Subject: Re: Cattivi psicologi Date: Sun, 09 Aug 2009 08:49:25 GMT From: L Organization: [Infostrada] Newsgroups: it.cultura.filosofia.moderato Cari dotti colleghi, : - ) Vado ad aggiungere poche note al discorso, sperando vi possano interessare, oltre che al dotto auditorio. "astolfo" ha scritto nel messaggio > Si tratta di una posizione filosofica spacciata > > comunemente per scienza da chi, per deformazione professionale, > > non riesce ad essere nè filosofo nè scienziato e cade nello > > sproloquio. Solania wrote: > .....ho sintetizzato il tuo discorso in questa frase che dice, a mio avviso, > già tutto perfettamente. > A questo punto potrei partire in una filippica che non farebbe che > confermare e ripetere quanto > in queste tre righe è già contenuto. > Ma siccome sono un'amante della "sintesi" come ben si evince dai miei post e > dal mio "stile" me > ne guardo bene e spero che questo rimanga un punto fermo per tutti gli amici > del ng ; > come per me rimane un punto fermo quell'altra bellissima sintesi del mio > "nemico" L sugli psicoanalisti > che qui riporto e che fa il paio con la tua cit: > "Una nuova morale, la sua, di Freud. > > In cui lo psicanalista sia il solo a potersi dire sacerdote con dignità. > > La cosiddetta morale laica, ne siamo tuttora immersi, a chi piace. > > Una sorta di compatimento di chi cerca il divino, purché non si mostri > pericoloso al vivere sociale. > > Una medaglia a chi sia abbastanza astuto (e -quindi- superiore) da > essere riuscito a uccidere Dio. > > Una morale che non si arrovella a uccidere Dio (come Nice), perché lo > considera (peraltro da molto tempo) morto e sepolto e non risorto. > > Una turbe psichica -la ricerca del divino- di cui si occupa -Freud- per > il dovere di ascoltare i guai o le gioie dei suoi clienti." Nella citazione mi riferivo a cosa è divenuta la routine. Poiché l'esimio Tiziano (aka:Solania) dice di amare la sintesi, faccio notare che se io non avessi amato la sintesi non mi andavo mica ad infilare negli studi di ingegneria nonostante tutti mi sconsigliassero di farlo come "persona che non era portata", considerato già a 16 anni un filosofo, insomma un chiacchierone. E proprio invece per amore della sintesi, che non è dire in breve, ma l'opposto dell'analisi (la analisi smonta le cose, la sintesi le rimette insieme, le ricompone, e sembra così che le cose occupino meno spazio. Ma l'obiettivo non è che occupino meno spazio, ma che la sveglia segni l'orario anche dopo che è stata smontata e rimontata, perché ci interessava di capirne il meccanismo, la logica, e poi magari modificarne la logica, quindi la sintesi). Proprio per amore della sintesi, nel senso appena ricordato, devo dire che non si può dare la croce addosso a coloro che studiano della psiche: 1) Perché la psiche contiene già nel nome una voluta ambiguità: in greco significa anima, ma l'occidente -poiché ha ucciso (o meglio cercato di uccidere) l'anima con l'illuminismo- la considera "mente" (cambiandole la semantica, in *psiche*, ma le parole mantengono con il segno e il suono la loro eredità sebbene deformate, come una nostalgia). 2) Perché comunque si voglia chiamare il nucleo che faceva dire a Cartesio "cogito ergo sum", o ad Anselmo di Aosta che se lui poteva pensare Dio -allora- Dio c'era (Id quod magis cogitare non potest: ciò di cui non si può cogitare, pensare, il maggiore) http://it.wikipedia.org/wiki/Anselmo_d%27Aosta [e su questo di Anselmo, così come con Cartesio, io non sono della stessa idea, poiché rispondo ad Anselmo: non si può mettere in un contenitore di un litro x il vino liquido, 2 litri di vino liquido, poiché rispondo a Cartesio: il pensiero non è solo l'oggetto del pensiero o l'osservazione del pensiero pensante, ma ben di più, come si vede facilmente nell'iterazione di spostare -come in un gioco di specchi- l'attenzione sul porsi soggetti di ciò che si è pensato (come oggetto): (1)pensiero, (2)pensiero del pensiero, (3)pensiero del pensiero del pensiero, (n) pensiero del pensiero del pensiero del pensiero .., etc), ebbene, quel qualcosa è oggetto di investigazione della filosofia, nonostante Marco V dica che la ricerca di Socrate "con l'uomo che partorisce il vero"(maieutica), sarebbe esterna alla modalità teofanica] .. allora .. quel "nucleo" -che noi per comodità enucleiamo, ma