Subject: Re: aiutare un amico Date: Thu, 06 Mar 2008 14:50:25 GMT From: L Organization: [Infostrada] Newsgroups: it.discussioni.psicologia alden wrote: > > > < > tuo amico- l'interessamento TUO nei suo confronti, rispetto a quello di sua > > madre?>> > > faccio un po fatica a spiegartelo, ma quando facciamo qualcosa > insieme, anche per un tempo limitato, lo vedo cambiare, rilassarsi, > sollevarsi. > quasi come se si sentisse libero di poter essere se stesso. > se lo vai a trovare a casa, è rigido, corrucciato, distaccato. > teso, in una parola. > la madre lo chiama per le cose più stupide e lui è come se fosse > sull'attenti. > per esempio ieri sera sono stato a casa sua perchè dovevamo guardare a > come installare del software sul suo nuovo portatile. > in un ora che siamo stati in casa siamo stati interrotti tre volte > dall madre. > la prima volta perchè doveva dirgli che spesa fare e cosa voleva > mangiare nei prossimi giorni, la seconda volta perchè doveva mettere a > posto i piatti lavati dalla lavastoviglie, la terza perchè doveva > andare a spazzare la terazza visto che aveva smesso di piovere e la > stessa era bagnata. > poi siamo usciti a portare a spasso il cane (della madre). > e in quell'oretta che siamo stati fuori è diventato subito ciarliero. > ha cominciato a raccontarmi della sua settimana, delle cose che ha > fatto in ufficio, di una sua collega che è ritornata dal kenya tutta > abbronzata e che gli ha raccontato del safari che di come anche a lui > piacerebbe farne uno... > ora. la realtà delle cose è questa, secondo me. > io sono l'unica persona che va a trovarlo e che si è messo in testa > questa croce di cercare di aiutarlo. vedo che cambia enormemente > quando è con me e secondo me viene fuori il suo vero essere. > per questo penso che riesca a distinguere il mio interessamento nei > suoi confronti. perchè quando è lontano da sua madre lo vedo diverso. Se ho ben capito -Vincenzo (nella risposta che ti offre)- sta investigando quando una relazione sarebbe legittima/illegittima. E' vero che a te sembra lapalissiano che chi varca un confine (quello del tuo amico) in modo anomalo è la madre, mentre il tuo varcare il confine lo vedi appropriato. Però c'è da dire che spesso le persone riescono a vivere situazioni difficilissime -> proprio perché sono molto motivati in modo affettivo. Quindi il problema non è di equilibrio mentale (quello che stiamo esaminando). Anzi per una persona che ci è cara è da attendersi che ci sia un investimento umano ed emotivo che altrimenti sarebbe incomprensibile. In fondo è persino irrazionale (da parte del genitore, da un punto di vista utilitaristico) che un genitore si ammazzi di fatica per una persona che spesso è solo capace di sfruttarti (un generico figlio) e spesso ti manda allo ospizio appena vai in pensione. Ma una qualunque persona ha bisogno di motivazioni forti e anche emotive -> per riuscire a imprimere convinzione alle azioni che compie. In definitiva stiamo esaminando più un piano di *filosofia esistenziale*, che di equilibrio mentale che sia stato destabilizzato. Nell'ambito del "libero pensiero" insomma -a me pare- che tu abbia tutto il diritto a coltivare una amicizia cercando i significati che la motivino a esprimersi. Dall'altro lato dovresti metter cura, attenzione, a non pensare che chi si inserisce in tale relazione sia necessariamente un fattore che può esser solo di disturbo (tra te & il tuo amico). E' chiaro che nell'adolescenza i genitori, gli adulti, gli insegnati [...] sono dei "rompipalle". Però non è con il "giovanilismo" che si può affermare il proprio diritto a uno spazio -anche solo espressivo- nella società. Tale diritto di espressione passa -sempre secondo me- attraverso la capacità di *parlare con tutti*, riconoscendo a ciascuno il diritto di espressione (marcando la linea di confine oltre la quale vi sono dei reati). Io, se fossi al tuo posto, consiglierei il tuo amico di imparare a "contrattare" con qualsiasi interlocutore (anche i genitori, ma non solo) la razionalità di ciò che offriamo, e ciò che chiediamo, senza dare per scontato che dobbiamo per forza dare o ricevere. Che .. "ad una sigaretta offerta" .. si può dire anche di no(!), per esempio. Perché? Perché altrimenti ti freghi i polmoni, anche se non subito, ma bisogna imparare a capire che c'è il concetto di scelta e di limite. Sono questioni non facili, che mano mano la vita ci insegna, ci insegna comunque, perché ci presenta un conto da pagare, o da guardare strappandoci un sorriso .. : - ) Grazie dell'occasione, L