Subject: Re: Suicidio e comunicazione Date: Thu, 29 Jan 2009 14:53:10 GMT From: L Organization: [Infostrada] Newsgroups: it.discussioni.psicologia betoniero wrote: > > Ciao a tutti, spero di non essere OT o non infrangere qualche regola del > newsgroup, in tal caso mi scuso. > > Da discussioni fatte con conoscenti, mi chiedevo come si dovrebbe > affrontare una notizia di tentato suicidio di un famigliare/parente > stretto di qualcuno che gli è molto affezionato e un po' fragile > emotivamente o per problemi di salute. Qualcuno ho sentito che non > avrebbe voluto comunicarglielo, facendolo passare per incidente o altro. > Io sinceramente non so se avrei la capacità di mentire, anche in certe > circostanze, anche perché poi se la notizia saltasse fuori in altro modo > sarebbe forse ancora peggio e si perderebbe fiducia tra la persona non > informata e chi l'ha lasciata all'oscuro, magari un fratello o figlio > ecc.. D'altronde far rischiare un "colpo" forte nel dare la notizia non > deve essere un bel pensiero comunque. Non so, forse bisognerebbe vedere > caso per caso? Sinceramente in queste situazioni non so dove stia più il > buon senso. > Voi cosa ne pensate? > Grazie. E' la questione di come si può esporre ciò che pensiamo sia un male assoluto. La impostazione -secondo me- è non dare per scontato che sia un male assoluto. Andrebbe detto che è una apparente sconfitta della spinta di Bios, vinta da Tantos, l'istinto di morte, quello per cui ci si culla sull'idea che avremmo diritto alla cessazione del pericolo di soffrire, perché la vita -se assecondata- è anche capacità di sopportare il dolore. Dove non è un male assoluto? Nel fatto che nessuno può dire quale siano i pensieri di un altro, esattamente. Quanti(?) già oltre la spalliera di un ponte, nel vuoto, si sono pentiti di essersi buttati? ... non lo sappiamo. Ecco lo scegliere bios, pur oltre la spalliera di un ponte, è scegliere la vita nonostante di dardi di un'avversa fortuna. AMLETO : Essere o non essere;questo é il problema:se sia più nobile d' animo sopportare gli oltraggi,i sassi e i dardi dell' iniqua fortuna,o prender l' armi contro un mare di triboli e combattendo disperderli.Morire:dormire;nulla di più;e con un sonno dirsi che poniamo fine al cordoglio e alle infinite miserie naturale retaggio della carne,é soluzione da accogliere a mani giunte.Morire,dormire,sognare forse:ma qui é l' ostacolo,quali sogni possano assalirci in quel sonno di morte quando siamo già sdipanati dal groviglio mortale,ci trattiene:é la remora questa che di tanto prolunga la vita ai nostri tormenti.Chi vorrebbe,se no,sopportar le frustate e gli insulti del tempo,le angherie del tiranno,il disprezzo dell' uomo borioso,le angosce del respinto amore,gli indugi della legge,l' oltracotanza dei grandi,i calci in faccia che il merito paziente riceve dai mediocri,quando di mano propria potrebbe saldare il suo conto con due dita di pugnale?Chi vorrebbe caricarsi di grossi fardelli imprecando e sudando sotto il peso di tutta una vita stracca,se non fosse il timore di qualche cosa,dopo la morte,la terra inesplorata donde mai non tornò alcun viaggiatore,a sgomentare la nostra volontà e a persuaderci di sopportare i nostri mali piuttosto che correre in cerca d' altri che non conosciamo?Così ci fa vigliacchi la coscienza;così l' incarnato naturale della determinazione si scolora al cospetto del pallido pensiero.E così imprese di grande importanza e rilievo sono distratte dal loro naturale corso:e dell' azione perdono anche il nome . Ma non è un problema di nomi e di modo di presentare i fatti. Sono due forze antagoniste (la spinta alla vita e quella alla morte) e dobbiamo scegliere in che campo giocare la nostra battaglia. Se infatti è vero che fummo arruolati nell'esercito di ciò che è vivo ancor prima che potessimo avere presenza a noi stessi .. è pur vero che possiamo disertare .. rinnegare la sequela degli anelli che legò i nostri genitori e quelli prima di loro .. decidendo .. il nulla. Ciò fa la nostra e altrui dignità. Una dignità che non va messa in discussione anche se l'etichetta del suicidio potrebbe infangare una memoria. Non sappiamo i pensieri di qualcuno che si toglie la vita, anche oltre il gesto finale. Ricordo sempre con grande affetto -per esempio- Mia Martini, di cui si dice si sia tolta la vita. E infine vorrei ricordare una canzone di De André sui suicidi. Vediamo se la trovo: http://it.youtube.com/watch?v=kA933tCt1rM Saluti, L