Subject: Re: perdono o lutto? Date: Tue, 12 May 2009 18:16:07 GMT From: L Organization: [Infostrada] Newsgroups: it.discussioni.psicologia Alexa wrote: [...] > E' sempre più forte in me la sensazione che il perdono segua un > periodo di 'lutto', anche parziale. > > Il perdono avviene quando io ho accettato la perdita di qualcosa che > non mi aspetto più. Non muore nessuno, ma muore qualcosa entro di me, > muore forse l'aspettativa. Se il perdono fosse il fenomeno per cui una persona mi pista un piede e io gli sorrido dicendo "Non si preoccupi .. non è colpa sua" .. Staremmo parlando di "perdonare una distrazione" oppure un fatto illecito che comunque vede la persona non artefice di un'azione volutamente illecita. Ma se l'azione fosse -per ipotesi- volutamente illecita? Ha senso perdonare(?) sotto questa ipotesi? Non sarebbe *incoraggiare* azioni di danneggiamento verso terzi? Quindi la "dinamica del perdono" non è un tema banale. E' l'altra faccia della medaglia di fare un esame per essere capaci di cambiare per non commettere gli stessi sbagli e "sapere chiedere scusa"! E' irrilevante sapere chiedere scusa? Io penso che non sia un fatto irrilevante, ma a volte persino drammatico, se ci si accorge di avere commesso dei gravi torti. E ora che siamo un po' "più con i piedi nel piatto" (ossia più in argomento) farei un passo ulteriore: Non avete mai conosciuto persone che chiedono scusa e pretendono di essere perdonate? : - ) Naturalmente se le scuse vengono dopo una seria capacità di revisione il perdono non è più un atto difficile perché è riferito a una persona che ora è nuova, non è più quella che aveva sbagliato! .. poiché quella che aveva sbagliato si è fatta nuova con la sua capacità di revisione. Può -però- avvenire istantaneamente? programmaticamente? quasi come metodo di creare una sudditanza da sopraffazione? Anche qui io penso che si deve evitare la faciloneria: C'è un antico proverbio che dice: «Con una persona ci devi mangiare parecchi sacchi di sale assieme prima di potere dire di conoscerla abbastanza ..» Se ci si basa su questa antica saggezza io sarei per "dare tempo al tempo" prima di stimare che una persona sia realmente cambiata e abbia capito quanto può avere ferito la persona di cui chiede il perdono. Il problema non è dire "ti perdono". Né fare morire qualcosa dentro di sé .. rassegnandoci a considerare deforme (per lo sbaglio) chi ci è di fronte. Il problema è dare un'altra occasione (se possibile) a ogni persona che sbaglia, sempre che sia capace di criticare il proprio agire e volersi correggere. Altrimenti si corre il rischio di istigare a valutare la prepotenza come una forza di dominazione, mentre è solo stupidità il non sapere amare gli altri e se stessi. > > Se è così, è inutile mettere sotto pressione una persona perché > perdoni, se prima non è venuta a patti con la perdita, la delusione, > il non-risarcimento, ecc. > > Susan Forward, quando parla di Genitori Velenosi (Toxic Parents), > divide il perdono in due parti: l'accettazione e l'assoluzione. > > Secondo me non puoi assolvere nessuno se prima non hai accettato, e > per accettare devi elaborare quella perdita. E' una visione statica, quella che esponi, mentre il modello che t proponevo io è dinamico. Le persone cambiano .. se sono capaci di mettersi in discussione. Quindi non è solo un gioco dei ruoli, ma esse disposti a cambiare le proprie idee .. sempre che si sia disponibili a incontrarsi anziché scontrarsi. > > Secondo me bisognerebbe coniare un termine apposito (se non c'è già!), > che esprima questo mini-lutto in circostanze in cui non muore nessuno, > ma muore qualcosa, un pezzo dell'immagine che ho di quella persona e > anche di me stesso. Non c'è nessun lutto da elaborare. C'è solo da sorridere a ciò che ci sembra valido e da respingere ciò che ci sembra non valido. Una disponibilità a non lasciare porte chiuse .. ma che aprano solo se non vi sono le solite dinaniche di scontro, ma di voglia di dialogo. Se è un dialogo fine a se stesso .. il gioco non va sostenuto. La parola ha un senso solo quando modifica il reale. > > Anche questo è un tema che mi sta particolarmente a cuore: in fondo è > così che si guarisce. > > Grazie per l'attenzione > > Alexa Potrebbe darsi che nessuno sia stato mai malato .. e solo nella fisiologia delle risposte consone a situazioni patologiche. Ciao, grazie del tema, L