Subject: Re: ansia da palcoscenico Date: Fri, 26 Dec 2008 10:51:37 GMT From: L Organization: [Infostrada] Newsgroups: it.discussioni.psicologia Solvejg wrote: [...] molti sono terrorizzati da una sala buia in cui il pubblico è > lontano e ignoto, rispetto ad una sala piccola e illuminata. > Però io appartengo all'altra specie di musicisti panicati ... :) quelli che > più il pubblico è vicino più si sentono male all'idea. Il buio e la > lontananza mi calmano, riesco a concentrarmi maggiormente su me stessa e a > dimenticarmi che ci sono persone che mi stanno fissando ... viceversa mi > sento soffocata, osservata eccessivamente, spiata nella mio intimo! > La lontanaza attenua questo fastidio perché riesce a darmi l'illusione (sarà > poco ma funziona) che tutto quello che sto facendo è mio e basta, gli altri > non esistono, sono nel buio, fuori dal mio orizzonte, mentale e materiale. > L'esatto contrario del prato illuminato tua amica ballerina! > In questo come spiegheresti il fenomeno? > ora ti ho parlato delle mie sensazioni ma ovviamente la domanda si riferisce > a tutti quelli per cui le cose stanno così... e ce ne sono. > Ciao! > > Solvejg Rispondo qui, cara Solvejg, sempre rimanendo a concetti generali, poiché qui -nel tuo intervento- stai centrando un aspetto che è dirimente: «l'esame dell'orizzonte mente/materia ..» Io la vedo così: Più che rimanere allo schema: Forza espressiva degli altri -> su di noi oppure Forza espressiva di noi -> sugli altri ... è da ipotizzare una necessità di dare e ricevere, di non estraneazione. Non può essere un coinvolgemento solo fisico, né un coinvolgimento solo mentale. Ti faccio l'esempio dell'atto sessuale: Se con una persona che non conosco (ad esempio nei club che fanno lo scambio di coppie) io facessi l'amore con una ragazza per intento puramente trasgressivo, io non considererei soddisfacente quella relazione. Quindi la sfera precedente la considero solo "materiale". Se con una persona che conosco avessi solo un rapporto intellettuale, pur avendo sentimenti di passione, ossia che dovessi sapere solo io di amarla, ma non avessi il coraggio di vivere questa emozione in due, io non considererei soddisfacente quella relazione. Quindi la sfera precedente la considero solo "intellettuale". Così, secondo me, è per la musica: Il rapporto con il pubblico non può essere solo cerebral/intellettale o solo instintual/fisico/emotivo, dovremmo cercare il punto g, anzi g(t)(*) che vogliamo fare nostro e vivere insieme. Grazie dell'occasione, L (*) [g(t) perché è una esperienza dinamica, sempre nuova, nel tempo t, e non una statica].