Subject: Re: il nome della cosa Date: Tue, 10 Jun 2008 06:54:47 GMT From: "Davide Pioggia" Organization: [Infostrada] Newsgroups: it.cultura.filosofia.moderato Marco V. ha scritto: > «[...] all'inizio dell'Occidente la _cosa_ incomincia ad apparire > come ciò-che-è, cioè come _ente_ (_to on_)» > [E. Severino in "Oltrepassare", ed. Adelphi 2007]. Dire: ogni stella è brillante equivale a dire: ogni stella brilla. Analogamente dire: ogni cosa è un ente equivale a dire che: ogni cosa è. Ora, se ho ben compreso tu ritieni, in questo modo di aver trovato quello che io chiamerei un "punto fisso" del problema: quella particolare singolarità che non viene più trasformata quando venga reiterata una certa operazione (la quale operazione può essere anche il reiterarsi della domanda «Che cosa è?» ad ogni risposta che viene data). Già, sembrerebbe facile, ma il problema è che proprio perché quello è un "punto fisso", allora «è un ente» equivale a «è», e una volta che ci si sia ridotti ad "è" salta fuori che "è" non è un predicato, eccetera. D'altra parte, a prescindere da quel che sforna la mia mente "analitica", c'è già Aristotele che evita di mettere l'"essere" in cima alle categorie, e per di più scrive: «L'essere non è nulla di assoluto, ed esprime soltanto una congiunzione che non ha senso senza i congiunti». Ora io ti chiedo: è vero o non è vero che l'essere «esprime soltanto una congiunzione che non ha senso senza i congiunti»? Se è vero, allora dobbiamo dire che "ogni cosa è" è una espressione che «non ha senso». Se invece non è vero, vuol dire che sei pronto a condannare a morte Aristotele per essersi macchiato assieme a Platone del reato di "parricidio"? Se poi tu mi dici che non ti sta bene ridurre «ogni cosa è un ente» a «ogni cosa è», allora non è più vero che hai raggiunto quel "punto fisso" che non si lascia muovere dalla reiterazione del problema. -- Saluti. D.