Subject: Re: il potere del nome proprio Date: Wed, 02 Jul 2008 14:11:38 GMT From: L Organization: [Infostrada] Newsgroups: it.discussioni.psicologia Ely wrote: > Io ho difficoltà a pronunciare il nome delle persone che stanno piu > vicine a me. Della persona che amo. Mentre per gli estranei, non ho > quasi nssuna reticenza (e dico quasi, perché di fondo un po' di > turbamento c'è sempre nel pronunciare il nome proprio). > Mi è capitato con TUTTE le persone che ho amato. > Non riesco a chiamarle per nome. Sento che nel nome c'è "troppo", troppa > forza, troppa potenza, non lo so. > Riesco invece a usare il nome proprio della persona se ne sto parlando > con una terza persona. Tema che impegna l'umana specie da sempre. Nelle altre specie non vi è il concetto di nominalistica, ma configurazione fonetica. Ad esempio un particolare grido delle scimmie indica che il leopardo è vicino, ma non quale leopardo. Solo l'intensità del grido -forse- è una misura dello spavento e della grandezza dell'animale. Quindi la specie umana -con il dare i nomi e articolare un linguaggio e una linguistica- (ossia delle regole con cui costruire le frasi) ha uno degli strumenti che gli hanno garantito una dominanza -> che le altre specie non hanno. In generale tale "potenza" è gestire il reale con l'astrazione, la fonetica, la linguistica, in generale la teoria della rappresentazione. Nei rituali magici, però, la iniziazione alla nominalistica ha un valore esoterico, ossia in parte non afferente alla sfera cosciente. Si sfrutta il concetto di possedere l'azione -o le persone- dando dei nomi molto particolarizzati, in situazioni -spesso- di stress emotivo, uniti a cerimoniali di rituale. E' da ridimensionare la potenza di tale nominalistica. Infatti possono essere processi che -> assecondano il volere perdere il proprio diritto di intendere e volere -> delegando a processi di alienazione (psichica), (si perde parte della propria autonomia di pensiero). Se con la programmazione neuro linguistica si è scoperto che è meglio caricarsi positivamente anziché no, pur tuttavia si deve cercare di dire e fare cose attinenti alla onestà di ciò che sia reale -> affinché non ci si sganci con lo stato di relazione. Del resto si può anche ovviare -nel caso che tu esamini- di dirsi i nomi in modo formale: E' tipico avere dei diminutivi o dei vezzeggiativi per aumentare il grado di complicità e di confidenza. Ma visto che hai toccato la questione della nominalistica ho voluto trattare il tema un po' più in generale, Ciao L