Subject: Re: Sapersi vendere Date: Sun, 23 Dec 2007 10:35:56 GMT From: L Organization: [Infostrada] Newsgroups: it.discussioni.psicologia Amelia wrote: > > Il 23 Dic 2007, 02:18, Lali ha scritto: > > > Beh ma se è vera la storiella che la comunicazione si basa su quel 93% > > di com non verbale allora non dobbiamo affatto stupirci che è > > necessario vendersi in questo mondo. > > perche'? > qual e' il nesso tra le due cose? > > ciao Lali e Buon Natale :-)) > > Amelia > State affrontando un argomento di grande interesse nella storia della filosofia/psicologia: 1° cosa = substanziam (latino), ciò che è sub, sotto a ciò che appare. 2° cosa = meta-morphé, mutazione della forma, forma = morphé (greco). Fromm le contrappone -ritornando all'approccio della psicologia- con "avere o essere?" L'avere, in questo senso, sarebbe la "relazione secondo la materia", la esperimentazione tangibile. L'essere, in questo senso, sarebbe "mettere in secondo piano ciò che gli altri immaginano di noi", mentre noi "siamo belli dentro", ma non riusciamo -magari- ad essere affascinanti, quindi vincenti, quindi "non ci siamo saputi vendere". Tu, cara Amelia, domandi: "qual'è il nesso tra le due cose?" Il nesso, secondo me, è la scommessa di provare a vivere sapendo che -materialmente- abbiamo un termine. Nell'interazione avere/essere nessuna delle due modalità ha un valore di suo, ma acquista valore nel braccio di ferro di "mettere in gioco" la propria vita -> per quello in cui si crede. Quindi andrebbe coscienticizzato quale sia la moneta che vogliamo in cambio "della vendita" (o in cambio "del gioco della vita"). Se la moneta è solo di Cesare, potrebbe accadere che il "principe azzurro" ci porti a casa e poi ci faccia lavare i piatti, mettere al mondo dei figli che fanno la cacca e vanno puliti, etc. Allora Cenere-entola (ente che vive nella cenere) credeva di avere abbandonato la cenere del suo essere serva nella casa paterna, e si ritrova serva e gestita come "macchina da riproduzione" nella casa del "principe azzurro". Diceva Totò: «Con i soldi della serva mi sposo e mia moglie non la devo neanche pagare!» L'orizzonte degli eventi -se ci si riflette- è di molto angusto in una dinamica solo dell'avere. Viceversa, si potrebbe opinare che "con un principe azzurro/senza un principe azzurro" la differenza la fa «l'amore». Quella strana parolina -amore- che dice "ciò che non muore". Il diritto di amare non è quindi, come nota lo stesso Fromm -esaminando per esempio la biofilia- una cosa che si acquisisce *un domani*, magari solo tramite l'avere. E' il diritto di amare, una cosa che si acquisisce già *oggi*, anche se perdessimo le persone care, gli averi, la vita stessa. Ma è una scelta che mette in gioco il *tipo di moneta* con cui ci si aspetta di essere pagati. Se è solo denaro, stiamo parlando di prostituzione, e -naturalmente- quanto dico -> è un discorso *in astratto* che prescinde dalle storie personali, e fa il punto del perché "temere il Natale", per esempio. Il punto è se ci basta un panettone, o l'amore di chi ce ne porge una fetta .. Saluti e auguri di ogni bene, Lino