Subject: Re: Sentire, dire e relzione Date: Thu, 24 Apr 2008 13:07:10 GMT From: L Organization: [Infostrada] Newsgroups: it.cultura.filosofia.moderato Solania wrote: > > Un tema che sarei curioso di confrontare coi "logici" è quello della tecnica > dell'interpretazione dei sogni. > Mi spiego. > In psicoanalisi il "sentire" precede il dire. > Ad esempio, quando il tuo analista ti interpreta un sogno tu non sei tenuto > a "dire" se l'interpretazione è giusta o sbagliata , ma se "la senti" come > tua. > E' sulla base del PRIMATO conferito al paziente, se cioè LUI "sente" o "non > sente" come giusta l'interpretazione che si passa alla seconda fase della > "verbalizzazione" della senzazione attraverso logica, "libere associazioni" > e via dicendo. > > Per altri versi è altresì noto come Freud invitasse l'analista nel suo > lavoro a mantenere la cosiddetta "attenzione fluttuante", cioè UN ORECCHIO > rivolto verso le proprie emozioni e UN ALTRO alle verbalizzazioni, quel che > dice il paziente. > Tecnica atta a cogliere, sostanzialmente, le difese del paziente e metterle > in luce. > > Ora, questo interscambio continuo EMOZIONI-LOGICA è quello che caratterizza > la psicoanalisi che, se viceversa fosse condotta solo su basi logiche non > sarebbe più psicoanalisi. > > Mi chiedevo se era semplicemente per questa impostazione di base, di > partenza, che fatichiamo tanto a capirci io e i logici ? Siamo nell'ambito degli umani, né solo sentimento, né solo logica. Il concetto dei compartimenti stagni è una semplificazione. C'è da dire però che il tuo dubbio -sulla impostazione freudiana- è legittimo. Che meccanismo avviene nei sogni? Prevalentemente 'associativo' e NON deduttivo. La associazione è -dunque- a-logica? No, perché *c'è sempre un perché qualcuno dice ciò che dice*, solo che si può -per i profani- confondere "logica" e "deduttivismo". Bisognerebbe esplorare oltre la corteccia esterna dei metalinguaggi di definizione formale. Lì, dove si fissa l'epistematica, ossia *il come e perché una procedura è posta come è posta*. Ora l'associazione non è -per esempio- mono-sequenziale, ossia non esamina -con lo scorrere del tempo- un dato per volta, ma -bensì- parallela, ossia "lascia emergere la sommatoria di tutte le pressioni (pulsioni profonde) che portano ad affiorare ciò che affiora", (peraltro bene mascherato così come si deforma sotto tali pressioni e NON come ci appare nel quotidiano). Ciò ha molteplici benefici: -ci consente di non affaticare la mente nel solo deduttivismo -ci consente di elaborare ciò che temiamo -ci consente di riconfigurare ciò che desideriamo [...] Nell'associazione -peraltro- nasce il linguaggio che -altrimenti- non sarebbe in grado di ricordare con facilità. Nell'associazione -e nelle libere associazioni- (anche da svegli, ma meno profondamente) si può osservare il nostro profondo, anche detto inconscio, e che non è solo spazzatura (come riteneva Jung). Insomma non è una diatriba tra soggettivisti e oggettivisti, ma argomenti (il "sentire" o il "dedurre") poco noti dell'organizzazione mentale. Saluti, L