Subject: Re: la fede-2 Date: Sat, 28 Mar 2009 10:49:00 GMT From: L Organization: [Infostrada] Newsgroups: it.cultura.filosofia.moderato Boy: > > Infatti, per fortuna, Abramo e' astro inarrivabile > > di pura fede ("Eccomi!"), ma ci vuol fede per vederlo altrimenti > > si vede il contrario. Luciano wrote: > Non pensi che il mio criterio di ermeneutica sarebbe benefico, se applicato > su vasta scala? > A giovanissimi musulmani qualcuno fa credere che Dio ha ordinato di uccidere > quanti più ebrei (o anche cristiani, o sciiti) è possibile. E il giovane > martire, per fede, obbedisce. > Un'educazione fondata più sullo spirito critico, e su un serio > individualismo, migliorerebbe il mondo. Sarebbe poi un atto di superbia se > noi cristiani pensassimo che altri, come i musulmani, hanno bisogno di > spirito critico, ma noi no. Sto seguendo il vostro interessante dibattito. Dico subito che -poiché rispetto molto la idea di chiunque- non ho proseguito prima la mia discussione con Boy perché sono dell'idea (finché non la cambio) che Boy abbia il diritto di uccidere suo figlio o altri figli se il concetto che lui accoglie sia "me lo ha detto Dio". Perché dico ciò? Provo a spiegarmi: Sulla linea di confine in cui un'idea è ancora un'idea e non ancora una azione, io sono per il libero pensiero. Non posso mica andare ad aprire la testa alla gente e metterci quello che piacerebbe a me. Sarebbe diverso anche solo se vedo un genitore che picchia un bambino al supermercato. Perché -se io sono presente- ho il culto di dimostrare che l'intelligenza è più forte della forza. E -finora- sono sempre riuscito a dimostrare che l'intelligenza è più forte della forza. Sia che l'interlocutore fosse un bambino, sia che fosse una persona adulta. Per l'ennesima volta racconto un caso specifico, poiché un esempio vale più di mille astrazioni: Avevo circa 16 anni ed uscivo da scuola. Vi era una scala nel liceo (misto, di ragazzi e ragazze) e come in un passaggio per spingere le pecore eravamo costretti a pressarci nell'uscire, alla campanella della fine delle lezioni. Il fatto era risaputo anche da chi non frequentava il liceo, in specie dai ragazzi che -nella ressa- approfittavano per toccare il sedere alle ragazze e aspettavano e facevano barriera al nostro uscire. Questo era lo scenario solito. Se non che in una delle tante uscite un ragazzo mi pista i piedi e rimane con i suoi piedi sopra i miei, senza il minimo dubbio di volersi muovere da lì. Istintivamente gli do una spinta .. ma mentro lo faccio .. mi accorgo che -sebbene giovane- la persona -che era sopra i miei piedi- era un noto ladro appena uscito di galera. E' stato un attimo (dover decidere .. "che fare?") e sarebbe successa senzaltro una rissa .. sia se io fossi scappato .. sia se io avessi preteso di risolvere affrontandolo con violenza. Ed allora ho usato "il paradosso & la verità" insieme, come una spada, gli ho detto: "Scusa se ho messo il piede sotto il tuo!" (senza ridere, come chi testimonia il vero, come chi dice "Non avrei dovuto permettermelo .. e poi lamentarmi .. perché TU sei il forte!") Ebbene, tra l'incredulità dei miei compagni di scuola, a soli 16 anni, l'intelligenza aveva vinto sulla violenza della forza bruta, quella che Dio avrebbe dovuto -secondo una certa linea di pensiero- farsi testimoniare da Abramo, il padre delle moltitudini, il magister di vita per tutte le generazioni future: Infatti mi rispose: "Per questa volta te la cavi così! .." La violenza, infatti, se è bruta, se è senza capacità di elaborazione, ambisce solo a ribadire "_chi_ sia il forte". E -però- nella dinamica del servo/padrone non si accorge che diviene fragile purché gli si dica "_Tu_ sei il forte", e gli si leva l'unico strumento di cui dispone, la forza, in quanto non è più necessario mostrala. Inoltre sarei una persona disonesta se mi fermassi solo qui nell'esposizione e non aggiungessi che c'è dell'altro: Se la intelligenza del violento non è in grado di accorgersi che la semplice declamazione dello scettro della forza gli è stato