Subject: Re: Quando ti manca lo scopo Date: Sun, 14 Jun 2009 10:48:27 GMT From: L Organization: [Infostrada] Newsgroups: it.discussioni.psicologia nessuno wrote: [...] > > E' mia opinione che senza uno scopo, che per me è sinonimo di non > sapere ciò che si vuole, non si possa vivere una vita dotata di "senso" > (ovvero significato) profondo, ma può essere sufficientemente > compensata dall'esistenza di un progetto, come ad esempio raggiungere > quei traguardi di vita indispensabili per...vivere! Affermarsi nella > società, diventare indipendenti, ecc... Io ho un progetto simile, ma > non c'è nulla che faccia veramente con passione e sento che da una > parte sono più...vuoto, per non sapere ciò che voglio, dall'altra mi > manca quella marcia in più che potrebbe spingermi ad un ulteriore > sacrificio per liberare tutte le mie capacità, proprio come riuscivo e > volevo quando lo scopo (anche se solo un sogno) lo avevo! > Tornando al discorso che si faceva in altre discussioni, questa > autoreferenzialità che caratterizza le società moderne...è proprio un > bel guaio! :-) > Cosa ne pensate? > > -- > Ciao! Ne penso che centri una questione dirimente e sottovalutata nella moderna psicologia: «La psiche non è solo oggetto di analisi, ma anche soggetto di sintesi». Il paradosso di trasformare la sintesi in uno scopo statico, in un darsi "un credo" quindi di essere meno liberi -> è mal posto. Certamente esistono delle patologie psicologiche legate alla brama di un attivismo statico e ottuso. E' la classica sindrome, quella di trovarsi in difficoltà (per esempio andando in pensione), di chi aveva investito sul fare più che sull'essere. Questa tipologia di persone cercano di combattere le difficoltà associate ad uno status -per loro- innaturale -> creandosi una miriadi di impegni a prescindere da uno scopo esistenziale, direi teleologico, ossia che tenga conto dell'analisi dei fini, ma -piuttosto- si comportano come una macchina che va fatta funzionare perché se attappa le bottiglie deve attappare le bottiglie, stop. Quindi -a mio avviso- il paradosso a cui sto accennando si risolve immaginando lo scopo .. come y=s(t).. ossia una funzione dinamica e non statica. Inizia -allora- la avventura di sperimentare che cosa si prova sentendosi "vivi", in grado di mutare dinamicamente, in una metamorfosi continua, il proprio futuro, pur nel diritto di vivere la cibernetica della propria barca (ossia sapersi guidare nella navigazione del fare con i mezzi attuali) in concomitanza di progettare un modo nuovo e migliore di condursi. Saluti felicità, L