Subject: Re: Curare? COSA ? :-)) Date: Wed, 03 Sep 2008 11:42:37 GMT From: L Organization: [Infostrada] Newsgroups: it.discussioni.psicologia Vincenzo Del Piano wrote: > Ora ... :-)) ... > ... ritenete Voi (Professionisti o no ...) che avrei dovuto invece tentare > di "curare" una claustrofobia (che non risulta esserci), e che mi sarei > dovuto eventualmente *inventare io* a carico del Paziente? No. Ritengo che cosa abbia il paziente andrebbe investigato. La prima diagnosi è da approfondire. C'è un detto per cui -a volte- le domande sono più importanti delle risposte. Ammesso che ci sia un disagio o una malattia come fenomenologia, io sono dell'idea che la fenomenologia richieda un "supplemento di indagine". > ... ritenete Voi che mi sarei dovuto "perlomeno" negare a sostenere il > Paziente in un simile intento? > ... ritenete Voi che non avrei dovuto "prendere per buona" la spiegazione > data dal Paziente, e -di mia iniziativa!- sarei dovuto "andare a cercare" > motivazioni altre da quella? > ... > ... ritenete Voi (accessoriamente!!!) che -qualora ci fossero (eventuali) > "altri motivi" di sfiducia/diffidenza/"dis-amore"/"dis-affezione" nei > confronti degli ascensori (alla progettazione dei quali il Paziente > lavora!)- essi altri-motivi non verrebbero/verranno fuori (eventualmente) > anche solo per il fatto di parlarne? che "non verrebbero/verranno fuori" di > iniziativa (e presa di coscienza) sua-propria del Paziente? ... a mano a > mano che egli "guarda in faccia" ciò che sa-di-sapere eccetera? > > Grazie delle eventuali espressioni di opinione. :-)) > Ben gradite ... da Professionisti e non! > > P.S. : ... confido di non aver involontariamente fomentata qualche fobia per > gli ascensori! :-) > -- > Vincenzo Nota Bene: Anche supposto di riuscire a capire la patologia eventuale, ciò ci dice poco sul come curarla! : - ) Naturalmente il fatto di parlarne è già una cosa non trascurabile e rappresenta già -di suo- un aiuto. Ma "le strategie di sintesi" -purtroppo- non sono la semplice catarsi che deriverebbe dal sapere di che male si soffre. Insomma, caro Vincenzo, apri un tema molto IT. Il tema della unificazione e/o polidromia dei metodi di approccio all'esame della psiche. In questi giorni si discute (a causa dell'accensione ufficiale dell'acceleratore di particelle di Ginevra) degli universi paralleli ipotizzati dal presunto internet-nauta John Titor. Secondo le -di lui- teorie sul futuro, la realtà non sarebbe singola, ma plurima. Quindi se ciascuno si comportasse in un modo anziché in un altro -> non si andrebbe ad infilare -> nello stesso futuro, ma in più futuri che viaggerebbero in parallelo, a secondo delle nostre scelte. Uno scenario -a mio modo di vedere- molto interessante. Significherebbe che siamo almeno liberi di scegliere quale sarà il nostro futuro, anche se potrebbero esistere altre possibilità e magari si sono verificate -anche se non per noi- ma per un altra persona che -magari- si chiama come me (un altro me), ma ora vive la paura di entrare in ascensore, e guarda di nascosto l'effetto che fa, mentre io prendo l'ascensore, ma non sempre .. soprattutto se il portiere mi dice che -l'ascensore- si ferma un giorno si e uno no! Saluti, : - ) L P.S. Escludo che il problema sia "l'ascensore in generale" .. e se lo è (alla percezione del soggetto) -> è solo l'icona (mask) di altro che è inconfessabile anche al proprio stato coscienziale (come metodo opportuno -il mascheramento- per nascondere un dolore maggiore).