Subject: Re: Invidia: quando diventa patologica e quanto invece è normale? Date: Fri, 3 Oct 2008 01:01:12 +0200 From: "Vincenzo Del Piano" Organization: ComputerVille Newsgroups: it.discussioni.psicologia "Snape" ha scritto nel messaggio news:48e4a17b$0$41657$4fafbaef@reader4.news.tin.it... > L'invidia bisogna accettarla o combatterla? [cut] ... :-))) ... mi diverte osservare preliminarmente che -da quanto scrivi nel titolo del subject- relativamente all'invidia sembra che tu ne individui la qualità patologica in un <>, e la normalità in un <>; come se ci fossero casi (o momenti) in cui "va bene" ... a condizione che "vada bene" anche la misura ... ... ... prendila come fissa-psicoanalitica: ovvero <> :-))) Nel merito della domanda ... IMHO l'invidia non c'è nè da accettarla, nè da combatterla: piuttosto, c'è da prendere atto che esiste. Esiste nel senso che è connaturata alla Creatura Uomo, che "se la porta appresso" per via evolutiva (e quindi geneticamente determinata!) dal tempo in cui essa era una specie di raccoglitori-e-cacciatori, vale a dire una specie nella quale ciascun individuo aveva "buon motivo" di rammaricarsi che qualcun altro avesse trovato cibo o selvaggina ... perchè ne restava di meno per lui! La Psicologia Evoluzionistica (della quale credo che sentiremo parlare sempre più spesso nei prossimi anni/decenni ...) ipotizza che esistano <>, ossia "patterns cognitivi-emotivi" (sottesi da strutture neuronali che li rendono praticabili) che si sono dimostrati utili/efficaci ai fini di un miglior adattamento all'ambiente; la loro fissazione a livello genetico sarebbe dovuta alla "ben nota" dinamica di selezione naturale ... che avrebbe premiato in termini di maggiore capacità/successo riproduttivo "i portatori" di quegli specifici patterns; o in termini "più neo-darwinianamente classici" sarebbero stati avvantaggiati i portatori di quei circuiti nervosi che producono quei patterns cognitivi-emotivi. I processi-mentali-modulari non sarebbero suscettibili di cambiamento perchè sarebbero *solo* effetto di circuiti neuronali che -sempre con la terminologia della Psicologia Evoluzionistica- svilupperebbero la loro attività in maniera <>, vale a dire "isolata" dal resto del Sistema Nervoso; ciò significherebbe che l'eventuale <> di un processo-mentale-modulare *non potrebbe* essere influenzato da alcuna altra attività nervosa pur potenzialmente antagonista. Se (se? :-)) tutto ciò è verosimile ... il sentimento di invidia di cui soffrirebbe *l'intera specie umana* dipenderebbe da circuiti nervosi non suscettibili di modifica (perchè geneticamente determinati) che si sarebbero fissati/stabilizzati "almeno" 200.000 anni or sono: cioè "all'incirca" 195.000 anni prima che l'Uomo si dedicasse all'agricoltura e alla pastorizia ... che sono attività che rendono *forse* inutile il sentimento di "rammarico" emergente dalla costatazione che a qualcun altro è andata bene la raccolta o la caccia ... Nè c'è da stupirsi che un sentimento (*forse* non più utile/necessario) abbia resistito nella trasmissione genetica: ci vogliono circa 10.000 generazioni per produrre una significativa modifica genetica, e questo -nei tempi riproduttivi dell'Uomo- significa 200.000 anni ... ... :-))) ... "è presto" per potersi aspettare che un sentimento sviluppantesi in maniera <> all'interno di un <> prodottosi "solo" negli ultimi 200.000 anni possa sparire "di botto". Pertanto ... IMHO ... non s'ha da *nè* accettare, *nè* combattere il sentimento (universale ... :-)) di invidia: imho "s'ha da lasciare" che esista. ... tuttavia ... anche se non è eludibile l'emergenza del sentimento <>, è certamente eludibile il suo effetto in termini di "amarezza" ... o di "ostilità". Infatti, il "modulo-mentale-incapsulato" fa ciò per cui è fatto: segnala che <>, ma *si limita a quello*: se -a un livello superiore di elaborazione psichica- si fa così come si fa per es. con un'illusione ottica (anch'essa modulo-mentale-incapsulato ... che si trascura come valutazione-percettiva di cui tenere conto) ... uno può pure trascurare di tener conto della segnalazione <> e considerare che il solo fatto che a un altro sia andata bene non significa che "allora" si abbiano minori possibilità di un proprio successo personale. Messa in questi termini ... "forse" non è da tirare in ballo l'invidia, bensì la competitività: se l'altro al quale "è andata bene" non toglie nulla a noi ... CHE CE NE FREGA ... se non abbiamo deciso (inconsciamente?) di ingarellarci con lui? E se "in aggiunta" non abbiamo una (inconscia?) sensazione di sconfitta imminente? Saluti ... emozionalmente discriminativi! :-) -- Vincenzo