Subject: Re: il potere del nome proprio Date: Fri, 04 Jul 2008 12:15:40 GMT From: L Organization: [Infostrada] Newsgroups: it.discussioni.psicologia Ely wrote: > > L wrote: > > > Del resto si può anche ovviare -nel caso che tu esamini- di dirsi i nomi > > in modo formale: > > > > E' tipico avere dei diminutivi o dei vezzeggiativi per aumentare il > > grado di complicità e di confidenza. > > Grazie della tua risposta. > > Ti quoto questo passaggio, perché io intendevo proprio il contrario; > ovvero, per me i diminutivi o vezzeggiativi,diminuiscono il gradi di > confidenza e intimità. È il NOME PROPRIO della persona che, per me, > rappresenza il piu profondo gradi di intimità: è per questo, forse, che > faccio tanta fatica a pronunciarlo davanti alla persona. > > È come se fosse semplicemente "troppo". > Ti voglio spiegare, cara Ely, come la penso io tramite un esempio: Mi sono -come ho accennato- da sempre interessato di nominalistica. Ebbene una volta ho voluto tentare un esperimento. Un esperimento in forza di quel proverbio che dice: "Tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare .." : - ) Insomma ecco l'esperimento: A casa mia sebbene io mi chiami Pasquale mi hanno sempre chiamato Lino. A me non ha mai dato fastidio, ma mi sono spesso chiesto che effetto avrebbe avuto sentirsi chiamare Pasquale. Successe allora di andare a trovare una nuova comitiva di amici -> che difficilmente avrebbe avuto contatti con gli altri che conoscevo -> e dissi di chiamarmi Pasquale. Velocemente mi abituai a essere chiamato Pasquale e però non fu un esperimento inutile, poiché in molte culture si dice che il nome che una persona porta influisca con il proprio modo percettivo di se stesso e addirittura con il proprio destino. Ecco -come influì- è in ciò: Io non credo di essere una persona diversa quando mi si chiama Lino oppure Pasquale. Anzi il fatto di avere avuto il coraggio di vivere -> ciò -> mi ha dato fiducia che la maja del nome e della nominalistica -> non mi possiede. Del resto io mi considero un sostanzialista, ossia una persona che non si basa sulle sembianze esteriori per formarsi una opinione. Ci si potrebbe ancora chiedere: Ma allora che senso ha la forma? .. potrebbe essere totalmente scollegata da ciò che le da i connotati? Per tentare di dare una risposta a tali domande bisognerebbe interrogarsi su quanto segue: Le persone possono capire facilmente i miei pensieri? Io dico di no. E' questo un fatto che migliora o peggiora la mia capacità di pensiero? Secondo me la migliora. Perché la migliora? Perché se tutti i miei pensieri fossero comprensibili come se io li formulassi ad alta voce -> cosa sarebbe il nostro dire? Una mancanza di libertà di pensare, per non ferire gli altri con ciò che troviamo vero, anche quando magari è contro qualcuno. Del resto questo non avviene già(?) quando ci predisponiamo mentalmente ad un colloquio a cui teniamo molto? Rimane però un margine tra realtà e astrazione. La potenza sproporzionata della nominalistica non ama tale margine. Si aspetta che offendere "il buon nome" di qualcuno sia la stessa cosa i) sia che la dichiarazione sia vera ii) sia che la dichiarazione sia falsa. Infatti il lato dirimente è ciò che appare! Il nome del tal ministro è stato infangato? Non importa se sia vero o falso. Secondo in nominalisti -> conta solo -> ciò che appare e non la sostanza delle cose. La sostanza delle cose -però- potrebbe anche essere uno come Mandela invecchi in carcere e il principio di autorità non sia riuscito a screditarlo. Non era l'importanza nel chiamarsi Ernesto. Saluti, L http://it.wikipedia.org/wiki/L'importanza_di_chiamarsi_Ernesto_(film_2002)