Subject: Re: I termini paradossali Date: Sun, 29 Jun 2008 08:19:02 GMT From: L Organization: [Infostrada] Newsgroups: it.cultura.filosofia.moderato qf wrote: [...] > E' un fatto che può essere oggetto dell'attenzione (ossia focalizzato da un > soggetto) l'insieme degli stuzzicadenti e può esserlo l'insieme di tutte le > cose. Nella mente di chi si prospetta queste cose (di chi vi pone > l'attenzione) è evidente che l'insieme degli stuzzicadenti e l'insieme di > tutte le cose si trovano sul medesimo piano logico, e quindi non vi è nessun > paradosso nel dire che l'insieme di tutte le cose ricade nel medesimo > livello dell'attenzione. Il quale però __non è__ l'insieme di tutte le cose, > ma è tutt'altro universo. > > Il paradosso proviene infatti da un salto logico che non è lecito, e cioè > nel confondere tale piano logico (dell'osservazione) -- che > ***necessariamente*** contiene "a parimerito" l'insieme di tutte le cose e > l'insieme degli stuzzicadenti -- con il piano degli insiemi osservati > (piano-oggetto o piano dell'osservato). > E' vero cioè che quel "piano logico" contiene come insieme osservato > l'insieme di tutti gli insiemi osservati -- incluso l'insieme di tutti gli > insiemi, -- ma non è vero che questo contenimento appartiene agli insiemi > stessi. E' perciò il salto logico dall'osservatore all'osservato a far > comparire inevitabilmente il paradosso. > Ma sembra che questa distinzione fra il livello dell'osservatore e il > livello dell'osservato sia difficile da digerire. > La causa, verosimilmente, è il pregiudizio dell'"oggettività" della > rappresentazione mentale, pregiudizio che frega la scienza in questo e in > molti altri casi. Ma non solo la scienza. > Tale pregiudizio -- del far coincidere il piano dell'osservazione con il > piano dell'osservato -- risale a quell'altro pregiudizio, a sua volta > discusso nei giorni scorsi: quello dell'autoreferenzialità, della pretesa > cioè di toccare il tatto e gustare il gusto. Che è appunto confusione fra il > piano del soggetto e il piano dei suoi oggetti. > > Buona domenica a tutti > qf Come certamente ricordi anch'io sono interessato al tema che proponi. Vorrei aggiungere alcune note a quanto dici. E' vero che il fraintendimento logico si ha quando il piano dell'oggetto (di ciò che è osservato) viene confuso con il piano del soggetto (colui che osserva). Ma oltre che questa impostazione di esame che spesso riguarda la fisica, (con il concetto di chi esegue la misura(soggetto) & (separatamente) chi è oggetto della misura), la questione si può esaminare sul piano della logica. Sul piano della logica non c'è nessuna difficoltà a fissare un impianto di fondazione che dica quante e quali siano 1) "tutte le lettere di un alfabeto". 2) "che l'insieme di tutti gli insiemi (delle lettere dell'alfabeto, prese ciascuna una sola volta) sia il precedente" Si deve però notare che tale impianto di fondazione non crea problemi di identificazione poiché si era usato un impianto top down, quindi avevamo già deciso "a tavolino", perché lo avevamo fissato già in partenza, come ipotesi di fondazione, chi dovesse essere una certa collezione max. Abbiamo però sottointeso che qualunque collezione max avessimo scelto, decidevamo di guardare dall'esterno "l'impianto reso oggetto di studio". Ossia il "soggetto" colui/coloro che fondano l'impianto che sarà sotto osservazione, che decide a quali regole si gioca a quel tavolo, è fuori dalle regole, perché le regole le decide. Quindi -ribadisco- che il fatto che vi siano degli equivoci nell'esame per esempio di esame di frasi, è il non capire che è _diverso_ (a)il senso logico di esprimersi _con frasi_ sulle regole di interpretazione & (b)_sulle frasi_ per chi utilizza le regole che