Subject: Re: alcolismo e sensibilità quali legami Date: Mon, 23 Jun 2008 07:23:26 GMT From: L Organization: [Infostrada] Newsgroups: it.discussioni.psicologia "Amleto, il danese." wrote: > > La grande sensibilità può essere causa di alcolismo (o dipendenza da > droghe)? > -- Il tema è molto affascinante e merita qualche (anche pur breve) riflessione. Lo stesso cibo, se ci si riflette, può essere un problema espressivo. Non a caso gli adolescenti hanno problemi con l'assunzione di cibo. E' la più vasta questione dello stato relazionale con le cose materiali. La domanda base è: Cosa significa x me la dimensione materiale? Esaurisce tutte le mie aspettative? Ambisco anche ad un modus vivendi? Quanto conta poter dimostrare materialmente il mio diritto di esistere? Queste riflessioni, scorporate in più di una (qui sopra) sono un corpus unico. Necessita provare a dare risposte a quella che è detta "ricerca di senso" o dimensione esistenziale. Di fatto la psicologia o la psicoterapia o la psico* si interessano delle deformazioni mentali quando -dette deformazioni- hanno già creato disturbi insopportabili. Ma è la mancanza di risposte -magari dinamiche (ossia nel diritto di cambiare opinione)- alle domande esistenziali che può creare problemi di instabilità mentale che poi cercano compensazione in -alcoolismo -difficoltà alimentari -ricerca di sostanze stupefacenti (droga) -esperienze estreme (e associata dipendenza da adrenalina) -stati di fissatività e maniacalità -la stessa devianza mentale come fuga dalla realtà (innescata quasi sempre in modalità non coscienziale, anche se si parte da un rifiuto di esame -quasi sempre- come primo sbaglio che crea la deriva). [...] Vengo subito (dopo questo breve antefatto) alla relazione tra "alcoolismo e sensibilità": Essere persone sensibili può dare un dolore, anche esistenziale, molto maggiore e quindi più acuto, meno gestibile. E' però la scarsità di un *piano strategico* a creare le derive esistenziali e non semplicemente l'ambiente. Ritorniamo all'ipotesi -insomma- che non vi è solo un determinismo -> dall'esterno -> che genera gli atti di chiunque li subisca. La risposta personale è tipicizzata dal pensiero personale, oltre che dalle pressioni esterne. Il pensiero personale non è scontato, è da "coltivare" come se dessimo acqua ad una pianta! : - ) Quindi è lodevole porsi domande esistenziali, ma non basta. Necessita "esporsi" a provare a dare risposte "personali", di cui ci assumiamo _singolarmente_ la responsabilità di averle fatte nostre. Nessuno ci impone -poi- una coerenza, laddove avessimo delle ragioni che ci motivano a cambiare idea. Ma non si può rinviare ad libitum lo scegliere -> adducendo che -> "scegliere può essere un errore". L'errore sarebbe da evitare *come la peste*, ma anche "il non scegliere" è molto rischioso e -spesso- più del provare a fare qualcosa anche se provvisorio. E' un esercizio -l'assunzione di esprimere una idea- una cosa difficile x cui "nessuno nasce imparato" come potrebbe essere per un albero a fare le mele, o ad una rondine a volare. Saluti, L