dato .. non così è per la sua anima. L'anima di tutto ciò che è animato sente una forza che non è solo una forza materiale, fisica. E' la stessa forza che resuscita Lazzaro, che Cristo usava e con cui plasmava la materia, come collezioni di enti sudditanti. Nel mio modesto esempio il mio interlocutore sente -secondo me- che 1) Io non avevo paura anche se avesse deciso di picchiarmi 2) Che gli stavo insegnado che la forza non è sempre necessaria, se ci si può appellare all'intelligenza. Quindi -indirettamente/inconsciamente- (secondo me) con il suo agire mi ringrazia di un dono: Il dono di avergli mostrato che vi è una forza più forte della forza: l'intelligenza. E' un dono non solo per chi lo vive ma per chiunque se ne voglia fare forte, quindi anche per lui, per esempio per non essere costretto a rifinire in galera. Scusatemi questo ampio escursus e questo apparente OT, all'interessante questione del "sacrificio/non sacrificato" di Isacco. Ma proviamo a ripartire dall'immago, ossia dalla corteccia esterna della questione che ci impegna. Anche partendo dalla *parola*(qualunque parola) nella sua esteriorità avremmo sufficienti dati per dirimere la questio: Cosa significa "sacrificio" (in particolare)? Nel lessico odierno si è deformato a singificare "fare cosa necessaria, ma sgradita". Quindi con tale key solutiva andiamo ad interpretare la dinamica del salire sul monte di Abramo e Isacco: Abramo sente che è Dio che chiede. Quindi è necessario non sfuggire ad interrogarsi di cosa Dio ci stia chiedendo. Perché -se è Dio- ha la sufficienza di sufficienti ragioni per chidere cose giuste, giuste su una base di dati completa. Inoltre -all'intendere di Abramo e di ogni uomo- uccidere il proprio figlio è uccidere il desiderio di proiettarsi nel tempo, il desiderio dell'immortalità anche per se stessi. Quindi osserva -Abramo- anche il corno dell'essere cosa "sgradita". Ma proviamo ora -invece- a riprendere il vero significato del termine "sacrificio": Non è vero che astrattamente e semanticamente significhi "cosa necessaria .. ma sgradita", significa invece: "sacro facere", ossia 'fare cosa sacra', quindi cosa in cui non vi sono ragioni che non si possano guardare o abbiette. Cosa sacra, cosa che da qualunque latituidine si osservi è cosa purissima, senza colpa. La nostra analisi sarebbe incompleta, ancora, se non esaminassimo, come del resto affermava anche Luciano, che è l'icona di "Abramo con un coltello sul collo del figlio", di una gradualità che porterà alla cripticità del "sacrificio di Cristo". Se non si coglie, per chi sia nel cimento di tentare un'esegesi, o anche solo un'ermeneutica, questo legame, allora sarebbe meglio lasciar perdere la questione ed interessarsi di altro. Quindi, per chi mi sta ancora seguendo: Il sacro facere di Abramo cela due altre figure: Il Padre Abramo simboleggia YHWH, il figlio Isacco simboleggia Cristo. Non si può più dire -a questo punto- che Abramo fa un bluff, poiché non taglierà la gola al figlio .. Poiché YHWH consentì che Cristo fosse sgozzato come un agnello, al prezzo di 30 monete, che era il prezzo che -sotto la Pasqua- si paga un agnello, in Israele, circa 2000 anni fa. C'erano le scritture dei profeti che avevano già preventivato quale fosse il prezzo secondo la materia .. a ciò si appellarono i dottori del tempio perché non fosse commesso sacri-ilegio, ossia non fosse turbato il "letteralismo" di ciò che era stato previsto dalle profezie. Ebbene, per chi non ha usato grande delicatezza nell'accostarsi al turbamento di Abramo e nell'incredulità di Isacco nel pensare che il padre potesse ucciderlo .. è quasi impossibile capire l'altro quadro a cui rinvia la figura preparatoria del quadro antico vs il quadro del nuovo testamento. Dovremmo ammetterlo, in primis, Abramo -di suo- non aveva affatto intenzione di uccidere il figlio, ossia non la riteneva una cosa sacra. Si scontra -Abramo- con il fatto che Dio glielo sta chiedendo(!), contro la sua -di Abramo- volontà naturale e personale! Come lo risolve? A mio avviso in modo