Subject: Re: aiuto su "Habermas e teoria dell'agire comunicativo" Date: Fri, 23 Nov 2007 08:11:54 GMT From: L Organization: [Infostrada] Newsgroups: it.cultura.filosofia davidian.lzh@gmail.com wrote: > > Salve, qualcuno potrebbe aiutarmi? > Cosa intende Habermas quando in Teoria dell'agire comunicativo parla > di "componenti non cognitive della cultura"? > Penso di aver capito che differenza ci sia tra le componenti non > cognitive della cultura e un prodotto qualsiasi dello spirito umano > (ovvero, gli "abitanti" del terzo mondo popperiano), ma mi servirebbe > un esempio pratico di "componente non cognitivo della cultura" per > afferrare meglio il concetto. Grazie a tutti anticipatamente. > > Riporto, caso mai dovesse servire, il passo in questione: > > "I problemi, le teorie, gli argomenti che sono attribuibili al terzo > mondo servono in fin dei conti alla descrizione e alla spiegazione di > avvenimenti del primo mondo.[...]Con ciò le componenti non cognitive > della cultura vengono a trovarsi in una singolare posizione marginale. > Ma proprio esse rivestono importanza per una teoria sociologica > dell'azione. Dalla prospettiva di quest'ultima le attività dello > spirito umano sono difficilmente riconducibili al confronto di tipo > cognitivo-strumentale con la natura esterna; le azioni sociali sono > orientate a valori culturali. Ma queste non hanno nessun riferimento > di verità" Anzitutto ti vorrei consigliare questo articolo: Intitolato: Paradossi cognitivi della democrazia e limiti all'azione dei cittadini http://64.233.183.104/search?q=cache:NS45LWXAD24J:www.fondazionebasso.it/webconsole/news/resources/dggnif3m4362k3x0eks32m2s85q84d6o/files/castelfranchi.doc+Habermas+componenti+non+cognitive+della+cultura&hl=it&ct=clnk&cd=5&gl=it (attenzione che il copia e incolla sia totale in "apri" il link) In secondo luogo ti dico cosa ho capito io: Habermas si interessò della teoria della comunicazione e delle dinamiche di massa (sociologia). Nella comunicazione ci si occupa di quanto e come l'agire dipende dal dato acquisito, ossia della cognizione. Se un agire è apparentemente irrazionale, ossia antitetico a ciò che sarebbe sensato attendersi ci si domanda "come mai non c'è relazione logica tra dato acquisito e azione conseguente?". Naturalmente Habermas comincia a costruire una teoria di fondazione di quale siano le pulsioni o spinte che generino senzaltro un effetto e di quali conseguenze siano senza apparente motivo. Nei casi in cui l'agire gli sembra "senza motivo" li chiama azioni conseguenti a "componenti non cognitive". Al solito il difetto è nel manico. Non è che le azioni siano irrazionali, è -invece- che la teoria di Habermas non è sufficientemente "robusta" da superare l'esame delle azioni che _sembrano_ irrazionali. Ma perché alcuni comportamenti -ad Habermas- sembrano irrazionali? (Quindi a mio avviso il termine *irrazionale*, senza una razio, immotivato, può essere usato equivalmentemente a "componenti non cognitive", limitatamente al fatto che si ipotizzi una catena di azioni attraverso un canale di comunicazione). Perché nella fondazione della sua teoria fissa come cause razionali a cui fare riferimento per le cause che generano un conseguente agire: -potere -denaro Insomma una interpretazione materialista della storia. Ha -evidentemente- non appreso la lezione della filosofia tedesca che ha una sua grandezza .. se ha assimilato il concetto di noumeno di Kant. http://it.wikipedia.org/wiki/Noumeno Grazie dell'argomento! (David?) Lino