non è neanche un nucleo, ma un concetto che intuiamo- quel nucleo -dicevo- è un problema che la scienza non è in grado di risolvere strutturalmente, come ben ci documenta anche Maurizio (qf)[quando ci dice che anche nella linguistica ci sono dei paradossi perché si confonde il linguaggio oggetto (da attuare), con il linguaggio soggetto (che ha funzione di arbitraggio nella azioni che contentono tra loro), e che smonta -tale distinzione, tra soggetto & oggetto- i paradossi principali della logica, come il paradosso del mentitore, da cui la scienza *non è in grado di ridurre* tutto a sostanza oggettualizzata, (per esempio "materia") da cui la impossibilità strutturale di una risposta definitiva (ho riassunto a modo mio, ma mi sembra che su ciò siamo daccordo)]. Entro un attimo su questo secondo punto, con maggiore dettaglio: La scienza non è in grado di risolvere cosa sia "psiche" (come del resto cosa sia qualunque ente, e non solo la "materia") perché al più ne può fare un oggetto. Ad esempio, centro di igiene mentale della mia città: ++ cit on ++ Si siede G, parla allo psichiatra in servizio, P: P: Come si sente? G: Mi sento depresso, non riesco a lavorare, penso che non ce la posso fare da solo, dovrei ricoverarmi, perché sono malato, non mi sento le forze. P: Bene, prenda questi antidepressivi, le segno la posologia. Può andare. ++ cit off ++ E' una conversazione che mi è stata riportata. In essa l'atteggiamento dello scienziato (un medico e psichiatra) si limita a prescrivere farmaci per i sintomi denunciati e obiettivamente riscontrati. Non ci si pone nella possibilità dello psicologo e psicoanalista: ossia che con la parola si possa cambiare il pensiero e con la mutazione del pensiero si possa cambiare l'azione di un soggetto (la scuola Freudiana non dice -peraltro che è l'analista che cambia il soggetto sotto analisi, poiché l'analista esamina e non propone, ma altre scuole come quella di Eric Berne, fanno psico-sintesi, per esempio suggerendo agli alcoolisti che è vero "loro possono smettere di bere alcool"). Si limita -ritorno al medico psichiatra- ad essere fedele (lo psichiatra, che non sia un ricercatore) alle prescrizioni previste dalla scienza medica, ma in cui la scienza medica considera il paziente un oggetto e non un soggetto (almeno un soggetto potenzialmente in grado di mutare le sue dinamiche con altre strategie comportamentali, e che, in ogni caso, non è tale possibilità interna ai compiti del medico, se è un medico che applica un protocollo standard). Ora se il paziente è un oggetto -> la scienza che sa come lavorare sulle oggettivizzazioni del reale, e sa essere oggettiva (A=A), ossia sa all'interno di che approssimazioni tollera che "il primo A a sinistra dell'= è simile al secondo A a destra dell'uguale, in A=A", allora, applica semplicemente una routine (routine: è il termine che descrive anche un software, una procedura automatica). La potrebbe applicare anche un robot. Perché la procedura è quella. E' oggettivata. Non c'è più nulla da spiegare, da indagare, da aggiungere. Non c'è più nessuna necessita di andarsi a cercare una "logica della scoperta scientifica", poiché se la scienza è applicata come un canone -> non ha dubbi, è una procedura, è quella, e lo scienziato diviene un "tecnico", come un riparatore di pc: se la scheda è rotta -> va cambiata. stop. Però la scienza, nell'ideazione, nell'eureka, quando non è ancora accademia, quando non è ancora protocollo da seguire è ben di più che la mera applicazione di una standard. La scienza diviene strumento (e non soggetto) di innovazione come il bisturi per il chirurgo, quando pone in posizione di soggetto -lo scienziato- e non lo scienziato come oggetto di una procedura (prescrivere farmaci, ad esempio, fatto il match "sintomatologia & casistica della farmacopea"). In tal caso lo scienziato recupera la psiche, poiché -ad esempio (a mio avviso)- Einstein riesce ad intuire che la nostra dimensione trova un limite nella velocità massima della luce -> *per intuizione*, non ve ne sarebbero ragioni fisiche perché un oggetto che abbia una qualunque velocità non possa averne una leggermente maggiore. Se sono in auto a 60 km/h perché dovrei pensare che non solo la mia macchina, ma nessuna macchina nella nostra dimensione possa andare a 61 km/h? E' un