Subject: Re: dubbio sostanziale Date: Sun, 29 Jun 2008 21:21:48 +0200 From: "Marco V." Organization: TIN.IT (http://www.tin.it) Newsgroups: it.cultura.filosofia.moderato "Davide Pioggia" ha scritto nel messaggio > Se qualche filosofo pensa che la scienza non sia capace di aprire delle > casseforti, allora non ha di che preoccuparsi, e può tranquillamente > ignorare la scienza. >[...] >Ebbene, se la capacità della scienza di aprire le >casseforti è solo >illusoria, come mai chi non si affida a >quella "illusione" viene spazzato >via dalla storia? Credo tu sia disposto a riconoscere che la capacità di aprire la cassaforte consiste innanzitutto nel riuscire ad apparire come lo strumento più potente (al limite, indispensabile) per la sopravvivenza dell'uomo sulla terra? (e per "uomo" intendo qui anche i singoli gruppi umani, costituiti come "civiltà","culture" etc.). La "cassaforte" non sarebbe allora altro che questo apparire come tale strumento. La volontà di sopravvivenza, in quanto essa vuole la sopravvivenza, non può non volere lo strumento più potente per l'ottenimento del proprio scopo. Ma quale è, e come è fatto, il fondamento dell'apparire come lo strumento più potente per la sopravvivenza? Su quale base, cioè, la scienza riesce ad apparire, alla volontà di sopravvivenza, in quel modo? Se dicessimo che la scienza riesce ad apparire come lo strumento più potente per la sopravvivenza, perché garantisce il più potente dominio sulle cose del mondo, sostanzialmente non avremmo mosso alcun passo in direzione di una risposta a tale domanda. Per farlo, si tratterebbe di determinare il rapporto tra la volontà ed il mondo. Se si accetta che questo non rapporto non è quello concepito dal realismo, in base al quale il mondo, semplicemente, è esterno alla volontà, allora la domanda subisce una trasformazione, e tende a divenire quella se la scienza non sia altro, nel suo nucleo più profondo, che il mondo per come appare alla volontà di sopravvivenza - e se, cioè, volere la scienza non sia altro, per la volontà di sopravvivenza, che volere il mondo in cui si deve sopravvivere. In questo caso, la volontà di sopravvivenza non "scientifica", non sarebbe altro che una forma di volontà di sopravvivenza che non riesce fino in fondo a volere il mondo in cui essa vuole la sopravvivenza. La direzione in cui indica la trasformazione prodotta, nella domanda, dall'abbandono di una concezione realista del rapporto volontà-mondo, è che lo strumento più potente per la sopravvivenza è il mondo stesso in cui si deve sopravvivere, in quanto mondo voluto. Un saluto, Marco