filosofi "continentali" che si riempiono la bocca di "sostanze" ed "essenze" e disprezzano la matematica e la logica moderne per il loro "formalismo", sentenziando magari che «la scienza non pensa». Ora, per le ragioni che ti dicevo sopra, quando io sento qualcuno nominare l'"essenza" o la "sostanza", comincio subito ad agitarmi, perché mi aspetto che da un momento all'altro salti fuori qualche sopresa, come ad esempio un bel "(rag)giro di parole", uno di quei giochetti con i quali Hegel, Heidegger e compagnia bella sarebbero capaci - dopo avere introdotto il profondo concetto dialettico di "negazione delle cose" - di dimostrarti che la negazione di "accumulatori" è "sparpagliavacche". E vengo ora alla domanda che volevo farti, che è la seguente: Alla luce di tutte le discussioni che si sono svolte in questi giorni, secondo te qui sono io ad essere quello "formale", quello che "si ferma alla forma", quello che "non guarda la sostanza"? Non ti viene il terribile sospetto che il "formalismo" sia l'unico modo autentico di "andare alla sostanza"? Ammesso che tu fossi disposto a fare qualche debole concessione in questo senso :-) mi potresti chiedere come mai, allora, è proprio la scienza moderna a definire "formalista" il suo metodo, ed a rifiutarsi categoricamente di parlare di "essenza" e di "sostanza", così come i fisici evitano come la peste di nominare nei loro libri la "verità". Ebbene, per rispondere a questa imbarazzante domanda credo che potrei citarti il famoso giudizio di Salomone. La vera madre, quella che amava veramente il bambino, di fronte alla eventualità che esso venga orrendamente mutilato della contesa, grida: «No, questo figlio non è mio, portatemelo via, lasciate che se lo prenda questa donna, e io vi prometto che non lo cercherò mai più e non nominerò mai più il suo nome, mai più!» Capisci cosa voglio dire? -- Saluti. D.