Subject: Re: è inumano voler affermare la verità? Date: Wed, 15 Jul 2009 16:22:30 GMT From: L Organization: [Infostrada] Newsgroups: it.discussioni.psicologia silvie wrote: [...] > > Vorrei chiedervi se anni di dibattiti su questa domanda abbiano > portato al delineare una condotta più o meno seguita o "giusta" al di > là del dover valutare caso per caso. In quel libro (Da avere ad > essere, di E.Fromm) si parlava del riuscire o meno a percepire la > propria essenza, di trovare i conflitti nascosti per arrivare al > benessere, con alcuni spunti dal buddismo o da Marx. Ma chi sa (o > crede, o sente) che soffrirebbe ancora di più a guardare il proprio > conflitto e non fa che lavorare per allontanare la soluzione, proprio > perché non può averla subito e non ce la fa più? Anche se è brutto > dirlo, in caso di malattie del tutto fisiche è più facile decidere > cosa sia meglio, mentre farsi carico dell'interiorità degli altri è > più difficile e soprattutto è una condizione che può mutare e anche > avere effetti peggiori senza che si vedano i sintomi. Grazie In ambito scientifico il castello logico si regge sulla approssimazione che sia A=A. Si ipotizza -quindi- di poter conoscere il primo A sulla sinistra di A=A, tanto quanto da poter saperlo descrivere con un secondo A, sulla destra di A=A. Ciò, naturalmente, sottointende che si possa investigare la realtà tanto da poter dire (approssimativamente) il vero raccontandola. La mimesi, la menzogna, la più leggera bugia (menzogna a fin di bene), etc, sono anche esse indagate, specie nella psicologia e nelle strategie di sintesi scientifiche, perché l'errore, ossia il discostarsi del valore misurato -> da quello atteso, va gestito. Tu chiedi se ci siano una teoria -assestata- che abbia risolto la questione del se e quando usare il vero e come. Il vero, o meglio la sua migliore approssimazione (adeguata agli scopi che ci si prefigge) è usato nella scienza, ossia nel metodo di investigare con analisi (scientifica, quindi presupponente la possibilità di una verità oggettiva e ripetibile), quindi proporre con una sintesi. Lo studio della psicologia, in particolare, imposta -tramite più scuole- il metodo di approccio notando che ogni soggetto non è una realtà cristallizzabile (come vorrebbe la realtà oggettiva della scienza). Quindi c'è la scuola Freudiana, Junghiana, etc, che propongono dei metodi che -per ora- non sono una unica verità, ma varie chiavi di lettura da particolarizzare caso per caso. Ciò è causato dalla grande complessità del caso in studio: la mente umana. Quando le realtà in studio sono molto complesse -> la ricerca si approssima a cercare delle soluzioni -> per approssimazioni successive. Spero di averti aiutato, saluti L