Subject: Re: morale Date: Sun, 06 Apr 2008 14:55:25 GMT From: L Organization: [Infostrada] Newsgroups: it.discussioni.psicologia laila_960@yahoo.it wrote: > > Sto discutendo con un amico sulla morale. Parlo della morale sociale , > non specificatamente quella religiosa. > Vorrei avere una spiegazione del perchè si è formata la morale e > quando una morale porta erorri e problematiche e quando invece porta > miglioramento nella vita di una persona. > > Ciao > Laila Bisogna mettersi daccordo, in primis, sul significato della parola morale. La parola morale discende da "mores" parola latina che indicava i "costumi", i comportamenti, le consuetudini. (Il che non da per scontato su quale etica siano fondati: ad esempio nel nazismo i bambini handycappati venivano -per consuetudine- uccisi considerando un indebolimento della razza pura lasciarli vivere). http://www.olokaustos.org/argomenti/eutanasia/eutanasia4.htm Ora se si vuole fare una ricostruzione della genesi dell'etica accedendo -viceversa- a una ricostruzione storico/etimologica (della morale), effettivamente, come già qualcuno ha sottolineato, sembrerebbe essere antropologicamente "vincente" avere un contratto sociale basato su dei principi di convivenza, altrimenti una società tende alla dissoluzione. Né può esser dimenticato che la nostra società attuale tenderebbe a una sorta di morale laica, che sarebbe in grado di inglobare e garantire anche le libertà di culto, sempre al fine della convivenza civile. Da qui -secondo me- l'interrogarsi cosa ne pensino della "morale" coloro che studiano la psiche, nella fiducia di trovare delle ragioni razionali e non solo nel solco di una tradizione che ci appare (appare alla società del mordi e fuggi) lontana e irrazionale. Sul come la morale possa generare equilibrio o evoluzione positiva nella società e quando e perché ciò non accada, non è un tema facile da trattare. Si troveranno -come si può intuire dal mio breve antefatto- delle soluzioni di molto differenti a secondo delle chiavi di lettura. Ne va l'interpretazione dello stesso concetto di cosa sia un bene o un male. Oppure nella stessa cognizione di come interpretare la conoscenza: In senso Einsteiniano? In cui Einstein chiama la sua teoria "teoria della relatività"? O in senso integralista? In cui i culti integralisti presuppongono alcune cognizioni minacciate dal relativismo, introducendo il concetto che si possano conoscere delle verità non relative -> ma assolute? Io -sommessamente- penso che è un confronto che non bisognerebbe accantonare (tra relativismo e integralismo), di fronte a cui non vi sono solo i confine dei mores, ossia dei comportamenti sociali, ma i presupposti di come relazionarci. Si ha diritto, per esempio, a parlare di aborto? O da parte di chi è sicuro dell'essere a favore o contro si devono ergere degli steccati di incapacità di dialogo? A mio avviso in una società che vuole avere un futuro ci si parla, ci si parla a prescindere dalle posizioni di partenza e dalla loro distanza, magari apparentemente incolmabile. La maggiore capacità di dominanza sul pianeta ricade sulla specie umana proprio per la capacità di parlarsi, anziché nell'uso della violenza, e i costumi sono per essere indossati tanto e fintanto non si è capaci di trovare un abito che ci vesta meglio e non solo di nuovo .. Saluti, L