semplice, ed è la stessa osservazione che unirà YHWH & Cristo. "Lasciate a Dio ciò che è di Dio!" Sembra -questa frase- una banalità .. ma ha una potenza non tanto per Dio, ma per l'uomo, inaudita. Significa -vi invito a rifletterci- che i) non spetta a un ignorante di matematica di insegnare matematica. ii) non spetta a chi non conosce un rito essere maestro di liturgia iii) non spetta a chi ha in mano una vita disporne, come se egli -persona- (benché padre) fosse la sorgente della vita. Dice il grande Kahlil Gibran: I nostri figli -> non sono nostri I loro pensieri -> non sono i nostri pensieri Dovremmo avere dei figli, chi lo desidera, non per possederli, ma per un atto di amore. Non ne possiamo disporre -nel sacro- come una merce. Non possiamo promettere in matrimonio i nostri figli. Non possiamo violentare le bambine perché non sanno e gli diciamo che è un gioco. Non possiamo confondere la violenza con l'amore. ++ cit on ++ E una donna che aveva al petto un bambino disse: Parlaci dei Figli. I vostri figli non sono i vostri figli. Sono i figli e le figlie della brama che la Vita ha di sé. Essi non provengono da voi, ma per tramite vostro, E benché stiano con voi non vi appartengono. Potete dar loro il vostro amore ma non i vostri pensieri, Perché essi hanno i propri pensieri. Potete alloggiare i loro corpi ma non le loro anime, Perché le loro anime abitano nella casa del domani, che voi non potete visitare, neppure in sogno. Potete sforzarvi d'essere simili a loro, ma non cercate di renderli simili a voi. Perché la vita non procede a ritroso e non perde tempo con ieri. Voi siete gli archi dai quali i vostri figli sono lanciati come frecce viventi. L'Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell'infinito, e con la Sua forza vi tende affinché le Sue frecce vadano rapide e lontane. Fatevi tendere con gioia dalla mano dell'Arciere; Perché se Egli ama la freccia che vola, ama ugualmente l'arco che sta saldo. ++ cit off ++ Quindi, ribadisco, che -secondo me- Abramo avrebbe disubbidito, poiché nell'immago svolgeva la funzione di Dio Padre, e *non possiamo decidere noi* _quale sarebbe la volontà di Dio_. Mentre anche nel quadro Abramo/Isacco -> Isacco è quello che non avrebbe disubbidito, poiché aveva "lasciato a Dio ciò che è di Dio", anche se avesse voluto sottrarsi -Cristo/Isacco- la morte -per volontà esterna alla persona- comunque l'avrebbe colto. E vorrei dedicare altre due parole alla figura di Cristo/Isacco: Cristo, come Isacco, *non va a cercarsi il dolore e la morte*, Cristo si cercava il sacro facere, la vita e la gioia. Una sera dei ladroni lo circondarono e lo legarono .. cosa doveva fare? Certo avrebbe potuto usare dei poteri sovrumani, quelli per cui gli stessi vangeli riportano la domanda: Chi cercate? Egli risponde "IO SONO", che è una delle traduzioni di YHWH. Al sentire la potenza di tale parola, detta da Cristo, non come uomo, ecco cosa succede: ++ cit on ++ Gv (18,4) Gesù: -Chi cercate? Gli risposero: Gesù Nazareno. Gesù dice loro: "IO SONO". C'era con essi anche Giuda, il suo traditore. Appena Gesù ebbe detto loro: "IO SONO", diedero indietro e stramazzarono per terra. ++ cit off ++ Ma ora domandiamoci .. chi tra noi .. senza volere di Dio .. possiede potere di sottrarsi alla morte? Cosa succederebbe a ciascuno di noi se fosse legato e condotto in una galera? Dovrebbe subire quello che stava subendo Isacco/Cristo, una malversazione incomprensibile, specie se è innocente. E' allora la risposta di Cristo una risposta che vale per tutti. Se doveste usare la violenza -> allora -> è preferibile lasciarla usare agli altri, poiché solo l'amore è degno di essere vissuto. La solita voce fuori dal coro potrebbe dire: Ma allora sto' Dio -> è Dio o satan? Ed io a ciò rispondo: "Lasciate a Dio ciò che è di Dio .. ma non derogate mai a ciò che spetta a _voi_ perché una voce vi ha detto di uccidere vostra madre, o vostro figlio, o vostra sorella" .. http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=52124&sez=HOME_NELMONDO Saluti felicità, L