servono per interpretare. La stessa differenza che vi è nello scrivere un software(1) per eseguire una somma & il software(2) che esaminerà (essendo un compilatore) se un software di una somma è scritto correttamente. Nel primo caso abbiamo un linguaggio "oggetto" (programma di somma) Nel secondo caso abbiamo un linguaggio "soggetto" (compilatore che esegue la verifica di correttezza di appartenenza al linguaggio) E fin qui ho solo espresso in altro modo ciò che anche tu, caro qf, più o meno sostenevi. Ora vorrei aggiungere una nota. Non è vero che siamo chiusi nella morsa della conoscenza tra oggettivizzazione e soggettivizzazione. Ciò sarebbe se vi fosse solo un metodo: il top down, il procedere (in modalità fondativa) dal generale al particolare. Ma già oggi -per esempio nello studio dell'intelligenza artificiale- non necessariamente questa è la sola impostazione possibile ed utilizzata. Persino le macchine, già oggi, sono programmate non su un impianto di fondazione costruito a priori, ma su una flessibilità che impara in itinere (Nel caso della AI, Artificial Intelligence, oppure NI, Natural Intelligence, per gli umani che intendono usufruirne). : - ) Si utilizza -quindi- anche il bottom up, ossia esplorare l'universale a partire dal particolare. E' -evidentemente- una modalità molto rischiosa come metodo di ricerca della verità o di un target. Infatti, si pensi al gioco degli scacchi, non è detto che -conoscendo solo le mosse principali- un computer possa vincere un giocatore esperto! Ma se diamo al computer 1) grande capacità di memoria 2) possibilità di catalogare se un insieme di mosse era risultato vincente -> allora -> rapidamente (rapidamente quanto è sufficiente l'apprendimento) comincerà a vincere. Quindi la *collezione di tutte le collezioni* in questo caso di tutte le mosse degli scacchi -> la macchina non la possiede, daccordo? Però -potenzialmente- è in grado di saperne di più di qualunque singolo giocatore e più gioca e più diventa forte. Ora -è vero- (come anche tu dicevi, in coda al tuo intervento) che ci frega un "pregiudizio". Il pregiudizio che -> se vediamo che una macchina diviene sempre più invincibile nel gioco -> ci risulta chiaro che è la fase di apprendimento che la rende sempre più forte .. ... se -invece- applichiamo a *collezioni di tutte le collezioni*, magari senza frontiera, tale metodo .. piuttosto diciamo che ciò è "illogico" pur di non essere risucchiati *anche noi* -> nel trovarci "oggetto" e non soggetto" in una qualche collezione! E -del resto- a cosa dovrebbe servire un qual-*cosa* di cui non siamo soggetto? : - ) Quindi c'è da vincere (se vogliamo esaminare collezioni di tutte le collezioni, ossia apprendere) -in primis- i) un problema di logica (cambiare metodo, usare il bottom up) ii) un problema di psicologia (non temere che ci esploda il cervello, grazie alla estrapolazione) iii) un problema di etica (usare l'umiltà di trovarsi oggetto di una procedura, ma mantenere -al finito- lo stato coscienziale, e -all'infinito- *pesare* che nell'estrapolazione .. ci potremmo anche sbagliare! visto che i dati sono parziali) L'approccio corretto -> per imparare -> è essere come bambini. I bambini sanno di poter sbagliare, sono disposti a volersi correggere. Se il max che ci proponessimo di fare è solo la verifica di frasi corrette (o dimostrate/dimostrabili) in un impianto formale chiuso quale ne sarebbe il carattere di novità? sarebbe solo un lavoro di verifica, come un compilatore -in definitiva- esegue verifiche. Ma esser disposti a saper imparare anche fuori da ciò che sappiamo è più che porsi a soggetto e/o ad oggetto. E' colonizzare l'ignoto, è lasciare che possa assumere significato la parola *vivo*, anziché la parola *cosa*. Saluti, L