qualcosa che è esterno persino alla logica imporre un vincolo alla legge -tuttora valida- di quale sarebbe lo stato naturale di un corpo: "legge di inerzia: lo stato naturale di un corpo non soggetto ad alcuna forza esterna è muoversi a velocità costante". Ma se applico una forza? nello stesso verso del moto? Non sarebbe da attendersi che un'auto spinta dagli amici perché l'accezione non si innesca -> da ferma (v=0) -> cominci ad andare a velocità diversa da zero e maggiore di zero? Einstein, cari amici, intuisce ben di più della relatività che ha esposto. Deve intuire, a mio avviso, che il nostro universo è limitato, così come tutti gli oggetti hanno dei limiti, per esempio nel cambio di stato da liquido ad gassoso, per l'acqua. Ciò non significa, però, che possiamo rendere il reale limitato, oggettivo. Lo possiamo approssimare ciò, quando lo "oggettivizziamo", il reale. Sebbene potrebbe scomparire persino alla nostra vista, un ente (il caso attuale -esemplificativo- l'acqua), come ad esempio in una pentola che vede l'acqua che bolle e man mano diminuisce di volume, "sarebbe un errore supporre" che poiché noi obiettivamente non la vediamo più (quella quantità che è evaporata) allora quell'acqua evaporata -> *non esiste più in alcuna dimensione*. ***Quell'acqua esiste ancora*** in un'altra dimensione quella allo stato di vapore! Così come i corpi possono oltrepassare la velocità della luce, ma non nella nostra dimensione(!), in cui non li ritroveremmo più poiché la fase osservabile, nella nostra dimensione, è solo fino alla velocità della luce. Ce le dice queste cose, del resto, la espressione delle equazioni di Lorentz, in cui se v è maggiore di c (v>c), allora, ho una quantità minore di zero sotto radice quadrata. Do un link in cui le equazioni sono espresse in modo molto semplice, per fare una verifica: http://digilander.libero.it/n8/lorentz.htm Qual'è quel numero che moltiplicato per se stesso è negativo? Non è un numero reale, ma immaginario. Ce lo possiamo solo immaginare. Lo possiamo pure rappresentare -in forma astratta (non riferendosi ad un contesto fisico)- ma non esiste in natura, almeno come componente 1:1, visto che la scomposizione nel calcolo delle frequenze sonore, per citare un caso, può avere delle composizioni grazie a Fourier, con il dominio di rappresentazione degli immaginari, ma solo la composizione con i reali può essere proiettata tra spazi di rappresentazione per indicare le armoniche a cui ci stiamo riferendo. http://it.wikipedia.org/wiki/Serie_di_Fourier Quindi le componenti puramente immaginarie sono un gioco di intuizione, e non trovano direttamente corrispettivi nella dimensione da cui si astraggono a indicare altri mondi (che noi cerchiamo di rappresentare), tramite le associate rappresentazioni. Del resto la moderna teoria delle stringhe non suppone altre dimensioni? http://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_delle_stringhe Non prevede l'entanglement? http://it.wikipedia.org/wiki/Entanglement_quantistico Non è previsto nell'entanglement -e sperimentalmente verificato!- che i fotoni si scambiano informazioni a tempo zero a prescindere dalla distanza? Non significa questo che se v= velocità media tra due punti=(s2-s1)/(t2-t1) con "delta t"= t2-t1=zero (o tendente a zero) la v va a valori ben maggiori di quella della luce? Non potrebbe significare che la luce accede a dimensioni esterne alla nostra in cui può andare a velocità maggiori che la velocità massima che è prevista nel nostro universo e vi siano più di un multi-verso? : - ) Ai posteri alcune risposte a queste domande, ma non è che gli psicologi o coloro che vivono di ricerca scientifica sono cattivi perché non danno delle risposte definitive e certe .. è che "la verità -come diceva Socrate- va partorita in un continuum di ricerca", e solo per coloro che non presuppongano di averla già in tasca. Quindi né la psicologia è cattiva, né ci sono alcuni che sono cattivi -> perché psicologi. Come diceva Jessica Rabbit: "Io non sono cattiva .. è che mi disegnano così" .. : - ) http://www.youtube.com/watch?v=tZcwuE2uAdQ Scusate se mi sono dilungato, spero di avere scritto su un piano di facile comprensibilità, e vi ringrazio della disponibilità a vincere il caldo .. -o con l'aria condizionata -o con discussioni avvincenti .. Saluti, L