Subject: Re: psicologia della recitazione Date: Wed, 13 May 2009 12:24:06 +0200 From: "Vincenzo Del Piano" Organization: ComputerVille Newsgroups: it.discussioni.psicologia "Solvejg" ha scritto nel messaggio news:PTVNl.14725$4b.6711@twister2.libero.it... > > quali sono, secondo voi, le funzioni psichiche e cognitive interessate > alla facoltà della ripoduzione "fittizia" delle emozioni? Suppongo che -per riprodurle *fittiziamente* (cioè per finta ...)- sia necessario conoscerle: sapere di che si tratta. Una volta che si sappia come si presentano "dentro", e cosa producono di visibile "fuori" ... si può fare finta di provarle. > Mi piacerebbe capire se nella recitazione le emozioni sono veramente > esperite dall'attore e se sì come è possibile questa attivazione a > comando... Credo di "sapere" che questo dipende dal metodo di recitazione che ciascun attore utilizza ... conformemente a ciò che egli sa che è l'atto del <>. E' stato detto -ma non sono certo che sia vero ...- che Sean CONNERY, quando ebbe la parte del frate-investigatore nel film <> ... si ritirò (per un paio di mesi!) in un Convento per poter meglio identificarsi con il personaggio; suppongo (e null'altro!) che ciò fosse funzionale a "governare la presenza" del personaggio dentro di sè; a permettere una "identificazione controllata" da un atto volontario di (simil)-introiezione, senza che il personaggio "si impossessasse" irreversibilmente del "vero IO" dello Sean. Che "infatti" ... dismesso il saio è tornato a fare il pur anzianotto "sciupafemmine" e "uomo d'azione". Sempre per sentito dire ... ma come si fa con il "gossip"? :-))) ... all'ottimo Jack NICKOLSON non è andata altrettanto bene: dopo essersi sciroppata la parte del "matto spostato" (ne <>) ... *pare* che "il matto spostato" si sia impossessato di lui definitivamente (nel senso che Jack sarebbe finito ad identificarsi/essere veramente *come* un "matto" ...) e allora é diventato "naturale per lui" (e poco recitativo ...) fare "il matto" in <>, in <>, e in altri films ancora ... > Un bravo attore è chi ha una totale padronanza della sua sfera emotiva? ... non credo che esista un "esemplare delle specie umana" che possa avere *totale padronanza* della sua sfera emotiva. Credo che -quando va bene!- si possa conoscerSI sufficientemente da non restare "stupiti" (o spaventati, o ostacolati ...) dal lavorìo emotivo che si produce *fuori* dagli àmbiti del "controllo" possibile. Comunque ... e supponendo che sia questo il senso del "tuo" interrogativo ... credo che un buon-attore sia quello il sistema emotivo del quale TOLLERA di entrare in contatto con *quantità e qualità* di emozioni che non sono proprie; che sopporta (ed è pronto *e capace* di emulare fittiziamente) un "fare psichico" di una psiche altra-da-sè, presa a prestito (o lasciata "entrare") da un personaggio; e credo "anche" che sia proprio la capacità del sistema emotivo dell'attore di "addirittura" inventare (nel senso di <>) un "fare psichico" verosimigliantemente adatto al personaggio, ciò che "fa" il buon attore. Infatti (?) un buon attore non fa -per es. Amleto ...- come è stato già fatto da altri: lo "fa" come crede (il suo sistema emotivo, crede!) che sarebbe stato fatto da Amleto in persona: se "indovina" (e se sa fingere bene!) ... è un grande attore! :-)) Saluti ... IN-competenti, e per-sentito-dire! :-)) -- Vincenzo