Subject: il nome della cosa Date: Sat, 07 Jun 2008 14:22:46 GMT From: "Davide Pioggia" Organization: [Infostrada] Newsgroups: it.cultura.filosofia.moderato La parola italiana "cosa" (come pure il francese _chose_) deriva notoriamente da un deterioramento tardo e popolare della pronuncia del latino _causa_, che già in latino indicava sia ciò che produce un certo effetto, sia una contesa portata di fronte all'autorità giudiziaria. Ma mentre l'italiano "causa" ha conservato i significati del corrispondente termine latino, il termine derivato "cosa" ha assunto il significato di "oggetto", probabilmente da intendersi come l'oggetto che produce un certo effetto, o come oggetto della contesa in una causa giudiziaria. D'altra parte dicendo "oggetto" non facciamo altro che rimandare ciò che stiamo cercando di dire ad un sinonimo, ché se ora volessimo dire che cosa sia un oggetto dovremmo dire che è qualunque cosa si possa opporre o porre innanzi a un soggetto, e qui cominceremmo a girare in tondo finché non fossimo costretti a dire "cosa" o "qualcosa". Insomma, sto parlando di quella certa cosa lì, che è la cosa, e tutti sanno che cosa sia anche se non sappiamo dire che cosa sia (anzi, forse tutti lo sanno proprio perché nessuno lo sa dire). Questa associazione di significati, che era presente in latino e che poi è passata in qualche modo all'italiano, la troviamo anche in molte altre lingue. D'altra parte già nello stesso latino il termine _res_, che era quello con cui si esprimeva il concetto di "cosa", poteva essere riferito anche alla "causa" di un evento e ad una "causa giudiziaria". Per quel che riguarda le lingue germaniche bisogna prendere le mosse da una radice indoeuropea ricostruita come _*sag-_, che aveva il significato generico di "cercare", "investigare", "esaminare" eccetera. (È da questa radice che derivano, ad esempio, il verbo latino _sagire_, che significa "percepire finemente", e l'aggettivo corrispondente _sagax_ - dal quale deriva ovviamente l'italiano "sagace" - che connota chi è dotato di sensi acuti e fini , oltre all'aggettivo _sagus_, che significa "profetico", e che troviamo sostantivato come _saga_, che è la "profetessa", cioè colei che scruta nel futuro. Non possiamo poi dimenticare _praesagire_ e _praesagium_, che sono passati all'italiano quasi intatti nella forma e nel significato.) Ebbene, la radice _*sag-_ nelle lingue germaniche è diventata _*sak-_, formando un verbo _*sakan_ che significava genericamente "cercare" o "investigare" (e che con questo significato è passato ad esempio nell'inglese _seek_ e nel tedesco _suchen_), ma che significava anche "accusare" o "denunciare" (perché è questo, giuridicamente, il risultato della "investigazione") e poi anche "contendere", in particolare di fronte alla autorità giudiziaria. Si arriva così al termine _sahha_, che in alto tedesco indicava proprio la contesa giudiziaria, analogamente al latino _causa_. E da questo termine la lingua tedesca ha poi ricavato _Sache_, che non indica più la contesa giudiziaria, ma la "cosa". Un'altra radice importante presente nelle lingue germaniche è quella ricostruita come _*thengan_, che originariamente indicava un tempo prefissato, e di qui un evento da tenersi ad un tempo prefissato, e dunque una "pubblica assemblea", nella quale si discutevano anche le contese giudiziarie, sicché quel termine venne prima ad indicare la contesa giudiziaria, e poi l'oggetto del contendere, che era poi la "cosa". Quel termine è passato poi nell'inglese _thing_ e nel tedesco _Ding_. Per il greco bisogna invece partire dal verbo _prasso_, che significa genericamente "(io) faccio", ma anche "(io) causo" e "(io) compio". Da questo verbo deriva poi il sostantivo _pragma_, che è il risultato del fare, cioè la cosa fatta, causata, compiuta. Ne viene che tale termine può indicare sia la "cosa" sia il "fatto". E qui abbiamo una nuova associazione, di cui parlerò in seguito. -- Saluti. D.