Subject: Re: All'inizio era la verita. Date: Sun, 17 May 2009 08:36:56 GMT From: L Organization: [Infostrada] Newsgroups: it.discussioni.psicologia gio_46 wrote: > > L'inizio della nostra vita era segnato da credi e certezze > incrollabili. Prima obiezione Vs Onore! : - ) All'inizio della storia dell'umanità, o anche della vita individuale era l'ignoranza, quindi la paura, quindi la _ricerca_ di punti di riferimento, che assumevamo (approssimativamente) per veri (eroganti verità): come i genitori, ad esempio. > Il mondo senbrava potersi plasmare a nostro piacimento solo qualora lo > avessimo voluto veramente. Ed -allora- il pianto del bambino? Non denuncia -forse- la disperata richiesta di aiuto? Se poi il frignare è/fosse l'unico metodo -naturalmente- ne possono venire persino delle patologie .. per esempio .. che il reale può essere modificiato solo _dagli altri!_ che siano i genitori, oppure delle divinità. Necessita -per una vera emancipazione- non solo sapere chiedere agli altri, ma anche sapere chiedere a se stessi. Si supera quindi il desiderio di omnipotenza raggiunto magari per atto di sudditanza .. in favore -invece- di un piano di analisi e poi di sintesi (collettiva e/o personale). > L'adolescenza, la giovinezza era contraddistinta proprio da questo > voler realizzare a tutti i costi i nostri sogni di amore e giustizia > sociale, e sembrava che la vita non potesse avere senso senza credere > in questo. Ti ricordi male, secondo me. C'era solo maggiore sterotipizzazione, ossia maggiore faciloneria e illusione che la vita fosse semplice anziché complessa, (dove complesso significa: 'composto da molte parti'). > Tutta la maturazione successiva porta a riconsiderare con spirito > critico questa fase iniziale: sia perché nuovi elementi e nuove > esperienze si sono aggiunti e sia perchè le visioni e i sogni > dell'adolescenza della prima giovinezza si sono infranti sulla realtà, > che purtroppo non abbiamo saputo/potuto cambiare. Devo dirti che chiunque, anche non volendo, cambia il reale. Naturalmente deve prender atto che non lo cambia al 100% nella direzione che vorrebbe lui. Ma prendere conoscenza e coscienza di ciò è divenire adulti e lasciare il piano della fantasia -> alla fantasia. > Quelle che sembravano verità assolute e immutabili per le quali > saremmo stati disposti a qualsiasi sacrificio abbiamo capito che erano > solo il frutto della nostra fantasia e della nostre frustrazioni > giovanili. > La conseguenza di questa presa di coscienza non può che essere > ineluttabile, e cioè che se tutto quello in cui avevo creduto, tutti i > sogni le speranza di un mondo diverso si è dimostrato fallace, come > faccio adesso a credere ancora in qualcosa? Se il credere di allora si > è dimostrato un errore, significa che anche il credere in > qualcosa "oggi" possa rivelarsi ancora fallace? "Credere" -per come lo intendo/reinterpreto io- significa "assumersi la responsabilità di dovere fare delle scelte". Non un atto di fede irremovibile, ma un atto di assunzione di responsabilità revisionabile. > Allora cosa posso fare? A rigor di logica questo significa che solo > "all'inizio era la verita", e si ritorna al titolo della discussione. Ti debbo deludere: neanche all'inizio disponeva -una parte- del tutto. > > Però in tutti questi passaggi ci deve essere un filo conduttore che > renda coerente le nostre scelte anche se apparentemente > contraddittorie. Il miracolo che *si può intuire la completezza*, ma non andrebbe confusa la intuizione con la verità al 100%. > Oppure è solo un sistema per acquietare la nostra coscienza e > tranquillizzare il nostro IO che ci appare perso in frammenti > disseminato lungo la nostra strada? NON esiste il trono in cui abbiamo delle certezze (e ciò risulti conforme al vero). E' così perché nessuna soggettività può dire di conoscere tutto ciò che c'è da sapere, ossia di disporre di una base di dati completa, ma solo relativa, relativa a ciò che soggettivamente gli risulta, peraltro in continua mutazione dinamica. > O forse sarebbe più ragionevole accettare che le contraddizioni siano > parte integrante della nostra vita, anche se la nostra parte "logica" > ci pone tanti interrogativi? > Conclusione: solo "all'inizio era la verità" ma adesso come faccio? > Cosa e come devo credere? > > Scusate le incoerenze di scrittura. > Ciao > > -- > Giovanni Puoi credere a ciò che ti risulta e lasciarti il "beneficio" del dubbio. Perché errare è umano e perseverare (sapendo di sbagliare) .. è diabolico. Saluti, la Montalcini ci ha scritto anche un libro: "Elogio dell'imperfezione". L