Subject: Re: Informazione, linguaggio e mezzo di trasmissione fisico Date: Thu, 04 Sep 2008 09:28:37 GMT From: L Organization: [Infostrada] Newsgroups: it.cultura.filosofia.moderato Vitalij Zadneprovskij wrote: L: > > In alternativa si può direttamente usare un linguaggio, che però in tal > > caso andrebbe chiamato "rappresentazione" anche senza spiegare cosa > > significhi, ma lasciare l'interpretazione alla ricostruzione di > > de-cryption. Vitalij: > Non ho capito molro bene questo passaggio. Potresti spiegarmelo meglio, per > favore? L: Per esempio un bambino appena nato non ha un linguaggio che è frutto di una grammatica appresa a livello coscienziale, ma a livello contestuale. Faccio notare che le grammatiche contestuali sono anche esaminate da Chomsky. Quindi il "ricevitore" deve elaborare delle tecniche di "riconoscimento" o di decodificazione. Con decodificazione -in senso esteso- intende il passaggio da un tipo di rappresentazione contenuta in una versione più cryptica a una più esplicita. Ecco perché parlavo di processo di de-crytion. Spesso -comunque- la sorgente non ambisce ad essere compresa e a trasmettere la stessa quantità di informazione a tutti, da ciò vi è lo studio delle tecniche di trasformazione del segnale non solo per causa delle difficoltà di canale, di emissione, o di ricevitore, ma anche per volontà esplicita di mascheramento. Da cui l'impatto degli studi sulla en-crytion e de-cryption anche sulla AI e sullo studio della psiche. > > D2: > >> L'informazione viene conservata quando > >> cambiano il linguaggio ed il mezzo fisico? > > > > R2: > > Se non c'è perdita di quantità di informazione il supporto non cambia il > > livello di informazione. Vitalij: > Ma come si definisce la quantità d'informazione? La definizione che si dà > in matematica è incentrata su un concetto molto più stretto di informazione > di quanto venga descritto qui. Quale è la quantità di informazione che ti > arriva dagli occhi quando guardi una partita di calcio? Sul Ng si sta giusto discutendo -dal punto di vista filosofico- se vi siano delle definizioni "rigorose" e quali sia le caratteristiche perché che lo siano. A mio modo di vedere un apparato epistemologico, ossia di "teoria della conoscenza", è relativo -quando c'è- all'impianto che lo prevede. In senso più generale, nelle grammatiche formali, si parla di metalinguaggi di definizione. Sarebbe il caso che anche tu fissi il "contesto" in cui utilizzi dei concetti. Se io ti saluto battendo con due dita a V sul viso, non si sa -a priori- cosa significhi. Quindi se interessa la comprensione di quel contenuto di informazione si deve scegliere un apparato di de-cryption o in modo esplicito o in modo implicito. Altrimenti vi è stato convogliamento di rappresentazione, ma non di informazione, perché la rappresentazione non è stata compresa o in tutto o in parte. L: > > Per evitare che vi sia decadimento della quantità di informazione si > > usano codici di ridondanza e di correzione (per esempio di Hamming). Vitalij: > Appunto questo volevo dire, la definizione matematica è fortemente legata > ai problemi ingegneristici. Ancora non ne è stata trovata una migliore. > Ma più che trovare una definizione formale; cercherei una descrizione dei > fenomeni di produzione, trasformazione e distruzione dell'informazione. L: Se capisco bene a te interessa il settore della teoria dell'informazione dal punti di vista mass mediologico? Vi sono delle trattazione di Umberto Eco sull'argomento, oppure cerca studi di semeiotica e di semantica. Io ho scritto una serie di articoli sull'argomento, se vuoi te ne mando una copia (gratis). Saluti, L